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giovedì 30 maggio 2013

BUTOMUS UMBELLATUS, GIUNCO IN FIORE TRA I CILIEGI

Da brava emiliana non rinuncio alla mia bicicletta, è un mezzo di locomozione perfetto per muoversi velocemente ma con la possibilità di osservare la natura da distanza ravvicinata, respirare aria di campagna (per chi ha la fortuna come me di averla a pochi metri da casa!), sentirsi sul viso il calore del sole così poco presente in questa primavera inoltrata.

Esistono ancora zone umide naturali nella mia piatta Emilia, stamattina una corsa nella zona del fondovalle del Panaro attratta dalla quantità esagerata di ciliegie e duroni che crescono nella zona e che i produttori vendono lungo la strada.



Fermarsi è d'obbligo, Vignola è ovunque sinonimo di ciliegia, ne mangio fino a scoppiare mentre i produttori ne rovesciano ceste su ceste sui banconi di vendita, ancora profumate e calde di sole.


Per fortuna si possono ancora ammirare stagni non inquinati, la grande presenza di lemna è per me una conferma, molti i gasteropodi d'acqua dolce, piccoli pesci scuri, infinite larve e pulci d'acqua si muovono a scatti, magari ne prendo un po' per le mie bivalve affamate....


Delicati ombrelli rosa attraggono la mia attenzione. So di quale pianta si tratta, l'ho sempre trovata perfetta per un giardino d'acqua raffinato ed elegante, mi piace vederla così slanciata e quasi altezzosa al margine di un laghetto.


Numerosi esemplari di Butomus umbellatus colorano delicatamente di rosa chiaro lo stagno, sembrano carici ma non lo sono, forse sono simili a giunchi ma non appartengono nemmeno a questa specie.

Butomus umbellatus è l'unica specie rappresentativa della famiglia delle Butomaceae, genere che si è creato circa 88 milioni di anni fa.
L'etimologia del nome "butomus" è greca e significa "taglia bue" per indicare  che i margini taglienti del fogliame non sono adatti all'alimentazione degli animali da pascolo.



La pianta è un'erbacea perenne palustre rizomatosa di origine euroasiatica che vive preferibilmente sulle sponde di stagni, laghi o fossati con acqua ferma o lievemente movimentata.
Detto anche Giunco fiorito, Butomus umbellatus si adatta sia ad acque poco profonde sia sommerso, a seconda della forma assunta, la pianta varia le caratteristiche.



In acque basse il fogliame emerge verticalmente fino a 150 cm e mostra foglie triangolari nastriformi molto simili a quelle dei giunchi.
Da un lungo stelo cilindrico svetta un'infiorescenza ad ombrello che comprende piccoli fiori rosa molto attraenti e profumati.
Nel tipo sommeso questa acquatica mostra grovigli di fogliame flessibile sommerso nella colonna d'acqua.

Butomus umbellatus si riproduce facilmente in diversi modi: tramite semi, dal rizoma carnoso o da piccoli bulbi sommersi, allo stato naturale invade e colonizza aree estese sino a diventare invasivo.


Il giunco fiorito è una bellissima pianta ornamentale per i giardini acquatici.
Non richiede alcuna manutenzione, resiste al gelo e da Giugno a Settembre colora con delicati fiori rosa il bordo del laghetto e le zone umide limitrofe.

ll fogliame elegante è un'ottima zona riproduttiva per le libellule, gli adulti trovano nelle foglie un prezioso luogo di deposizione delle uova, le larve invece si arrampicano facilmente sugli steli per salire dall'acqua.

lunedì 27 maggio 2013

CREARE UN ISOLETTA

Chi vive con entusiasmo il proprio giardino sia acquatico che tradizionale, sa come diventi impossibile fermarsi ad un vecchio schema senza desiderare aggiunte, migliorie o totali rivoluzioni progettuali.
Un giardino invoglia a nuove idee, nuovi desideri che ogni anno ambiamo realizzare con estrema soddisfazione.


Se si possiede un laghetto informale di discrete dimensioni lo si può arricchire con una piccola isoletta che, oltre ad essere altamente decorativa, permette alla fauna di passaggio un sicuro rifugio lontano dai predatori.

Se il progetto di creare un'isoletta è concomitante alla costruzione del laghetto, è sufficiente mantenere intatta una zona durante gli scavi e adeguare il telo in p.v.c. ai contorni.
Risulta però più semplice costruire l'isoletta al di sopra del telo di rivestimento prima di riempire d'acqua il laghetto utilizzando pietre cementate tra loro o sacchi di sabbia allo scopo di formare le pareti laterali.


Le dimensioni dell'isoletta devono essere adeguate a quelle dello stagno, l'ideale sarebbe da 1/6 ad 1/8 della superficie totale.
Dopo aver costruito i lati dell'isoletta (formare un quadrato vuoto al centro) con materiale resistente o con mattoni sino all'altezza del pelo dell'acqua, colmare lo spazio con normale terra da giardino.
E' possibile anche utilizzare della ghiaia nel fondo dell'isoletta ponendo il terriccio solo nei 15-20 cm. verso la superficie.

isoletta creata con sacchi

Una volta formata la base, aggiungere zolle di terra al di sopra della struttura in modo che il tutto appaia naturale.
L'area ottenuta può essere lasciata con erba naturale selvatica oppure si possono mettere a dimora acquatiche da sponda come la Lythrum salicaria, campanelle, ranuncoli ecc..

Lythum Salicaria

Un'alternativa è quella di accumulare i sacchi sino a farli emergere a pelo della superficie, forarli in alcuni punti e mettere a dimora nei pertugi piante acquatiche marginali; lo stesso procedimento vale anche per gli interstizi tra un sacco e l'altro.
Nella parte sommersa dei sacchi si possono piantare talee di piante sommerse, sempre forando il sacco.

Per dare un tocco "orientaleggiante" si può collegare l'isoletta allla terraferma con un ponticello ornamentale della foggia più idonea al laghetto.

isoletta di papiro

giovedì 23 maggio 2013

FOLLIE D'ACQUA, HELLBRUNN SCHLOSS

Il meraviglioso parco del Castello di Hellbrunn, unico per i suoi giochi d'acqua ancora in funzione dopo 400 anni, nasce dal carattere mondano e scherzoso del suo ideatore: il principe-arcivescovo Markus Sittikus von Hohenem.
L'acqua è l'elemento determinante di questo parco, acqua per divertire e stupire allegramente gli ospiti, acqua che improvvisa spruzza e bagna gioisamente.


Se siete scarsamente dotati di senso dell'umorismo, non visitate il castello di Hellbrunn.
Da ogni angolo, soprattutto il più inaspettato, giungeranno schizzi d'acqua briosi pronti a rinfrescare il malcapitato visitatore.
Sono gli stessi che rinfrescavano nel 1615 gli ospiti dell'epoca, che allegramente sorpresi, venivano bagnati rapidamente da getti d'acqua imprevisti.


Siamo nell'epoca del Manierismo che, in quel periodo, influenzò notevolmente l'architettura. L'irrazionale sovverte l'ordine tipico del Giardino all'italiana, elementi decorativi orridi e forme ridicolmente buffe soppiantano gli schemi precedenti.
Percorsi inquietanti tra luce ed ombra, facce mostruose, caverne segrete che non rispettano gli antichi canoni architettonici, edifici in bilico bizzarri e irrazionali che sbalordiscono allegramente.


Markus Sittikus von Hohenems è destinato alla carriera ecclesiastica già da bambino. Educato in Italia rimane colpito dalla bellezza dei giardini delle più famose ville situate intorno a Roma e a Firenze, assiste alla costruzione della villa a Frascati del Cardinale Aldobrandini.


Nel 1612 viene nominato arcivescovo e quindi principe di Salisburgo di cui assume i poteri spirituali e temporali.
E' proprio alle porte della città austriaca che vuole costruire una residenza di campagna che sia simile agli splendidi esemplari d'oltralpe che tanto ha ammirato.
Incarica l'italiano Santino Solari, già architetto del Duomo di Salisburgo, affinchè progetti una residenza di tipo suburbano che non abbia nulla da invidiare a Villa D'Este, Villa Lante o Villa Garzoni.


In soli tre anni, tra una valle ed una collina boscosa, in un territorio ricco di acque e sorgenti nasce la straordinaria residenza di Schloss Hellbrunn.
Le magnifiche sale della residenza, il parco, gli straordinari giochi d'acqua, il giardino sono spesso teatro di eventi mondani, feste e divertimenti.

In un percorso che si dipana verso la collina l'ospite di un tempo, come quello di oggi, in modo immutato, può divertirsi o spaventarsi, essere bagnato da improvvisi spruzzi celati in grotte, rinfrescarsi ai bordi di fontane e giochi d'acqua, sbalordirsi alla vista di centinaia di automi tutti funzionanti tramite meccanismi idraulici.


Ecco allora che durante il pranzo, seduti al tavolo, ad un cenno dell'ospite ad un servo, si alzavano spruzzi improvvisi dai sedili in pietra che bagnavano i commensali ma lasciavano all'asciutto Markus Sittikus.
Il tavolo in pietra si trova all'aperto, all'interno del Teatro Romano, una stravaganza barocca colma di pinnacoli, statue di imperatori, mosaici.


Grotte ospitano personaggi dei miti e animali, figure bizzare si burlano dell'osservatore come la maschera che rotea la lingua deridendo chi la ammira (il tutto azionato da un semplice flusso d'acqua dietro la maschera).

Markus Sittikus amava burlarsi dei critici del suo tempo con malizia e umorismo, capiva come il potere sia qualcosa di evanescente, concetto che illustra con una corona che sale e scende tra spuzzi d'acqua.


L'acqua domina il parco: piscine e grotte dove automi si muovono e lasciano incredulo il visitatore, uccellini aprono il becco e cantano soavi melodie, centinaia di figure in legno mostrano i mestieri e gli scherzi della gente dell'epoca.



Si possono ammirare arrotini, vasai, mugnai che lavorano come in un piccolo presepe, tutto azionato tramite condotti idraulici.
La parte più sorprendente è il teatro meccanico in cui è stato riprodotto un villaggio del XVII secolo, le oltre 160 figure in legno muovono gli arti azionati da leve e ruote di legno che sono attivati dall'acqua. L'inevitabile scricchiolio che ne deriva è coperto da un organo a comando idraulico che diffonde una musica allegra e vivace.


Da 400 anni la vita scorre immutata nel villaggio: soldati in marcia, artigiani al lavoro, persone a passeggio, zingari che fanno ballare un orso ammaestrato.


Agli occhi del visitatore moderno, che tutto ha visto ed è sazio di ipertecnologie, forse Hellbrunn Schloss non colpisce come 400 anni fa.
Ancora oggi, però gli innumerevoli visitatori ammirano sbalorditi i prodigi barocchi del parco, l'originalità, il fascino caratteristico e il gusto autentico del passato.


Chi percorre i sentieri del parco di Hellbrunn Schloss raramente esce "indenne" da queste follie d'acqua che improvvise spruzzano proprio quando sembrava di potersi salvare e rimanere asciutti!


martedì 21 maggio 2013

RODODENDRO, FRAGILE INCANTO

Per valorizzare un laghetto è importante curarne anche le zone limitrofe. Macchie e cespugli di valore ne aumentano l'effetto scenografico, quinte spettacolari che si specchiano nell'acqua offrono un impatto visivo di pregio.


In una zona semi-ombreggiata, non esposta a correnti d'aria, suggerisco un interessante impianto di Rododendri, in questi giorni di Maggio in piena fioritura.
I Rododendri sono arbusti di dimensioni medio-grandi dal fogliame persistente molto elegante, hanno portamento cespuglioso e per la loro invadente bellezza sono molto utilizzati nell'architettura del paesaggio.
Le loro dimensioni, la struttura arbustiva, la magnificenza dei fiori profumati a forma di imbuto dai colori sgargianti, il fogliame brillante danno risalto al giardino.


Una macchia di Rododendri illumina il giardino, le varietà sono moltissime, impossibile non trovarne una idonea alle proprie esigenze.
Esistono specie morfologicamente molto differenti, capaci di adattarsi a climi e zone completamente opposte: dal livello del mare alle alte quote, dalle foreste pluviali, al sottobosco, alle paludi e alle foreste equatoriali.


Possiamo trovare piccoli e medi arbusti, alberi di modeste o imponenti altezze, specie striscianti oppure epifite. Varia è la forma della foglia o del fiore, lo stesso vale per le loro dimensioni e colori.
Per adattarsi all'ambiente le foglie possono misurare pochi millimetri sino ad un metro, i fiori possono essere enormi trombette profumate o piccoli imbuti  raccolti in corimbi.


Rhododendron in greco significa "albero delle rose", la pianta è conosciuta in Cina sin dall'antichità anche se le notizie ufficiali sono del '500.
Sulle Alpi sono presenti due specie autoctone: R. ferrugineum e R. hirsutum, la maggior parte invece si trova sull'Hymalaya, in Cina e Filippine. Alcuni, circa una ventina di specie, provengono dall'America.


La pianta, nel linguaggio dei fiori, simboleggia l'amore effimero, il fragile incanto perchè i suoi fiori, anche se bellissimi, possono essere distrutti da un temporale primaverile.
E' il fiore della prima dichiarazione d'amore, quando tutto è ancora incerto.
Per alcuni invece il Rododendro suggerisce cautela in vista di insidie, probabilmente per la tossicità di alcuni esemplari.


Nei loro scritti sia Senofonte (storiografo greco) che Plinio il Vecchio decrivono i pericoli che la tossicità di questa pianta possono causare, soprattutto per l'ingestione del miele ricavato dai fiori.
Il miele di rododendro pare abbia causato in diverse occasioni il fallimento di imprese armate, intossicato interi eserciti che per alcuni giorni non sono stati in grado di combattere.
Si conosce anche un uso strategico del miele di Rododendro, favi posti lungo il percorso delle milizie allo scopo di indebolirne gli uomini per annientarli poi con facilità.

Studi tossicologici hanno infatti accertato che alcuni tipi di piante delle zone dell'Asia Minore presentano nelle foglie, nei fiori e nel nettare (di conseguenza nel miele), una tossina che una volta ingerita colpisce l'apparato gastroenterico, il sistema nervoso, muscolare e cardiovascolare.
I sintomi sono più o meno gravi ma regrediscono nel giro alcuni giorni senza mai portare al decesso.


Il Rododendro è un'arbusto ornamentale da fiore originario di Europa, America, Asia. Appartiene alla famiglia delle Ericaceae e comprende tra cultivar, specie e varietà un numero infinito di specie, spesso riclassificate per le controversie che insorgono tra i botanici.

Le foglie dal margine liscio sono coriacee, lucide, verde scuro e leggermente rugginose sulla pagina inferiore. Poste sui rami legnosi in modo alterno formano bellissimi cespugli dai fiori a trombetta con corolla irregolare riuniti in falsi grappoli terminali.
I colori vanno dal rosa, fucsia, rosso, giallo, blu, lilla e bianco ed esplodono in bellissime fioriture dalla fine della primavera sino all'inizio dell'autunno.
Per la fioritura, che avviene sempre sui nuovi rami, necessita di un fabbisogno di freddo e di riduzione di luce.


Il Rododendro è ritenuto di difficile coltivazione, in realtà basta riprodurre l'ambiente naturale in cui prospera e non forzarlo a nostro piacimento.

Terreno Per una buona crescita il Rododendro necessita di terreno acido e ben sciolto.
Creare nella zona designata una "buca delle acidofile" arricchita di aghi di pino. Correggere spesso il grado di acidità perchè annaffiando con acqua di rubinetto calcarea, il Ph varia nel tempo.
Aggiungere ogni tanto torba o apposito terriccio per acidofile, è possibile anche isolare la zona con teloni che fungono da barriera e impediscono la migrazione di altro terreno del giardino.

Concimazione Utilizzare ad inizio primavera concimi a lento rilascio e ripetere ogni 3-4 mesi la somministrazione. Utili anche ferro, potassio e azoto durante la fioritura.

Irrigazione Mantenere il terreno costamente umido evitando ristagni d'acqua o periodi di eccessiva siccità.

Esposizione Preferire zone ombreggiate e mai esposte ai raggi diretti del sole, bruciature sul fogliame indicano eccessiva esposizione alla luce o siccità.
Perfetta è la collocazione sotto alberi che riparano anche dalle correnti d'aria, causa di disidratazione del terreno.

Potatura Non sono necessarie potature drastiche, è sufficiente tagliare il tratto di ramo che contiene il corimbo appassito al termine della fioritura o, a fine inverno, eliminare i rami più rovinati o che crescono disordinatamente.

Avversità  Le pioggie continue, tipiche della stagione primaverile, possono causare nel Rododendron muffe e attacchi di afidi da trattare con gli appositi prodotti


Esistono specie di rododendro di piccole dimensioni adatte ad essere ospitate in vaso. La sostituzione del terriccio in questo caso risulterà più semplice.

venerdì 17 maggio 2013

ORTO IDROPONICO NEWS

Aggiornamento.

E' trascorso quasi un mese dall'inizio della mia sperimentazione nell'ambito dell'idroponia, è doveroso un aggiornamento.

Il bilancio generale è positivo anche se è insorta qualche piccola difficoltà, inoltre la stagione non è stata affatto di aiuto.


La crescita di pomodori e melanzane è stata notevole, le fragole invece dopo un'ottima partenza non hanno attecchito bene, le piantine mostravano seccume fogliare.
Ho sostituito "le perdite" con insalata e peperoni, dopo due settimane sono soddisfatta del risultato raggiunto.

Piante aggiunte dopo 10 giorni
Per confrontare la differenza di accrescimento tra colture tradizionali e colture idroponiche, ho piantato il 30 Marzo scorso alcuni pomodori e melanzane nel terriccio, 20 giorni prima dell'avvio dell'orto idroponico.
I pomodori mostrano da alcuni giorni i loro fiori, la melanzana è stata divorata dalle lumache nonostante l'uso di lumachicida.


Coltivazione tradizionale




Le differenze sono evidenti, inoltre nella coltivazione idroponica non è stato necessario utilizzare nessun prodotto antiparassitario.






L'apparato radicale si è notevolmente sviluppato allo scopo di ricevere il nutrimento e l'acqua che compongono la soluzione.


Anche l'apparato radicale dell'insalata introdotta in sostituizione delle fragole è fuoriuscito dal vaso in poco tempo.

Ho verificato che la diluizione del concime nutriente ottenuta seguendo le istruzioni riportate sulla confezione, è adeguata a piante coltivate in maniera tradizionale ma risulta altamente concentrata per una coltura idroponica. Infatti la quantità che si disperde nel terreno durante le innaffiature, rimane continuamente presente nella soluzione nutritiva dell'impianto idroponico;
l'evaporazione dell'acqua poi fa aumentare la concentrazione del prodotto.
Risultati migliori si ottengono con diluizioni maggiori di soluzione nutriente.

Vorrei inoltre consigliare di inumidire l'apparato radicale attraverso il vaso per alcuni giorni, soprattutto se le giornate sono molto assolate. Lo sviluppo delle radici non renderà più necessaria questa operazione.


giovedì 16 maggio 2013

PESCEGATTO PER CENA

Leggendo un articolo riguardante i pesci adatti ad acque stagnanti, mi è riaffiorato un ricordo d'infanzia sepolto chissà dove.
Episodi o momenti di vita quotidiana che sembrano spariti per sempre a volte emergono improvvisi come se non fossero rimasti assopiti per decenni.

Quando mio zio andava "a baffi", cioè a pesca di pesci gatto nel Cavo Napoleonico non potevo sfuggire: a cena avremo avuto pescegatto in umido.
A me sembrava di mangiare fango dei fossi, io quei pesci li odiavo.


Fino agli anni 70, in Emilia, la pesca del Pescegatto era molto comune, spesso compariva sulle tavole in diverse ricette.
Considerato come specie nostrana, in realtà fu importato dall'America nei primi anni del '900 per essere immesso nei stagni, detti "maceri" in cui veniva messa a bagno la canapa a macerare.

Ogni casa colonica degna di questo nome possedeva un macero, la coltivazione e lavorazione della canapa era molto sviluppata.
In Pianura Padana però acqua stagnante equivaleva alla presenza di nuguli di zanzare che i Pesci Gatto divoravano triplicando il loro peso in poche settimane, cene assicurate per i contadini dell'epoca.


Il Pesce Gatto nostrano il cui nome scientifico è Ictalurus melas, è un pesce di acqua dolce tipico di acque stagnanti e melmose ricche di fango e poco profonde.
E' una specie molto resistente, sopravvive in acque scarsamente ossigenate e torbide dove altri pesci non riuscirebbero ad adattarsi.
Il corpo e tozzo e privo di squame, la testa grande ospita un'ampia bocca provvista di 8 barbigli simili a baffi di felino (da qui il nome pesce gatto).
Ictalurus melas presenta colorazione scura con sfumature tendenti al giallo sul ventre, una pinna adiposa con il primo raggio acuminato.

Il Pesce Gatto si ciba di molluschi, piccoli crostacei e pesci di piccole dimensioni sia morti che vivi. E' un pesce spazzino, si alimenta con sostanze organiche di ogni tipo soprattutto al crepuscolo o nelle giornate nuvolose.


Ictalurus melas è un pesce adatto a laghetti naturali di medie e grandi dimensioni in cui le acque sono melmose e dove la presenza di un pesce-spazzino si rende necessaria.

Durante i mesi di Maggio e Giugno la femmina depone le uova in un nido preparato dalla coppia in un substrato morbido, entrambi i genitori controllano e ossigenano costantemente le uova. Alla nascita i piccoli rimaranno vicino al maschio.


Occorre tener conto che il Pesce Gatto non è una specie molto popolare nei laghetti a causa della spina velenosa che ha sul dorso (per l'uomo la puntura è solo irritante), ma che può danneggiare le altre specie ittiche presenti.
Il vantaggio nell'introdurre questo pesce in uno stagno è dato dall'alta adattabilità che lo rende longevo più di altre specie e l'utilità nell'eliminazione delle moleste zanzare.

Ho tratto le immagini da Google, con un piede ingessato non era il caso salire e scendere da fossi e cave per scattare foto......

martedì 14 maggio 2013

GIARDINI E TERRAZZI 2013

Domenica sera, tra scrosci improvvisi di pioggia e raggi di sole si è conclusa la manifestazione "Giardini e Terrazzi 2013" a Bologna.
Meravigliosi allestimenti floreali, pieni di profumi e colori hanno rallegrato il parco bolognese, tante le persone attratte dall'evento.

I miei giardini acquatici hanno riscosso molto successo, i giochi d'acqua sono diventati un'attrattiva per grandi e piccini, impossibile passare indiferrenti, il potere magico dell'acqua è unico!


Ho realizzato questo gioco d'acqua con una macina, una vecchia mangiatoia e tubi di rame. Il ricircolo dell'acqua è garantito da una pompa.
Il solito fabbro paziente ha previsto un meccanismo basculante per regolare l'inclinazione della parte superiore del gioco acquatico.


Fioritura di Stratiotes aloides.


Questa fioriera, adattabile in un terrazzo o in un interno, è un modello unico.
Comprende piante acquatiche e un piccolo bubbler. La verniciatura è stata eseguita a forno con vernice epossidica su materiale zincato.



Nel piccolo giardino Zen che ho allestito, ho posto la copia di un importante tsukubai, una fontana in pietra alimentata da una canna di bambù.
L'originale si trova nella parte posteriore del tempio buddista di Ryoan- ji a Kioto.
L'intero giardino infonde tranquillità e pace al visitatore che lo contempla.
L'acqua situata all'interno della pietra rappresenta il flusso ininterrotto della vita e della trasformazione continua delle cose.
I quattro ideogrammi incisi, in unione con il quadrato al centro, formano una poesia il cui significato è uno degli insegnamenti del buddismo: i beni materiali sono inutili, basta quello che è sufficiente per essere felici.




Arrivederci al prossimo anno!