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sabato 30 marzo 2013

BUONA PASQUA!


 





ANFIBI TRASFORMISTI

I giardini naturali, i piccoli laghetti ricchi di vegetazione sommersa o di ripa possono rivelarsi habitat ideali per certi tipi di anfibi.
Pietre, tronchi accatastati, piccoli anfratti scavati nel terreno offrono luoghi in cui nascondersi, svernare o anche abitare stabilmente per certi anfibi caudati come tritoni, salamandre, geotritoni, salamandrine.

Tritone

Il termine greco Amphibios (anfibio), significa "dalla doppia vita", ed è indicato per spiegare il forte legame tra due mondi: acquatico per la riproduzione e terrestre per il resto della vita, tipico di alcuni Urodeli (cioè anfibi provvisti di piccole zampe e lunga coda).

Tritone crestato

Tritoni e salamandre sono appunto urodeli.
Possono affezionarsi al nostro stagno o piccolo laghetto alla ricerca di un luogo in cui rifugiarsi vista la drastica diminuzione di ambienti naturali a loro idonei e l'introduzione di specie aliene che occupano il loro habitat.

Lo scorso autunno, nei pressi di un fossato al limitare della campagna, mi sono imbattuta in un tritone.
L'istinto mi ha fatto fuggire come se avessi incontrato Godzilla, ma dopo essermi documentata su peculiarità e abitudini di tritoni italici e salamandre, sono molto pentita di non averlo ospitato nel mio laghetto.

Gli urodeli hanno capacità e strategie di sopravvivenza notevoli,
caratteristiche morfologiche e comunicative sorprendenti.


E' in questo periodo dell'anno che il tritone esce dal suo rifugio invernale per raggiungere l'acqua e riprodursi.
Il rituale del corteggiamento acquatico è molto complesso, il maschio assume una livrea dai colori sgargianti e tramite danze compiute in apnea e non troppo pacate opere di convincimento, induce la femmina ad avvicinarsi.
Le uova fecondate vengono dalla femmina adese tramite uno speciale collante agli esili steli delle piante acquatiche.
Lì si svilupperà il piccolo tritone, già simile all'adulto nelle fasi di metamorfosi.

Mimetismo nei tritoni

Basta un piccolo laghetto provvisto di piante acquatiche per dare asilo ad una famiglia di tritoni, osservare le loro performance ed interpretare il "linguaggio" dei colori e del corpo di questi insoliti anfibi.

Se li ospitiamo nel palmo della mano possiamo renderci conto dell'innocuità degli urodeli che, erroneamente, vengono considerati pericolosi per le secrezioni urticanti che emettono in caso di stress.

Sono proprio i loro bizzarri e vivaci colori ad impaurire un avversario o un predatore, se disturbati mostrano i toni accesi del ventre che, insieme ai colori contrastanti della loro livrea, evocano ricordi di precedenti contatti con il loro liquido urticante (solo per occhi e mucose).

La difesa passiva attuata con i colori è detta di tipo aposematico.

Salamandra

Ingegnoso invece è il tentativo di difesa della Salamandrina dagli occhiali.
Quando viene molestata oltre a mostrare i colori sgargianti del ventre, adotta un comportamento detto tanatosi: inarca il dorso, irrigidisce la coda e si finge morta.
I colori di tritoni e salamandre hanno anche scopo mimetico, i gialli, gli ocra e i marroni ben si mimetizzano su uno strato di foglie, le macchie gialle e nere "scompongono" l'immagine e permettono all'anfibio di nascondersi perfettamente.

La coda degli urodeli a terra sembra quasi rendere difficoltosa la deambulazione, in acqua invece si appiattisce e simile ad una pinna caudale agisce da propulsore e permette rapidi e repentini movimenti.


L'acqua, soprattutto per i tritoni, è una vera passione.
In Primavera, la stagione degli amori, essi cambiano la loro struttura per adattarsi alla vita acquatica.
La pella si dota di creste e frangiature tra le dita degli arti, sul dorso e sulla coda (l'aumento della superficie dell'epidermide rende più vantaggiosa la respirazione transcutanea).


Finito il periodo acquatico, la pelle in eccesso che sarebbe d'impaccio nei movimenti sulla terraferma si riassorbe e diventa meno permeabile.
La capacità di trasformazione dei tritoni è incredibile, possono anche "decidere" di mantenere un aspetto acquatico e non indossare l'abito terrestre!
Una particolare caratteristica dei tritoni è quella di rigenerare parte del corpo perse: arti, coda e persino il cristallino degli occhi, cosa possibile anche in altri urodeli.

Bestiario medioevale

Sulla salamandra invece esistono diverse leggende popolari sorte già in tempi antichi, tutte però prive di fondamento.
A questo timido e riservato anfibio sono stati attribuiti poteri leggendari e simbologie profonde.
Nei bestiari medioevali si racconta come la salamandra soppravviva al fuoco senza trarre alcun danno (in verità la sua pelle umida accanto a fonti di calore e lontana dall'acqua subisce gravi danni).
Si favoleggiava persino che con la freddezza della pelle la salamandra avesse  il potere di spegnere gli incendi.

Con il veleno secreto dalla sua pelle si pensava fosse in grado di avvelenare i pozzi e i frutti degli alberi solo arrampicandosi sui rami, esalando il suo respiro poteva "far gonfiare" persone e animali.

Simbolo alchemico e religioso (fede indistruttibile), spesso utilizzata nell'araldica.

Salamandrina dagli occhiali

Negli anfibi Urodeli non c'è nulla di così magico, sono semplici ospiti dei nostri laghetti che sanno rivelarsi molto utili: la loro dieta carnivora ci libererà da fastidiosi parassiti, larve e microrganismi di cui si nutrono voracemente.

mercoledì 27 marzo 2013

INVITO A FLORARTE


Tra pochi giorni si aprirà la nona edizione di "Florarte" in cui è possibile ammirare una magnifica esposizione di fiori, piante rare, arredo giardino, oggetti artistici, gioielli, sculture, oggetti particolari.

Come nelle precedenti edizioni, "Florarte" si svolge nella magnifica cornice di Villa Cavazza, un'antica dimora settecentesca parte di un complesso architettonico chiamato "Corte della Quadra".

Il luogo in cui ha sede l'antica villa è immerso nella pace della campagna modenese, patria del famoso Aceto Balsamico, vini rinomati (siamo a due passi da Sorbara), Parmigiano reggiano ed altre delizie.

Le bellissime sale faranno da sfondo alla pregiata mostra di oggetti ricercati, la corte e i giardini si riempiranno di colori e profumi primaverili.

Florovivaismo, orticoltura, rarità da non perdere in un'atmosfera da sogno.

P.S. Quest'anno parteciperò anch'io con il "Giardino delle Naiadi", laghetti ornamentali, giochi d'acqua e ....una sorpresa per i bambini!

Perchè non venite a salutarmi? Vi aspetto.














martedì 26 marzo 2013

L'OSSESSIONE DI CLAUDE MONET

Il Monet da me citato è proprio Claude Oscar Monet, il padre dell'Impressionismo.
L'ossessione che lo assilla per quasi trent'anni, gli ultimi della sua vita, è catturare sulla tela i colori, le sfumature, i giochi di luce, i riflessi fuggenti del suo meraviglioso giardino acquatico a Giverny, un villaggio dell'Alta Normandia.



Per trent'anni ossessivamente vuole fissare su tele di dimensioni notevoli le sue ninfee, senza mai riuscire a studiare un colore senza che questo abbia già modificato la tonalità che il cielo e l'acqua gli hanno donato.

Negli anni 80 dell'800, Monet si trasferisce in  una tenuta con casa colonica vicino alla capitale francese e qui crea un paradisiaco giardino acquatico di ispirazione giapponese con stagno, ponte ad arco, salici, piante acquatiche e ninfee uniche che si confondono tra i giochi d'acqua.


Monet nel 1889 partecipa alla famosa Esposizione Universale di Parigi in cui viene presentata per la prima volta la Tour Eiffel.
Ma non è quella a colpire favorevolmente l'artista, bensì il giardino d'acqua all'interno del Trocadero in cui per la prima volta si mostra al pubblico la collezione di ibridi di ninfee di Joseph Bory Latour-Marliac.

Fino ad allora in Europa si erano coltivate esclusivamente ninfee bianche, le uniche a resistere al clima del vecchio continente, è Latour-Marliac che tramite un procedimento ancora oggi segreto riesce al ibridare la varietà bianca con specie selvatiche di origine amazzonica o di altra provenienza.

Marliacea Chromatella, dal nome di Latour-Marliac

All'Esposizione universale del 1889 il pubblico ammira per la prima volta ninfee gialle, rosa, fucsia, rosse insieme ad una miriade di sfumature intermedie mai viste in precedenza.
Latour-Marliac vince il primo premio nella sua categoria e conquista l'amicizia di Monet.

Da qui inizia l'ossessione dell'artista per il giardino acquatico, in particolare per le ninfee.
Ne ordina tantissime per lo stagno di Giverny, esistono ancora gli ordini scritti di suo pugno compresi i solleciti di pagamento da parte di Latour-Marliac.

Lo stagno di Maison Monet
Dagli ordini di piante acquatiche si può capire quanto Monet amasse il suo  giardino acquatico giapponese, come ne fosse appassionato sino a porre il cavalletto perennemente sulle rive nel tentativo di catturare le lame di luce imprigionate tra le foglie immerse nell'acqua.

Tantissime sono le piante richieste a Latour-Marliac: Loti, Trapa natans, Caltha palustris, Carici, Orontium aquaticum, Pontederia, Sagittaria, numerosi tipi di Nymphaeae, ecc....

Nell'acqua del suo stagno Monet osserva il mondo capovolto, imprigiona il cielo e le nuvole tra i fiori delle ninfee, colori forti e astratti, immagini senza confini che ci danno la sensazione di trovarci all'interno delle tele.


Dall'ossessione del pittore nascono 250 dipinti che riguardano il giardino acquatico di Giverny, ora sparse per tutto il mondo (pare che altrettante tele siano state distrutte da Monet stesso perchè non di suo gradimento).

Le ultime rappresentano danze impazzite di ninfee, in un intrico di acqua e fiori, colori e sfumature in un'unica e sola rappresentazione.

Statua di Latour-Marliac

Il vivaio in cui Latour-Marliac ha coltivato, ibridato e commercializzato le ninfee dal 1875 esiste ancora.
Nel Lot et Garonne, Aquitania, nel comune di Le Temple-sur-Lot, il Giardino delle Ninfee è aperto al pubblico da Maggio a Settembre.
E' il vivaio acquatico più antico e prestigioso del mondo, ospita quasi 300 tipi di ninfea.


La visita comprende anche le piscine storiche create da Messier Latour-Marliac nel XIX secolo, quando abbandona gli studi di legge per creare il vivaio nella grande tenuta di famiglia.
Si dedica allo sua passione naturalistica e coltiva con profitto il bambù.
(due varietà da lui introdotte portano il suo nome).

Tutte le meravigliose ninfee che oggi possiamo ammirare sono il dono che Latour-Marliac ci ha lasciato, ammirare il vivaio da lui fondato è un'esperienza indimenticabile per gli amanti del giardino acquatico e non solo.


Dalle rustiche alle tropicali, un viaggio tra ninfee rare e ibridi antichi che vale sicuramente la pena di realizzare.


‹‹Le Ninfee sono opere che possono essere comprese appieno soltanto da anime di sognatori, da coloro che chiedono alla pittura gli incanti della musica››.
                    Claude Monet

domenica 24 marzo 2013

DIVIDERE NINFEE

Se nella scorsa stagione le ninfee hanno prodotto foglie piccole e fioriture scarse, significa che il contenitore che le ospita non è più sufficiente.
Quando le ninfee avranno emesso le prime foglie si potrà procedere alla divisione del rizoma.


Se la stagione non si è ancora stabilizzata, attendere pazientemente che la temperatura non scenda sotto i 10° C.

Estrarre il vaso dal laghetto e liberare con delicatezza la pianta acquatica dalla terra. Lavare le radici con cura eliminando le parti vecchie e le radici troppo lunghe.




Il grosso rizoma si individua con facilità, da qui dipartono i rizomi più piccoli.
Con un coltello ben affilato e pulito tagliare le diramazioni laterali dal ceppo principale.




Tutte le porzioni ottenute devono essere provviste di radici sane.


Ora procurarsi un vaso di dimensioni adeguate provvisto di fori, in commercio esistono appositi cestelli per piante acquatiche.


Se i fori risultassero troppo grandi, la dispersione di terriccio sarebbe elevata, si può allora ovviare rivestendo il cestello con tela di iuta o tessuto non tessuto.
Porre sul fondo del vaso terreno pesante di tipo argilloso reperibile anche nel proprio giardino e, dopo averlo ripulito da erbe infestanti, ricoprirne il fondo del vaso.



Procedere con la concimazione, si può fare uso di un apposito concime per piante acquatiche.
Ricoprire con terriccio morbido e porre con cura il rizoma da interrare.


Ricoprire il rizoma con terriccio idoneo.



L'ultimo strato è rappresentato dall'argilla, consiglio di porvi sopra della ghiaia di piccole dimensioni che eviterà dispersione di fango nell'acqua del laghetto.

La nuova ninfea è pronta per essere collocata nel laghetto, porla pochi centimetri al di sotto del livello dell'acqua e man mano abbassare il vaso verso il fondo (basta utilizzare dei mattoni ponendoli al sotto del vaso, potranno essere tolti gradualmente).

Le bolle di aria intrappolate verranno in questo modo eliminate.

venerdì 22 marzo 2013

LAGHETTI A MARZO



Anche se l'inverno sta cercando di resistere con le unghie e con i denti ormai non ha speranze: deve cedere il passo alla primavera.
Al di là di equinozi ufficiali la zona acquatica si sta risvegliando, rizomi e semi in stato di dormienza sul fondo del laghetto hanno iniziato ad emettere nuovi germogli e a ricomparire in superficie.


La visita di uccelli insettivori di passaggio sulle sponde del nostro laghetto indica la comparsa in acqua di insetti come la Pulce d'acqua o altri minuscoli crostacei, oppure di uova o ninfe portate dal vento o dalle zampe degli uccelli.

La vita sta riprendendo anche se un po' più lentamente rispetto al resto del giardino.
I pesci stanno uscendo dal loro letargo, sono ancora un po' assopiti, inutile cibarli in abbondanza, per ora si accontenteranno degli insetti e delle larve acquatiche.

La presenza delle alghe è l'inevitabile risultato del processo di fermentazione dei detriti vegetali caduti durante l'inverno.
L'eccessivo nutrimento presente nell'acqua (eutrofizzazione) si manifesterà tramite una patina verdastra che ricoprirà le pareti del laghetto.

Ninfea

Le ninfee hanno emesso le prime foglioline, gli steli, grazie ad una forte concentrazione di ormoni, si allungano verso la luce ed il calore permettendo la fuoriuscita dalla superficie dell'acqua delle giovani foglioline pronte a respirare aria fresca.

E' arrivato il momento della manutenzione.

Controllare le sponde del laghetto: se le marginali sono cresciute in eccesso occorre dividerle o sfoltirle per non perdere l'equilibrio creato tra le piante di ripa.
Caltha palustris, Acorus calamus, Mentha aquatica, Pontederia cordata ecc.. ne trarranno beneficio e avremo la possibilità di ottenere nuove piantine da far radicare nel terriccio umido prima di trapiantare definitivamente.
Sono sufficienti contenitori di piccole dimensioni riempiti di terriccio e mantenuti al caldo, al riparo e in costante umidità per far radicare un'acquatica marginale.

Pontederia cordata

Verificare l'integrità della pavimentazione che eventualmente circonda il laghetto, sostituire lastre danneggiate e riparare quelle male allineate. Per rinnovare il bordo laghetto il vecchio pavimento può essere rivestito con legno da esterno, anche solo piccole parti daranno un nuovo volto alle sponde.

tipha


Controllare il livello dell'acqua: repentini cali dell'acqua in questo perido dell'anno non sono certo giustificati dall'evaporazione, il telo impermeabile del laghetto o il cemento potrebbero essere forati o crepati.
Eliminando lentamente l'acqua sarà possibile individuare il punto leso per eseguire la riparazione.

Se le pareti del laghetto sono costruite in cemento, per la riparazione occorrerà pulire la superficie cartavetrando la fessura e dopo aver ripulito bene la zona si dovranno spalmare due o tre mani di sigillante.
Se la fissurazione risultasse di dimensioni maggiori occorrerà riempirla con mastice di cemento idrorepellente prima di passare il sigillante.



fasi della riparazione

Nel caso in cui il danno sia a carico del telo per laghetti, si potrà riparare la lesione con appositi kit facilmente reperibili in commercio.
Sulla confezione sono elencate le procedure dettagliate.

Controllare le condizioni dell'acqua: le piante acquatiche ossigenanti, bivalve e gasteropodi d'acqua dolce non hanno ancora iniziato a filtrare l'acqua e a nutrirsi delle microalghe che crescono in totale libertà.
La comparsa del fogliame delle ninfee e delle acquatiche sommerse coinciderà con un repentino miglioramento dello stato dell'acqua.

erba coltella, ha già emesso un pollone

Per ridurre il volume di detriti all'interno dello specchio acquatico è opportuno utilizzare un retino per eliminare quelli di dimensioni maggiori.
Meglio non asportare in maniera massiva i detriti in decomposizione sul fondale, si rischierebbe di eliminare anche le gemme ancora dormienti delle piante acquatiche ed i microrganismi in letargo.
La melma rimossa dovrà essere lasciata almeno un giorno sulle sponde del laghetto affinchè i microrganismi ospitati all'interno possano ritornare indisturbati in acqua.

alghe infestanti

Sostituire completamente l'acqua del laghetto non è una soluzione, dopo poco le alghe torneranno ad infestare lo specchio d'acqua.
Pazientare che l'equilibrio biologico si ristabilisca darà le soddisfazioni attese.

Sconsigliato l'uso di alghicidi chimici, oltre ad avere un effetto di breve durata, potrebbero rivelarsi dannosi per la fauna acquatica.

Lasciare le alghe sul bordo laghetto per un giorno

Il ripristino dei giochi d'acqua che durante l'inverno sono stati spenti contribuirà all'ossigenazione del laghetto.
Prima di riattivare i giochi d'acqua, verificare l'integrità della pompa e pulire i filtri.

Moltiplicare e concimare le ninfee (spiegazioni in dettaglio nel prossimo post!)

Aggiungere nuove piante acquatiche soprattutto di tipo ossigenante come il ceratophillum, la limpidezza dell'acqua sarà assicurata.

Prima di farsi prendere dalla frenesia di aggiungere ulteriori tipi di piante (anche io resisto con difficoltà), verificare che l'equilibrio biologico si sia stabilizzato.


E' adesso rimbocchiamoci le maniche! Buon lavoro!

martedì 19 marzo 2013

ACQUA E VENTO

Quando ripercorro con la mente il viaggio a Creta, l'azzurro del mare, le rocce ripide, le spiagge rosate, Cnosso, la cordialità della gente, vedo rappresentati  ricordi vividi e indelebili.

Ma Creta non è solo il solito turismo da agenzia di viaggio, è anche entroterra, montagne selvagge, altopiani, piccoli e pittoreschi villaggi costruiti ai piedi delle colline, grotte ricche di storia.

Altopiano di Lassithi

Gironzolando nella parte orientale dell'isola, non lontano da Agios Nikolaos, ho scoperto l'altopiano di Lassithi, un luogo fuori dal tempo dove si vive di agricoltura e allevamento ovino in cui il sistema di raccolta dell'acqua è unico per le sue insolite caratteristiche.

Lassithi Plateau (in media 850 m. di altitudine) è un luogo incredibile, legato alla mitologia greca al pari dell'Olimpo, antico sito di credenze religiose prima che il culto venisse spostato sul monte Ida.
La montagna sacra Dikti, situata nel Lassithi Plateau, è il luogo di nascita di Giove.

Entrata alla grotta di Giove

La bocca di una grande caverna attraverso la quale si scende nel cuore della Terra dove non entra mai la luce del sole è l'ingresso al luogo in cui Rea diede alla luce Giove e lo nascose alla furia del padre Cronos.

L'aria è povera di ossigeno e umida, viene spontaneo trattenere il respiro.
Inerpicarsi è un lavoro da asini, a piedi, come ho preferito fare io, ti fa giungere a destinazione con la lingua di fuori.

Il cammino è una salita faticosa
Lassithi Plateau è la dimora delle terribili Arpie, il luogo in cui Giove nasconde la principessa Europa con la quale genera Minosse che ogni nove anni dovrà incontrare il padre sull'altopiano per avere le leggi con cui governare.

Lassithi Plateau è una fertile pianura in cui si coltivano gli ortaggi per il fabbisogno di tutta l'isola, la patata al primo posto.
In antichità invece, l'altopiano era solo destinato a pascolo di ovini.



Prima dell'arrivo dei veneziani a Creta, l'altopiano era sterile a causa dei gravi problemi di drenaggio dell'acqua.
Lassithi è una grossa pentola circondata dalle montagne, l'acqua piovana e quella dei fiumi non era in grado di penetrare nelle falde acquifere, il plateau spesso allagato non era coltivabile.

Vendita di prodotti locali

Le opere di bonifica dei veneziani hanno reso Lassithi Plateau un paradiso fertile che nel '600 rappresentava il granaio di Venezia.
Per mezzo delle linies, scanalature orizzontali e verticali che portavano l'acqua a valle e arricchivano le falde, si crea un perfetto sistema di drenaggio.

Le linies, ancora oggi visibili, hanno diviso l'altopiano in 193 quadrati donati poi come lasciti in gestione alle famiglie veneziane e del luogo.
Le porzioni di terreno assegnate erano chiamate in antico veneziano "làssiti" cioè lasciti.
E' da qui che deriva il nome Lassithi.


Ma come accedere all'acqua?
Con il vento, che sull'altopiano non manca mai.
Migliaia di mulini ad acqua hanno trasformato la forza del vento in energia utilizzando vele bianche che hanno disegnato un paesaggio unico.

Nel periodo di massima estensione i mulini sono 10000, le loro vele svolazzavano come tovaglie stese al sole ad asciugare.
I mulini prima costruiti in pietra e legno, passano poi a parti in ferro e ruotano a seconda della direzione del vento per sfruttare tutte le ore in cui soffia impetuoso.


I cretesi hanno soltanto continuato la tradizione dell'antica civiltà minoica, i primi che sfruttarono l'energia eolica furono Dedalo ed Icaro.
Gli archeologi interpretano la fuga da Minosse non con ali di piume ma con vele con cui la nave di Dedalo sfuggì ai nemici perchè più veloce.
Pare che proprio Dedalo sia l'inventore della vela ed il primo a sfruttuare l'energia eolica.


Con il boom del petrolio i mulini di Lassithi sono drasticamente diminuiti di numero, molti sono caduti a terra come vecchi soldati anche se si sta cercando di recuperarli a scopo turistico.

Il parco eolico del Lassithi Plateau ha nuove speranze di risorgere per lo sfruttamento delle energie rinnovabili e per un turismo fuori dai soliti schemi.

Paesino del Plateau