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domenica 30 giugno 2013

MYRIOPHYLLUM SPICATUM, LE MILLE FOGLIE CHE OSSIGENANO

Il problema dell'acqua verde è quello di cui parlo più frequentemente con chi possiede un laghetto ornamentale.
Vorrei innazitutto premettere che l'acqua di un laghetto naturale non potrà mai avere la limpidezza simile ad acqua che sgorga dal rubinetto, microalghe e microscopici organismi viventi la popolano in un equilibrio naturale che caratterizza i laghetti biologici.

Vi saranno sempre periodi dell'anno in cui l'acqua non sarà limpida come la si desidera, è possibile però ottenere ottimi risultati creando un equilibrio ecologico stabile tramite diverse tipologie di piante ossigenanti che possono coesistere all'interno del biolaghetto.


Una di queste è il Myriophyllum Spicatum.
Come Hippuris, Ceratophillum e Hottonia, Myriophillum spicatum o Millefoglio d'acqua è un'acquatica sommersa ossigenante che vive in immesione dai 30 ai 300 cm di profondità.


Questa idrofita è una sempreverde rustica che forma densi tappeti di steli con fogliame filiforme verde-azzurro o marrone dall'aspetto piumoso che spesso emergono in superficie e, in estate, producono occasionalmente fiori insignificanti dai petali rossicci.
La foglia non supera i 2 cm di lunghezza, è priva di picciolo e i margini sono lisci o seghettati, oltre a svolgere funzione di filtro e ossigenazione, è anche un ottimo rifugio per avanotti di pesci e insetti acquatici.


Le radici carnose si diffondono nel suolo dove la pianta tende a formare densi gruppi o colonie.
L'origine di Myriophyllum spicatum è Euroasiatica, anche se questa acquatica sta diventando sempre più rara in Italia.
Vive bene in acque stagnanti e a lento flusso, ottima è la collocazione in laghetti di nuova formazione essendo una delle migliori ossigenanti.
Ama posizioni soleggiate ma si adatta senza problemi a mezz'ombra, in inverno le gemme dormienti svernano nel terriccio sul fondo del laghetto.


Coltivare nel proprio laghetto Myriophyllum spicatum è molto semplice: tollera qualunque tipo di acqua, anche quella lievemente salmastra, non teme il gelo e si propaga autonomamente da frammenti di piante dotati di radici fibrose o dai semi che compaiono dopo la fioritura.


Esistono diverse specie di Millefoglio d'acqua tutte adatte a laghetti o minipond, alcune utilizzabili anche negli acquari.


Tra le più comuni troviamo: M. verticillatum dal fogliame che sembra pennuto,
M. sibiricum di origine russa, M. filiforme, M. acquaticum che resiste meno al gelo ecc..tutte perfette ossigenanti da introdurre sempre nel laghetto.



venerdì 28 giugno 2013

PINOCCHIO A VILLA GARZONI

"C'era una volta... << Un re! >> diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un pezzo di legno"...

 
Non esiste adulto o bambino che non sappia riconoscere l'inizio di questa insolita fiaba : Pinocchio, il burattino toscano che vuole diventare un bambino vero in carne ed ossa.
Mi piace immaginare che Carlo Lorenzini, in arte Collodi, crescendo tra le mura del borgo medioevale di Collodi e trascorrendo le giornate tra i viali e le fontane del giardino di Villa Garzoni abbia potuto inventare le straordinarie avventure del suo terribile burattino.

Questo post è dedicato al giardino di Villa Garzoni, uno dei più belli d'Italia, dove il piccolo Lorenzini ha giocato e arricchito la sua fantasia mentre i genitori lavoravano presso la Villa, il padre come giardiniere e la mamma come cameriera.


Villa Garzoni occupa il sito del trecentesco castello dell'antico borgo medioevale di Collodi, in provincia di Pistoia. Il borgo del XII secolo, una volta sorvegliato dal castello, dal '600 dorme ai piedi della Villa che ha sempre conservato un rapporto di interdipedenza: un tempo gli unici accessi lastricati al paese erano anche i viali principali della Villa.

I Garzoni divennero proprietari nel 1366, ma solo nel 1633 fu firmato il progetto per una villa con annesso giardino arricchito poi nel secolo successivo.
Il risultato fu la realizzazione di un'armoniosa villa sviluppata su quattro piani e un grandioso giardino a cui si accede da due rampe a gradoni che accentuano la spettacolarità.


Il terreno fortemente in pendenza ha influenzato lo sviluppo della planimetria del giardino il quale consta di terrazzamenti e gradoni che aumentano l'effetto scenografico.
Il giardino è una perfetta opera armoniosa tra arte e natura in cui gli schemi rinascimentali si incontrano col nascente Barocco in un raro equilibrio tra statue, piante, trionfi d'acqua, scalinate.
Il giardino si estende in perfetta armonia con la Villa, crea un'atmosfera magica quasi da fiaba in una dimensione irreale.


Percorrere i sentieri del giardino storico di Villa Garzoni è come diventare protagonisti di una fiaba: all'ingresso si viene accolti dalle statue di Pan flautista e Flora, la dea italica della Primavera che introducono il visitatore in un percorso fatto di aiuole fiorite, teatrini di verzura, statue di satiri, vasche di ninfee e spruzzi d'acqua.


Tutto è meraviglioso: dalle serre con i pavoni, ai bossi scolpiti dall'arte topiaria, grotte, statue femminili e di figure mitologiche, foreste di bambù, nicchie coperte da mosaici e ninfei dove l'acqua gioca sbarazzina.


E' come se Pan e Flora aprissero il sipario di un teatrino pronto allo spettacolo, come quello di Mangiafuoco, figura che magari il Lorenzini ha intravisto ricordando le statue dei satiri che ammirava da bambino.


Una doppia scalinata conduce al piano superiore del giardino e nasconde un complesso sistema idraulico che alimenta i giochi d'acqua, qui abitano statue in terracotta, mascheroni e Pomona la dea romana protettrice della frutta.
Il suggestivo sfondo scenico fatto da piante, alberi e fontane ospita Nettuno, Apollo, Dafne, Tritoni, Bacco, statue di allegri villani tra un alternarsi di luci ed ombre che incantano e confondono.

Ponte sul labirinto
Imperdibile l'esperienza di smarrirsi nel labirinto, soprattutto per il successivo piacere di ritrovare la strada e continuare a sbalordirsi delle meraviglie che il giardino offre.

Sovrasta una grotticella di tufo la Fama, raffigurata come donna alata che regge una cornucopia dalla quale esce un potente getto d'acqua, ai suoi piedi delfini tra veli d'acqua.


Ancora l'acqua è la protagonista di questo spettacolo teatrale: sgorga copiosa, corre, scivola, gioca, scende  dai gradini delle scale, si insinua tra scogli e statue, si colora con le ombre dei lecci e dei bossi, scherza nella Grotta di Nettuno.
Spruzza maliziosa nei Bagnetti, dove le dame e i gentiluomini del settecento potevano rinfrescarsi tra deliziosi specchi, sguardi segreti e suoni di orchestrine nascoste.

Degna di rilievo la Rossa palazzina d'estate, realizzata su disegno di Filippo Juvarra, esempio architettonico rilevante di Barocco toscano (avrà ispirato la famosa "Osteria del Gambero rosso"?).


Il complesso villa-giardino è un'intera illusione ottica, la perfetta prospettiva inganna, la scelta del luogo da parte dell'antica famiglia Garzoni non è casuale, l'atmosfera leggera è in realtà piena di allusioni e doppi sensi e acuta sensibilità.


Se ci pensiamo bene, anche la fiaba di Pinocchio non è solo una semplice storia per piccini, ma il percorso iniziatico di un essere diverso dagli altri che per uniformarsi deve vivere incredibili vicende.
Allontanarsi dal giardino lascia anche al visitatore moderno un senso di vuoto, la consapevolezza della perduta bellezza della natura che, se lo desidera, può ancora ritrovare.


lunedì 24 giugno 2013

FIORI TROPICALI, LA MANDEVILLA


 

Per dare al giardino estivo un aspetto lussureggiante dal sapore tropicale Mandevilla è l'ideale.
Questo splendido rampicante offre meravigliosi fiori a tromba dai toni del rosa acceso, bianco o rosso.
Normalmente Mandevilla o Dipladenia abita le foreste dei tropici dell'America centro- meridionale, ospitarla nel proprio giardino significa creare un angolo pieno di calore e allegria che solo una pianta tropicale può regalare.
I fiori profumati sono vistosi e abbondanti e sovrastano la chioma rada a crescita rapidissima.

Il vitigno si arrampica con facilità a sostegni

La pianta offre diverse possibilità di collocazione: con i suoi vitigni si arrampica e aggrappa a tralicci, canne, pergolati oppure è meravigliosa nella forma ricadente come una ghirlanda fiorita davanti l'ingresso di casa.


Mandevilla appartiene alla famiglia delle Apocynaceae e racchiude numerose specie e cultivar che possiamo riunire in tre grandi gruppi:

Mandevilla a fiore grande che comprede piante dal grande fiore a tromba (10cm di diametro) e dalle foglie dal verde intenso spesso a pieghe,

Mandevilla laxa di tipo deciduo che in inverno perde il fogliame e richiede un taglio alla base della pianta che si rigenererà in Primavera. Tollera maggiormente i climi freddi (- 6°C.) e produce fiori molto profumati soprattutto di notte.

Dipladenia, la più idonea per essere coltivata in contenitori. La foglia è liscia, viene anche chiamate Mandevilla Sanderi


Fino a qualche tempo fa Mandevilla era considerata una pianta annuale, in realtà non è difficile prendersi cura di questo splendido vitigno e mantenerlo sano per anni.

Essendo una pianta tropicale ama la luce e il caldo umido. L'esposizione deve quindi essere in piena luce ma al riparo dal sole diretto delle ore più calde del giorno, bruciature sul fogliame indicano l'esposizione solare troppo intensa.


Le annaffiature devono essere costanti durante il periodo estivo di maggior crescita e fioritura, senza lasciare la pianta con terriccio asciutto o con esagerato ristagno idrico, le radici sono di tipo tuberoso e potrebbero marcire.
Risulta di grande utilità irrorare o vaporizzare il fogliame con acqua se l'aria dovesse essere eccessivamente secca.
In primavera le annaffiature devono essere notevolmente diradate sino a cessare quasi del tutto in inverno. (E' sufficiente che il terriccio sia sempre lievemente umido).


Utilizzare un terriccio morbido e leggero unendo argilla o pomice e concimare ogni 15 giorni con concime liquido per piante fiorite. Cessare la concimazione in autunno e per tutto l'inverno.


La potatura ha lo scopo di eliminare i viticci più deboli o contenere l'esuberanza di Mandevilla. Alla fine dell'inverno si possono eliminare i rami esterni e lasciare un terzo dei rami principali.

Nei climi ad inverno freddo Mandevilla deve essere riparata ad una temperatura non inferiore a 12-15°C., esposta alla luce, il terriccio deve rimanere costantemente umido.


Tra le più popolari troviamo Mandevilla x amoena "Alice du Pont", ricca di bellissime fioriture, tollera anche temperature tra 10-15° C.
Bella anche Mandevilla Laxa o Gelsomino Cileno di taglia piccola con profumatissimi fiori bianchi, resiste a temperature basse (5-6°C.)



venerdì 21 giugno 2013

UN GIARDINO...MOVIMENTATO

Giorni molto movimentati attorno al laghetto.... Mimmi ne sa qualcosa.


Una decina di giorni fa un piccione viaggiatore ha impattato contro al vetro di una stanza del primo piano di casa, il risultato è stato una frattura ad una zampa e un'abrasione all'addome.


Dopo numerosi tentativi, il proprietario di Cristoforo (siccome si tratta di un colombo viaggiatore il nome mi sembrava scontato!) è stato rintracciato nella vicina Mirandola, grazie ai numeri di identificazione stampati sull'anello della zampa sana.
Inutile spiegare che un colombo viaggiatore che non può viaggiare diventa inservibile, così nonostante i musi lunghi di Mimmi, Cristoforo è entrato a far parte di quel circo che è la mia famiglia.

La convivenza è stata molto positiva, Cristoforo si è pian piano ripreso senza togliere spazi o cibo al gatto.


Ieri poi sono transitati nei vari mastelli del giardino, contenitori, laghetti, minipond e tutto ciò che poteva avere un minimo di capienza diversi esemplari di Carassidi, koi, gambusie e bivalve.
Mimmi non chiede molto, gradirebbe almeno essere avvisato prima, non può controllare tutti quei pesci da solo!

Stasera la pazienza di Mimmi è stata messa a dura prova: mentre Cristoforo dopo vari tentativi è volato per destinazioni note solo a un piccione viaggiatore si è presentata Sally e ha preso possesso del laghetto.


Sally è una bellissima e simpatica salamandra dal ventre color arancio acceso che da stasera occupa la nicchia che Cristoforo ha lasciato vuota....


Sally sembra gradire molto la nuova collocazione, Mimmi per ora è un po' arrabbiato, sicuramente stanotte ci penserà su, poi, si sa, domani è un altro giorno.......


martedì 18 giugno 2013

SALICE TRA MITO E LEGGENDE parte seconda

Il termine salice ha origini celtiche, significa "vicino all'acqua".
Per molti popoli antichi i fiumi presso cui i salici crescevano non erano altro che le lacrime emesse da questi alberi dalle lunghe e argentate foglie.

Il salice è un albero sia simbolicamente che naturalmente in stretta correlazione con l'elemento acquatico, in particolare con la magia delle acque.


Da sempre il salice è considerato una divinità femminile, legato alla fecondità e ai cicli lunari e muliebri, secondo le leggende evocatore di pioggia e nebbie.


Nella tradizione celtica il culto del salice era molto sentito, nel calendario veniva considerato il quinto albero dell'anno ( periodo che andava dal 12 aprile al 15 Maggio cioè le Calendimaggio).
I druidi celebravano i sacri riti ponendo le offerte in ceste di salice, gli strumenti musicali che utilizzavano per incantare il popolo con suadenti melodie erano costruiti con il flessuoso legno di salice, capace di far risuonare la voce del vento e della natura tra le sue fronde.


In Lituania il culto del salice come simbolo di fecondità è perdurato sino ad un centinaio di anni fa.
Secondo la leggenda la dea Blinda ( Ecate poi Atena per i Greci) era così feconda da poter partorire da ogni parte del corpo. La Madre Terra, invidiosa della sua capacità, mentre Blinda camminava in un prato paludoso le imprigionò i piedi e la trasformò in un salice.
Per questo le contadine lituane usavano fare offerte floreali alla Dea Madre per richiedere il dono della maternità cingendo di corone i grandi salici, tradizione pagana che è continuata sino ai primi anni del XIX secolo.


Nel mondo greco, il salice era legato a Zeus tramite le sue nutrici Elice e Amaltea che lo allevarono sul monte Ida dove la madre Rea lo aveva nascosto affinchè il padre Cronos non lo divorasse.
La culla di Zeus era appesa ad un salice, Amaltea allattava il piccolo sottoforma di capra  (da qui Salix caprea).
Per gli antichi Greci il salice era un'albero collegato al mondo dei morti e all'aldilà per la capacità di rigenerarsi facilmente dai rami spezzati.


Infatti Ulisse per trovare la porta degli inferi viene mandato da Circe nel boschetto di pioppi e salici di Persefone, inoltre essendo Ecate legata al salice, collega indissolubilmente la pianta al regno dei morti.
Orfeo infine, tenta di condurre Euridice dal regno dei morti alla vita tenendo in mano un ramo di salice.


Per gli Ebrei invece il salice era albero propiziatore di pioggia, venerato dal popolo del deserto come tutto ciò che è legato all'acqua. Per ricordare la traversata del deserto dei loro padri, gli Ebrei scelsero il salice piangente come simbolo (da qui il nome Salix babylonica, anche se la pianta in realtà ha origine cinese) e ricordato nella festa dei Tabernacoli o delle Capanne.

Già 1000 anni prima di Cristo, gli antichi popoli della Mesopotamia usavano curare le malattie reumatiche e la febbre con il salice, visto che la pianta viveva con i piedi nell'acqua senza trarne danni.
La biochimica ha confermato l'antichissima teoria: è noto come il salice contenga la salicina, base per gli antireumatici, antipirettici, antinfiammatori.


Per il popolo di Roma, il salice è il "vimen", cioè il vimini.
Plinio nei suoi scritti raccomandava il salice per calmare "bollenti spiriti" soprattutto femminili, principio confermato dal potere sedativo della pianta.
Tale ipotesi derivava dall'osservazione dei frutti che cadevano prima della completa maturazione, quindi si pensava che la pianta "uccidesse" i propri figli, al salice si attribuiva una duplice natura : fecondità e castità.


Per i Britanni il salice è tradizionalmente legato alle streghe, la radice inglese del termine salice (willow) e strega (witch) è la stessa. Alcune streghe affermavano di volare su setacci per cereali intrecciati col salice e di giungere nel mare per praticare i loro riti malefici navigando su cesti di vimini .
La famosa scopa delle streghe inglesi era legata col salice.
Secondo i Britanni con due rami di salice intrecciato a forma di croce si poteva predire la propria morte: se la croce posta su una fonte sacra galleggiava la morte era vicina, se affondava il tempo era ancora lontano.


Per il Cristianesimo il Salice piangente è simbolo di purezza e castità, il giusto atteggiamento da tenere, prostrato e riverente.
Secondo la leggenda quando Gesù cadde a terra durante la Via Crucis, colpito dalle frustate di un soldato romano, non riuscì più ad alzarsi per il peso della Croce. Fu grazie alla pietà di un salice, che abbassando i rami, Gesù potè rialzarsi aggrappandosi ai rami.
Salix babylonica, ovvero il Salice piangente, rappresentò da quel momento simbolo di dolore e lacrime per il mondo cristiano.

Durante il Medioevo, per alcuni il salice aveva natura malefica perchè legato alle divinità femminili e alla procreazione, venerato dalle streghe come ogni cosa legata al mondo misterioso delle donne.


In oriente invece il salice ricopre simbologie positive, rappresenta l'immortalità, la spiritualità e l'eternità tanto che il suo legno viene utilizzato per l'architettura sacra.
E' proprio osservando i suoi rami flessibili che vennero ideati i primi fondamenti del Ju jitsu.

domenica 16 giugno 2013

C'E' POSTO ANCHE PER GLI ALBERI: IL SALICE prima parte

Nell'ossatura di un giardino d'acqua non possono mancare gli alberi, arbusti dal notevole sviluppo come la Gunnera, anche se di grandi dimensioni, non possono sostituire una pianta legnosa.
Pochi sono gli alberi che riescono a crescere bene in prossimità dell'acqua senza soffrire di asfissia radicale.
Il posto d'onore spetta al cipresso calvo (Taxodium distichum) che tramite radici che fuoriescono dalla melma con escrescenze legnose, si è adattato a crescere anche nelle paludi.



L'albero che da secoli cresce accanto ai nostri corsi d'acqua o stagni, accettando anche immersioni, è il Salice.
E' un albero talmente comune che quasi sembra banale parlarne, in realtà i salici sono un'ottima risorsa sulle rive di un laghetto sia per la loro rusticità che per la vasta gamma di scelta per la grande varietà di specie esistenti.


Il genere Salix annovera circa 300 specie che comprendono alberi di grandi dimensioni, arbusti, piante perenni a fusto legnoso di cui 30 sono spontanee in Italia.
I salici abitano tutto l'emisfero Nord del Pianeta, proliferano nei prati umidi, nelle zone paludose e sul greto dei fiumi, in ogni territorio dove la disponibilità di acqua è abbondante.

Sono alberi ornamentali di  rara bellezza:

Salix babylonica
Salix Babilonica Originario dalle regioni centro-asiatiche, maggiormente conosciuto come "Salice piangente", presenta una chioma emisferica ricadente, tronco sinuoso e ripiegato dalla corteccia bruno-rossastra con i giovani rami ripiegati. Le foglie decidue sono lanceolate, seghettate ad inserzione alterna sul ramo. Ad Aprile-Maggio compaiono i fiori, sia maschili che femminili, sostituiti dai frutti. Salix Babilonica è perfetto sulle rive di un laghetto, la crescita e la propagazione sono rapide.


Salix alba
  • Salix alba o Salice bianco è presente allo stato spontaneo in tutta l'Italia. Lo troviamo lungo i fiumi e le rive dei laghi spesso accanto ad alcune specie di pioppi dove con le sue radici, consolida i terreni delle rive. La chioma del Salice bianco è aperta, i rami sono flessuosi dalla  corteccia giallastra o bruno rossiccia e il fogliame ha un aspetto argentato per la sottile peluria che ricopre la pagine inferiore delle foglie. 
Salix alba è una pianta largamente utilizzata sin dal passato: per la         veloce crescita veniva piantato per sostenere la vite, bruciato come combustibile e impiegato nell'industria della carta. Note le proprietà medicinali: è proprio dal salice bianco che si ricava l'acido salicilico (oggi prodotto in sintesi) base di molti antinfiammatori come l'aspirina. La corteccia ricca di tannino ha ampio potere disinfettante e cicatrizzante.
Salix purpurea

  • Salix purpurea o Salice rosso così chiamato per il colore rossastro delle antere dei fiori maschili. Cresce sui greti di fiumi e torrenti, ha portamento cespuglioso e non raggiunge grandi dimensioni. I rami sono robusti, lisci e lucenti con foglie dentellate, verde chiaro e lucenti. Ottimo è l'utilizzo della pianta a scopo ornamentale, per intrecciare stuoie e cesti. Le proprietà medicinali di Salix purpurea sono notevoli: antireumatiche, antinfiammatorie, astringenti, sedative, antinevralgiche.

Salix caprea pendula

  • Salix caprea o Salicone ha portamento spesso arbustivo, chioma globosa e tronco sinuoso dalle fissurazioni grigie. I rami ascendenti sono coperti da piccole foglie ovali. Salicone è una pianta pioniera, cioè una delle prime a comparire dopo incendi o colate laviche per la sua capacità di adattarsi a terreni difficili. Molto apprezzata nei giardini, sulla riva di un laghetto è la varietà "Pendula" dalla chioma ad ombrello.


  • Salix cinerea, il Salice cinerino, è tipico delle zone umide in cui forma intricate boscaglie con piccoli alberi dal tronco ramificato.

Infiorescenze di Salix eleagnos

  • Salix eleagnos o Salice di ripa, arbusto o alberello dai sottili rami bruno giallastri. Con le sue radici forti e profonde consolida i terreni soggetti ad erosione delle acque o franosi. Sopporta alluvioni e non teme la siccità o di rimanere immerso in acqua. All'inizio della primavera, prima della fogliazione, compaiono belle infiorescenze giallastre fonte di nettare per le api.

Salix viminalis fiori
Salix viminalis
  •  Salix viminalis conosciuto in Europa e Asia sin dall'antichità per l'utilizzo dei suoi lunghi rami flessuosi nell'intreccio di ceste e stuoie (da cui "viminalis" cioè vimini). I rami allungati verso l'alto portano foglie lunghe e sottili color verde scuro, la fioritura compare in Primavera.,Recenti studi hanno rilevato l'alto potere fitodepurativo di Salix viminalis, l'alta capacità di iperaccumulare cadmio, zinco, piombo, mercurio, idrocarburi del petrolio, solventi organici, uranio ecc..ne fanno un'ottima pianta da utilizzare nei giardini delle acque reflue.                               
Il colle Viminale di Roma prende il nome da un bosco di salici che doveva ricoprirlo in passato e da cui gli antichi Romani traevano il "vimen", il vimini da intreccio.


Salix daphnoides
  • Salix daphnoides lo troviamo spesso associato a S. eleagnos per le caratteristiche simili. Esteticamente molto interessante per la colorazione azzurro-viola dei giovani steli. In Inverno sugli steli violacei compaiono polverosi fiori biancastri che fanno di questa pianta un'attrattiva del giardino e del laghetto. Molti sono gli impollinatori attirati da S.daphnoides come api e farfalle.

Salix fragilis

  • Salix fragilis viene così denominato per la fragilità dei suoi rami, caratteristica che gli permette facilmente di colonizzare vaste zone. Vive sulle rive dei fiumi, prati d'acqua e canali e, tramite l'acqua, diffonde i suoi ramoscelli spezzati che attecchiscono facilmente affondando nel fango. Salix fragilis cresce rapidamente senza raggiungere grandi dimensioni, la corteccia è di color grigio-marrone e i rami portano foglie lanceolate pelose in estate e glabre in autunno.

Salix herbacea con infiorescenze femminili
  • Salix herbacea è l'albero più piccolo del mondo. Raggiunge un'altezza massima di 1-6 cm e colonizza zone rocciose montane. La foglia è arrotondata, i fiori sono maschili di color giallo e femminili di color rosso. E' un arbusto strisciante che colonizza vaste aree.
Le specie di Salix sono tante siccome la pianta si ibrida facilmente, scegliere il tipo adatto alle proprie esigenze per valorizzare e abbellire giardino o laghetto non è complicato....

...Continua