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giovedì 29 novembre 2012

FIORI INVERNALI TRA LE ROCCE

Se sulle sponde del laghetto sono stati collocati gruppi di roccette, massi, ciotoli o sassi decorativi non è necessario che durante l'inverno rimangano spogli e privi di colore.
Lo stesso vale per un piccolo spicchio di terreno o giardinetto roccioso, un vaso decorativo che in estate conteneva una pianta che ora è a riposo...un vecchio contenitore che arreda con semplicità ed eleganza anche durante la stagione fredda...

Scilla mischtschenkoana o tubergeniana

Per chi non vuole rinunciare ai fiori anche durante il lungo inverno esistono bulbacee rustiche di semplice coltivazione e grande effetto: Scilla mischtschenkoana o più semplicemente S.tubergeniana a fioritura precoce oppure erbacee come l'azzurra Hepatica nobilis accanto al candido Galanthus nivalis.


E' ancora pieno inverno e questi fiori sfidando neve e gelo si mostrano in tutta la loro magnificenza.


Questo genere di Scilla dal nome impronunciabile è arrivato in Europa nel 1936 portato dalla società olandese Van Tubergen (da qui il nome Tubergeniana).
In Iran e nel Sud della Russia questa bulbacea dalla fioritura precoce cresce spontaneamente come fiore di campo.
Le prime foglie basali, strette e dall'aspetto carnoso, non molto alte, compaiono già alla fine di Gennaio, in un numero che va da 3 a 5, subito seguite dai fiori.


I fiori sono a forma di stella o di piccola campana e si distribuiscono su racemi, il colore è bianco azzurrato con striature centrali. Si innalzano lievemente dal terreno raggiungendo al massimo 10-15 cm., più bassi nelle prime fioriture possono confondersi tra le macchie di neve.
Sono così precoci che a volte compaiono prima dei Bucaneve accanto ai Crocus, e il loro colore quasi di ghiaccio può avere variazioni tra il lilla e l'azzurro tenue.


Alla fine dell'autunno i bulbi devono essere interrati in ombra parziale a 8-10 cm di profondità in terreno morbido ricco di humus
Collocati sotto alberi a foglia caduca o ai piedi di Hydrangee rimarranno molti anni espandendosi gradualmente senza diventare troppo invasivi, possono essere utilizzati come bordura o a ridosso di una recinzione tra arbusti e rose.

Vista la crescita relativa, Scilla tubergeniana trova posto anche in un vaso che poi potremo sistemare sulle sponde del nostro laghetto o nei pressi di un gioco d'acqua.

Hepatica nobilis

Dopo poco tempo l'inizio di fioritura di Scilla, ecco che un piccolo e squisito bocciolo si dischiude nel freddo della Candelora di Febbraio, è Hepatica nobilis.
Questa erbacea perenne è conosciuta con diversi nomi: Erba Trinità, Anemone epatica, epatica triloba sino alla classificazione ufficiale di appartenenza alla famiglia delle Ranuncolacee.


Hepatica nobilis è stata usata in passato come cura per malattie del fegato senza però alcun fondamento scientifico, ma solo per la forma e il colore della foglia molto simile ad un fegato umano, da qui il nome Hepatica, dal greco Hépar=fegato.
La pianta ha avuto anche un valore simbolico religioso, infatti durante il Medioevo veniva rappresentata nei dipinti come simbolo della Trinità per i tre lobi che costituiscono la foglia.

Foglia trilobata

Quando la medicina più che una scienza era una specie di "stregoneria" fatta di teorie alquanto aleatorie, si tendeva ad associare forma e colore delle piante con le parti del corpo o organi con caratteristiche simili su cui la pianta avrebbe esercitato effetto medicamentoso (principio della Signatura, oggi usato in omeopatia).


H. nobilis vegeta nelle zone a clima freddo- temperato dell'emisfero boreale soprattutto su terreno umido e alcalino del sottobosco, in Italia si trova allo stato spontaneo.
E' una perenne di piccole dimensioni (10-15 cm) ma di grande valore ornamentale, ogni fine inverno sino a primavera inoltrata spuntano foglie carnose e lucenti a tre lobi, verde scuro con striature biancastre sulla pagina superiore e più rossastre di color quasi viola la pagine inferiore.
Le foglie sono basali e si corservano sulla pianta per tutto l'inverno, iniziano a deperire al termine della primavera, a volte appaiono dopo la fioritura.


Il fiore si innalza al massimo per 10 cm su un singolo gambo peloso privo di foglie con uno splendido blu-viola, rosa o bianco.
Esistono cultivar a fiore doppio come H. rubra plena, il fiore comune è simile a quello di un anemone con la parte centrale bianca.
Il frutto invece è un achenio (frutto secco che non si apre a maturazione) che per diffondersi si affida alle formiche che lo trasportano e ne permettono la germinazione.


Hepatica nobilis trova una giusta collocazione in zone semiombreggiate, quando la stagione è eccessivamente calda la parte aerea della pianta sparisce ma il rizoma sotterraneo sopravvive.

Hepatica rubra plena

La delicatezza del bellissimo color cielo di questa erbacea spiccherà tra il bianco di Scilla tubergeniana, Galanthus nivalis, crocus dai più svariati colori e i bulbi di Chionodoxa e saprà accendere con nuove luminosità il giardino roccioso in inverno o un laghetto in letargo.

fogliame

martedì 27 novembre 2012

EURYALE FEROX, TERRIBILE GORGONE

Euriale, nelle mitologia greca, era una delle tre Gorgoni, sorella della più conosciuta Medusa.
Le tre sorelle, Medusa, Euriale e Steno erano figlie di due mostruose divinità marine e abitavano in un isola sperduta vicina al regno dei morti.

Euriale era una orribile creatura immortale con serpenti al posto dei capelli, enormi ali dorate, mani con artigli di bronzo e denti come zanne di cinghiale.
Mortali e immortali temevano le Gorgoni che con il solo sguardo pietrificavano tutti coloro che osavano guardarle negli occhi per poi divorarli senza pietà.

Euryale ferox

Euryale ferox, in alcuni luoghi chiamata Gorgone, è una pianta acquatica unica nel suo genere appartenente alla famiglia delle Nimpheaceae originaria del Sud-Est Asiatico tropicale e subtropicale.
Nelle zone in cui la pianta è autoctona (India, Giappone, Cina, Corea e Est della Russia) , vive nelle acque paludose ed è considerata una pianta perenne; alle nostre latitudini è un'annuale.



Alcuni anni fa è stato emesso un francobollo che la rappresenta

Merita questa denominazione per l'aspetto abbastanza "feroce", in realtà è un'acquatica meravigliosa con foglie a forma di cuore subacquee e galleggianti, seconda in dimensioni solo a Victoria Amazonica.



La pianta è provvista di un corto rizoma poco ramificato da cui partono lunghi piccioli che sono uniti alla parte centrale di una foglia coriacea ricoperta di aculei lunghi 4-5 cm su entrambe le facce della lamina fogliare.

Aspetto trapuntato della lamina inferiore

La parte superiore della foglia è color verde oliva, quella inferiore presenta venature violacee, raggiunge un diametro di oltre 1 metro, raramente supera i 2 metri, in alcuni esemplari sono stati raggiunti 5m.!

L'aspetto della foglia è rugoso e "trapuntato" dalle venature, a volte l'unico particolare che differenzia Euryale ferox da Victoria amazonica, parente prossima, è l'assenza del bordo fogliare.

Particolare della foglia

Le spine taglienti ricoprono il gambo del fiore e il fiore stesso anche quando è in bocciolo tanto che la potatura può diventare un lavoro quasi pericoloso.
Il fiore rispetto alla foglia appare piccolo con una colorazione esterna viola e bianca internamente.
I fiori sbocciano in estate e hanno poche ore di vita, a volte è difficile vederli perchè rimangono sommersi, una loro particolarità molto insolita è l'autoimpollinazione.

Semi

Euryale ferox ha numerosi semi scuri commestibili che in Asia sono utilizzati a scopo alimentare perchè ricchi di amido.
Sono molto apprezzati sia freschi che secchi, in India vengono tostati e mangiati come il pop corn.
I semi vengono utilizzati nella medicina cinese e considerati anti invecchiamento per i poteri antiossidanti.


Euryale ferox viene coltivata per il bellissimo aspetto ornamentale in laghetti di medie o grandi dimensioni, è possibile utilizzare anche un contenitore di grandi dimensioni (in commercio ne esistono anche da 1500 litri).

Euryale ferox coltivata in un mastello

Produrla è più semplice di quanto possa sembrare, sicuramente più di Victoria Amazonica.
Occorre un'abbondante concimazione che insieme alle alte temperature ne favorisce la crescita e naturalmente un ricovero invernale in contenitori riparati dal freddo o in serre riscaldate.


L'impatto visivo del laghetto sarà veramente impressionante con la presenza di Euryale ferox che ne diverrà il fulcro.

domenica 25 novembre 2012

GIOIELLI INVERNALI: CALLICARPA BODINIERI

Quando durante il periodo estivo vedrete i fiori di Callicarpa bodinieri, vi chiederete cosa ha di speciale questo arbusto.
Abbiate la pazienza di attendere l'autunno, allora compariranno i frutti, sarà semplice capire cosa rende così prezioso questo piccolo albero.




I frutti di Callicarpa bodinieri hanno un colore insolito in natura: il lilla.
Le piccole bacche simili a perle lucide si manterranno sui rami durante l'inverno e sui rami spogli avranno l'aspetto di bellissime perle colorate, gioielli nel giardino innevato.

Fiori

L'origine di Callicarpa (in greco significa bellezza dei frutti) è asiatica, in Cina ne esistono una quarantina di specie autoctone, alcune tropicali provengono dall'Australia e America, questo non è il caso di C. bodinieri.
L'arbusto fu studiato alla fine dell'800 dal missionario francese Emile Bodinier durante un suo soggiorno in Cina, a lui è stato dedicata Callicarpa bodinieri.


La pianta ha un portamento cespuglioso, in alcuni casi raggiunge le fattezze di albero di piccole dimensioni che però non supera 2 metri in altezza.
La rusticità contraddistingue Callicarpa bodinieri, sopporta estati molto calde, in cui richiede un'irrigazione costante, e non teme gelate sino a -20C.
E' utile proteggerla dal vento.


La famiglia a cui appartiene Callicarpa è quella delle Verbenaceae, il piccolo albero ha portamento eretto, innalza i rami ricoperti da una corteccia liscia
espandendosi verso l'alto.
Le foglie sono decidue, di forma ellittica, con una colorazione verde più accentuata nella pagina superiore.
In alcune specie, come C. Japonica, le foglie assumono una colorazione porpora.
I piccoli fiori sono riuniti in pannocchie, compaiono in estate,con colorazione rosa. Nella varietà Japonica o Americana il colore del fiore può variare in lilla o rosso porpora.


Callicarpa bodinieri è un arbusto rustico, perfetta l' esposizione al sole (cresce bene anche a mezz'ombra) in qualsiasi tipo di terreno evitando ristagni idrici.
Non richiede molta acqua, necessita una modesta irrigazione nelle giornate di calore estremo.
La potatura deve essere effettuata in Febbraio eliminando i rami secchi dell'anno precedente.

La collocazione di Callicarpa bodinieri in un gruppo di esemplari diventerà un punto focale nel giardino, viene comunque consigliata la piantumazione di almeno due esemplari ravvicinati per favorire l'impollinazione e una maggior produzione di frutti. Anche in una siepe mista C. bodinieri si troverà a suo agio.



Ottima pianta per la realizzazione di un giardino dal sapore orientaleggiante, magari nei pressi di un laghetto di un giardino Zen. Si possono accostare Peonie o Lavanda, Callicarpa costituirà un piacevole sfondo.

I frutti colorati attraggono molti uccelli diventando durante l'inverno una sicura fonte di cibo.



venerdì 23 novembre 2012

LATTE NELLA NEVE

Ancora giardini invernali pieni di fiori e frutti colorati, oltre Camelia, Crocus, Corbezzolo, Elleboro spunta dalle neve un candido fiore: il Bucaneve.


Galanthus nivalis, cioè fiore-latte nella neve, è il nome scientifico attibuito a questa Amaryllidacea che in Italia cresce allo stato spontaneo in tutto il territorio.
Bucaneve è un delicato e candido fiore che simboleggia una primavera in anticipo, in pieno inverno spunta dalla neve preludio e promessa dei giorni che verranno.

E' simbolo della festa di Candelora (2 Febbraio).


Galanthus nivalis è una bulbosa, tramite un bulbo ovoide di colore bruno simile alla cipolla, la pianta ogni anno si riproduce, da esso emette le radici, le foglie e i fiori.


Il fusto eretto raggiunge un'altezza di 20-30 cm, le foglie nastriformi e carnose sono color verde-bluastro, arrotondate all'apice e ricoperte da una sostanza cerosa protettiva.
Si mostrano appaiate e fuoriescono dal bulbo prima del fiore spingendo nel terreno gelato.


Il candido fiore è solitario, pendulo, simile ad una lampadina quando è in bocciolo, è provvisto di tre tepali esterni più lunghi e tre interni più corti con striature verdi con una lieve profumazione di miele.


Nei pressi del laghetto un'area di Galanthus nivalis crea un punto luce che si rifletterà sull'acqua ghiacciata, una zona elegante e raffinata nel periodo in cui le piante acquatiche sono a riposo.


Adesso è il momento di interrare i bulbi in una zona soleggiata che però in estate dovrà essere protetta dal sole eccessivo, ad esempio sotto arbusti o piante la cui parte fogliare scompare in inverno.
Una collocazione nella zona marginale del laghetto che ospita Zantedeschia Aethiopica può risultare un luogo ad effetto, magari associando bulbi di Crocus con varie tonalità lilla.
I bulbi dovranno essere interrati ad una profondità doppia della loro dimensione in terreno morbido e ben drenato, per molti anni ci regaleranno una fioritura precoce e di ottimo impatto visivo.


Si possono utilizzare diverse specie di Galanthus nivalis, alcune hanno nel fiore striature gialle piuttosto che verdi.
Esistono anche specie simili da poter associare al Bucaneve come Galanthus reginae olgae di origini del Mediterraneo del Sud, così chiamato in onore della regina Olga, sovrana della Grecia moderna.

La fioritura precede Galanthus nivalis (fiorisce da novembre) e il fiore sbuca quasi contemporaneamente al fogliame.
Ottima associazione anche con Leucojum vermum o Gagea lutea, simili tre loro ma con fiori di dimensione maggiore.

Galanthus reginae olgae

Una bellissima macchia luminosa che esalterà il laghetto anche in inverno.....

giovedì 22 novembre 2012

GIARDINI D'INVERNO, ARBUTUS UNEDO



Per colorare allegramente il nostro giardino in inverno, per scrollarsi di dosso il freddo e rallegrare le corte giornate di tardo autunno ecco un arbusto perfetto:
Arbutus unedo, il Corbezzolo, albero di piccola taglia che appartiene alla famiglia delle Ericacee.

E' noto quanto i colori e i profumi siano terapeutici, ottimi per scrollare di dosso la malinconia e sollevare lo spirito quando le ore di luce in un giorno diminuiscono drasticamente.

Perchè allora non colmare di colore il giardino durante la stagione fredda?


Arbutus unedo è una pianta molto decorativa, merita sicuramente un posto nel nostro spazio verde con i suoi colori tutti italiani, il verde del bellissimo fogliame permanente, il bianco dei fiori, il rosso dei frutti contemporaneamente ospitati sulla pianta.

C'è un ritorno di questa pianta che un tempo non mancava nei cortili delle case in campagna, in forma arbustiva o come piccolo albero di cui si mangiavano i frutti e con cui si preparavano marmellate dal sapore un po' acidulo.
Se ne ricavava anche un miele dal gusto particolare e poco conosciuto.


Pare che il termine Arbutus derivi dal celtico "ar" aspro e "butum" cespuglio, per il sapore acre del frutto, mentre "unedo" è stato attribuito al Corbezzolo da Plinio il Vecchio dai termini latini "unum edo" cioè "lo mangio una sola volta", per il sapore amarognolo che scoraggia altri assaggi.

Stemma araldico città di Madrid

Il Corbezzolo è un arbusto con origini a  Ovest del Mediterraneo e Sud dell'Irlanda, nello stemma dellla città di Madrid è rappresentato insieme a un orso che tenta di arrampicarsi sul tronco.
Anche il monte Conero prende il nome da questa pianta che nella zona marchigiana cresce abbondantemente (anche nello stemma della Provincia di Ancona troviamo un ramo di Corbezzolo con due frutti).
 Arbutus unedo è anche stato immortalato da poeti come Ovidio, Virgilio
 e Pascoli.


E' un alberello pieno di attrattiva, le foglie sono ovali, lanceolate con margine dentellato, coriacee, di un verde lucido tutto l'anno. La chioma un po' disordinata cresce in larghezza creando zone ombreggiate.
Nei primi anni di vita il Corbezzolo ha portamento arbustivo, con rami lievemente contorti e rossastri, poi lentamente si trasforma in un piccolo albero che impone la sua presenza per la sua bellezza, anche la corteccia è decorativa, negli anni si desquama in modo molto pittoresco.

Fiori

I fiori bianco-giallastri o rosati a grappolo sono delicati, a forma di otre, presentano 5 piccoli denti ripiegati all'esterno e sono ricchi di nettare, l'ultimo della stagiona a disposizione delle api.
La fioritura compare in Ottobre-Dicembre e contemporaneamente appaiono i frutti maturati dai fiori dell'anno precedente.
Il fiore impiega 12 mesi per trasformarsi in frutto (il primo anno di vita avremo solo fiori!) e appare come una bacca tonda rossa con superficie granuleggiante
di grandezza di 2 cm circa.



Il Corbezzolo è una pianta tipica della macchia mediterranea, cresce su un terreno acido soleggiato ma si adatta bene anche ad altri tipi di terreno (non troppo calcareo) e a mezz'ombra. E' la prima pianta che attecchisce dopo un incendio anche se ripetuto, prevale sulle altre piante, viene utilizzato spesso per il rimboschimento.

Nei giardini il suo potere ornamentale si sta rivalutando sia per la bellezza del fogliame che cresce su una chioma disordinata e contorta, per i fiori delicati, per i frutti sia maturi che ricordano le fragole (in lingua inglese Arbutus unido è detto Strowberry tree) che per quelli immaturi con colorazioni diverse a seconda del grado di maturazione apprezzati dagli uccelli che in inverno ne approfittano per nutrirsi.


Arbutus unedo non ha problemi di coltivazione, sopporta periodi di siccità, teme il vento forte, si adatta anche a coltivazione in vaso (di almeno 60 cm.).

Della pianta si conoscono anche usi alimentari, fitoterapici, erboristici e cosmetici, in passato utilizzata anche per usi medici.
In alcune regioni italiane la pianta è protetta, vige il divieto di raccolta dei frutti e sfuttamento del legname molto apprezzato per la carbonella che si ottiene, utilizzato soprattutto in Sardegna per affumicare formaggi.


Con il frutto si preparano marmellate, confetture, liquori, aceto, canditi, acquavite; dalle foglie si estrae Arbutina, usata a scopo medico e per preparare pomate che schiariscono le macchie della pelle.


Il miele di Corbezzolo è molto ricercato e raro: si usa sul formaggio sardo e per la preparazione di dolci sardi.

Il Corbezzolo ha inoltre valori simbolici.
Per il suo significato di stima e ospitalità, in Liguria si usa metterne un ramo sulla porta di casa, fin dall'antichità usato come amuleto cacciastreghe e diavoli (i Romani intrecciavano rami di Corbezzolo sulle tombe).
Nelle domus pompeiane sono state rinvenute raffigurazioni e tracce che l'albero di Corbezzolo veniva spesso impiegato nel giardino.


L'immagine invernale di Arbutus unedo è una delizia per il nostro giardino e un aiuto per gli uccelli che possono cibarsi dei suoi frutti in una stagione povera di risorse alimentari.

martedì 20 novembre 2012

HELLEBORUS, LA ROSA D'INVERNO

Helleboro, aconito, belladonna, mandragora, giusquiamo....se associo queste piante al primo pensiero che compare nella mia mente, penso sicuramente alle streghe.
Helleboro da secoli è stato utilizzato per scopi magici o pseudomedicamentosi come la cura della pazzia.



I filosofi greci lo utilizzavano per raggiungere uno stato ipnotico adatto alla meditazione, lo consigliavano per ridare il senno ai folli (Si dice che curò anche Ercole, reso pazzo da Era).
Gli antichi Greci poi, hanno utilizzato Helleboro per vincere le guerre: con esso avvelenavano le armi e i pozzi in cui i nemici si approvvigionavano di acqua.

Helleborus

Nel Medioevo Helleboro era considerato una pianta delle streghe, con esso preparavano pozioni e unguenti che le rendevano invisibili e pronte a partecipare ai sabba.
L'uso medicinale di Helleboro fortunatamente è stato abbandonato, la pianta contiene principi attivi molto velenosi che possono portare anche alla morte (soprattutto il rizoma e le radici). Con le foglie essiccate gli alchimisti preparavano un elisir di lunga vita riuscendo ad ottenere effetti simili a quelli della digitale.

Siccome gli effetti di Helleboro sono anche altamente irritanti a livello locale, si usava come pianta starnutatoria, per "buttare fuori" attraverso gli starnuti gli spiriti e le malattie.


In realtà Helleborus, o più comunemente Elleboro, è una bellissima pianta ornamentale molto rustica a fioritura invernale o di inizio primavera.
Nei giardini illumina zone ombrose con i suoi fiori altamente decorativi di diversi colori che sorprendentemente resistono al gelo, grazie alla capacità della pianta di ridurre la pressione cellulare nelle basse temperature.


Elleboro è una Ranuncolacea, se ne conoscono una trentina di specie di cui alcune spontanee in Italia nelle zone boschive Alpine e Appenniniche.
Si trova in tutta Europa, diversa è la specie orientale di tipo asiatico, diffusa prevalentemente nel Baltico.

E' una pianta erbacea perenne molto apprezzata per il suo fogliame che in alcune specie è deciduo, in altre persistente, ma soprattutto perche i fiori invernali sbocciano quando pochissimi fiori lo fanno.
Elleboro  accende di colori il giardino quando la maggior parte delle piante è in letargo. Il fiore viene apprezzato anche come reciso, nelle zone montane italiane, utilizzato nei cimiteri.


Il fiore di Elleboro è molto particolare, diversamente dalle altre piante sono i 
cinque sepali che assumono un aspetto di petalo e proteggono i veri petali e i numerosissimi stami. Tutti i tipi di insetti possono impollinare il fiore di Elleboro efficacemente.
I colori dei fiori vanno dal bianco al verde, dal rosa al rosso; pochissimi hanno un odore gradevole, spesso sono maleodoranti.



Helleborus niger, in genere il più utilizzato nei giardini o come pianta in vaso, inizia la fioritura proprio nel periodo natalizio, alcune specie invece mostrano i loro fiori all'inizio della primavera quando le temperature sono ancora basse.

La cura di questa pianta è molto semplice vista la sua rusticità, ama terreni ben drenati e basici, ricchi di humus e torba, zone ombreggiate (anche sotto agli alberi) o semiombreggiate, importante non esporli al sole diretto nei giorni estivi.
Lo studio della posizione in cui collocare Elleboro ne valorizza le qualità, la pianta non raggiunge grandi altezze (40-50 cm), al di sotto di cespugli decidui copre molto bene il terreno e avrà protezione dai raggi solari estivi.
Associato a bulbi di fioritura invernale o primaverile come bucaneve o crocus saluterà il visitatore invernale nel vostro giardino.

I tipi di Elleboro sono numerosi, molti anche gli ibridi creati negli ultimi decenni.


Helleborus niger: è la più famosa delle specie in Europa, detta anche Rosa di Natale.
La leggenda dice che un pastore, mentre si recava a Betlemme per vedere Gesù appena nato, pianse disperato perchè non aveva nulla per rendergli omaggio.
Dalle sue lacrime cadute sul terreno sbocciarono i bellissimi fiori dell'Elleboro che il pastore potè cogliere e donare al Bambino.
Il nome Helleborus è l'unione di due parole greche e significa "cibo mortale" data la velenosità della pianta, "niger" invece per il colore scuro del rizoma e dell'apparato radicale.
La pianta ha un aspetto piacevole, foglie lunghe e seghettate verde scuro, fiori bianchi che virano al rosa e svettano in alto. Ha portamento eretto e completa il suo sviluppo aereo solo con la fioritura.
La fioritura è precoce, già a Novembre sbocciano i primi fiori, durante la stagione avversa i germogli sono ipogei (stanno sotto il terreno).
Con Helleborus niger come genitore sono stati creati numerosi ibridi.

Helleborus foetidus

Helleborus foetidus :in realtà il nome non calza molto, l'odore non è così sgradevole per tutte le specie di H. foetidus, spezzando una foglia seghettata si sprigiona odore di muschio.
E' un'erbacea molto decorativa anche quando non è in fiore, le foglie di color nero-verde e verde argento attirano lo sguardo. Da dicembre compaiano anche fiori di color verde, pendenti a forma di campana, a volte con margini purpurei.
La fioritura prosegue fino a primavera inoltrata.
Helleborus foetidus vive ai margini dei boschi, in zone sassose e cespugliose, in terreni a Ph basico o neutro.
Ha origine spagnola, tollera bene la siccità.

Helleborus argutifolius
Helleborus argutifolius: ha un fascino tutto mediterraneo (le origini sono sarde e corse). Con il fogliame lucido lievemente seghettato e con le gemme verde chiaro è molto adatto per giardini rocciosi soleggiati o tra sassi dove la copiosa fioritura spicca tra Gennaio ed Aprile.
Tra gli Ellebori è quello che raggiunge le maggiori dimensioni, il fogliame è molto apprezzato per i riflessi di colore, i fiori, anche se non sono appariscenti, aggiungono una nota di bellezza alla pianta.
Si ibrida spontaneamente con Helleborus lividus.

Helleborus orientalis

Helleborus orientalis: questa pianta merita un posto nel nostro giardino, a febbraio anche se il suolo è coperto da ghiaccio e neve, i fiori di H. orientalis fanno capolino dal terreno anticipando notevolmente l'inizio della primavera.
I fiori, come per timidezza, tengono il capo rivolto verso il terreno, ma la loro forza spicca al di sopra del fogliame.
La pianta giunge dalla parte settentrionale di Grecia e Turchia e dalla regione del Caucaso.
E' detto anche Rosa Quaresimale visto il periodo di fioritura in cui al di sopra della pianta compaiono fiori bianco-screziato con sfumature marroni, verdi, rosa, viola e rosso. Anche la foglia è molto decorativa e di grande pregio.
H. orientalis dà vita anche a numerosi ibridi bellissimi.


Esistono anche altre specie di Elleboro, tutte adatte per chi ama il giardino anche in inverno e oltre, queste erbacee a fine fioritura continuano ad impreziosire il punto in cui sono ospitate con la bellezza delle loro foglie seghettate.
Collocati in zone ombrose o ai piedi di arbusti ed alberi sopportano il calore estivo; sono bellissimi in macchie di Hosta o felci, formano cuscini meravigliosi in piccoli spazi o vasche e fioriere.


Non lasciateli  soli: la loro bellezza sottile verrà maggiormente notata se associati a Primule, Pulmonaria, Narcisi, Scilla, Bucanevi, Hepatica nobilis e tutte le varietà di Crocus.
Helleboro crea bellissime bordure, unito a Aquilegie e tutti gli amanti di terreni umidi e ombreggiati, forma cuscini di notevole impatto visivo.
Spargendo intorno a sè numerosi semi si moltiplica in autonomia senza essere invasivo, la crescita infatti è lenta.
Adatto anche a bordo laghetto e vicino giochi d'acqua dove fornisce un piacevole diversivo strutturale.


Le cure sono semplici: la scelta della zona idonea, il terreno basico (si possono interrare gusci di uovo per il giusto Ph !), la pulizia delle parti secche.

Per molti anni, quando tutte le piante si addormenteranno, Elleboro sarà pronto per arricchire il nostro giardino con le sue meravigliose fioriture.