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sabato 31 agosto 2013

VIBURNUM OPULUS, VICINO ALL'ACQUA

L'abbondanza di acqua sulle rive di un laghetto o di una biopiscina favorisce la crescita rigogliosa di piante che necessitano di molta umidità per dare il meglio.
Basta osservare la natura e si potrà rimanere sorpresi nel constatare la varietà di piante ripariali presenti sulle sponde di uno specchio acquatico naturale.
La scelta tra perenni, annuali, arbusti, alberi e bulbi è vastissima, una combinazione equilibrata contribuirà a creare uno spettacolo armonioso e durevole.
In questi giorni di fine estate sulle sponde del nostro laghetto possiamo assistere alla fioritura del Lytrum salicaria che ondeggia le sue belle spighe lilla, o apprezzare i dorati calici degli Hemerocallis, la Rodgersia poi è proprio alla fine dell'estate che dà il massimo.

Viburnum opulus in Agosto

Un arbusto perenne che tra beneficio dal microclima umido del laghetto è Viburnum opulus che in Agosto mostra le sue bellissime bacche prima verdi, poi rosse ed infine nere.
La pianta amante dell'umidità, se piantata sulle sponde del laghetto potrà godere con le sue radici dell'umidità che predilige per uno sviluppo ottimale.
A Maggio esploderà con bellissime infiorescenze bianche simili a palle di neve.

Viburnum opulus a Maggio

Comunemente chiamato "Palla di neve o Pallon di Maggio", Viburnum opulus è una pianta da fiore perenne della famiglia delle Adoxaceae il cui nome deriva dal latino viere cioè intrecciare, per la flessuosità dei suoi rami e opulus per la somiglianza delle foglie a quelle dell'acero.


E' un arbusto ornamentale deciduo che può avvicinarsi a grandi dimensioni con diffusione arrotondata, se non potato, raramente può avere grandezze simili ad un albero
La foglia trilobata ricorda quella dell'acero ma con la superficie rugosa per la presenza di venature, mostra colorazioni nelle diverse tonalità del verde che in autunno variano dal rosso acceso al violaceo.


I fiori sono piccoli e di colore bianco raccolti in corimbi a formare bellissime "palle di neve" molto ornamentali che in Maggio riempiono i giardini di profumo e attirano gli insetti impollinatori.
In autunno compaiono i colorati frutti commestibili (drupe) ma dal sapore acre, di cui si nutrono spesso gli uccelli, necessari per la propagazione del seme.

Drupe

Viburnum opulus preferisce terreno umido e ben drenato lievemente alcalino, anche se si adatta bene ad ogni tipo di terriccio.
Tollera un'esposizione al sole ma è meglio la mezz'ombra per un accrescimento ottimale.
Le potature devono essere effettuate dopo la fioritura e consistono nella rimozione di rami secchi e vecchi, utile è anche lo sfoltimento dei rami centrali per arieggiare la pianta.


Questo arbusto ornamentale può essere utilizzato per formare macchie monocromatiche o come siepe, bello in ogni stagione è disponibile in diverse cultivar come "Roseum" con fiori molto vistosi o "Xanthocarpum" le cui bacche sono dorate in Autunno.
Molto conosciuta la varietà "Compactum" con bacche rosse autunnali.


giovedì 29 agosto 2013

ACIDANTHERA, LA MIA AFRICA

Ho sempre pensato alla piantumazione di bulbi in autunno, per godere al termine dell'inverno dei primi fiori, preludio dell'arrivo della nuova primavera.
In estate, col giardino ricolmo di fiori acquatici e annuali dai colori esuberanti, nulla trovava posto nel giardino e nei miei pensieri.

Con il consiglio di un commesso (carino!!) ho acquistato lo scorso Novembre alcuni bulbi, a suo dire molto profumati e da proteggere dal gelo.
Ho atteso fino a Maggio tenendo i bulbi in ambiente riscaldato senza vedere comparire nulla.
Ho finito per dimenticarli e rimpiangere i soldi spesi inutilmente.

Qualcosa è spuntato allungandosi sino ad un metro, foglie piatte e strette simili a quelle dell'iris. Nemmeno un fiore, volevo estirpare tutto.
Invece, poi, ho pazientato ancora.


Adesso ho il mio angolo di Africa.
Il profumo è seducente ed inebriante, ti accoglie sul cancello del giardino, ti fa voltare alla ricerca della provenienza di questa dolce fragranza.

Sono i fiori di Acidanthera Murielae o Gladiolo callianthus abissino.



Acidanthera è un fiore atipico di fine estate dall'attrattiva esotica da godere nelle ore serali di fine Agosto, quando le lievi brezze di fine estate ne diffondono prepotentemente l'aroma.
Della rigidità del gladiolo non ha nulla, piuttosto ricorda la flessuosità dei giunchi e delle crocosmie, i fiori dal bianco purissimo fuoriescono da un elevato cappuccio che si piega all'improvviso dall'alto fogliame.


Acidanthera è una bulbosa semirustica delle Iridaceae proveniente dall'Etiopia che mostra un fogliame disposto a ventaglio alto 90-100 cm dal color verde chiaro molto simile a quello degli iris e fiori racchiusi in cappucci posti su spighe.
I fiori imbutiformi e ricadenti ricordano la forma di una stella, bianchi con una gola di color viola scuro, sbocciano a partire dal basso della spiga dalla fine di Agosto ad Ottobre inoltrato, inondando il giardino di profumi inaspettati.


I bulbi devono essere interrati in terriccio fertile e ben drenato ad Aprile- Maggio, (non in Autunno!) a seconda delle zone, quando è cessato il pericolo di gelate.
Il bulbo di Acidanthera teme il gelo vista la zona di provenienza e non necessita di troppa irrigazione.

Consiglio di creare aiuole o utilizzare vasi capienti da porre in posizione soleggiata con un minimo di 10 bulbi che devono essere interrati a 5- 10 cm. di profondità e con una distanza di 10 cm. circa l'uno dall'altro.


La messa a dimora di gruppi di bulbi ad un intervallo di alcuni giorni, potrà garantire una fioritura a scalare sino al mese di Novembre.
Al termine della fioritura, prima dell'arrivo del freddo, rimuovere i bulbi dal terreno e conservare in luogo caldo durante l'inverno. Ogni bulbo ne avrà prodotto un'altro da staccare e conservare nella sabbia, pronto a fiorire dopo due anni.
Nelle zone a clima mite i bulbi potranno essere lasciati a dimora con una spessa pacciamatura di protezione.


Acidanthera è perfetto sia per bordure miste vicino alla casa dove l'inebriante profumo potrà entrare facilmente, che come fiore reciso di lunga durata.


Acidanthera è un fiore che incanta, il mio angolo di Africa.

martedì 27 agosto 2013

VILLA LANTE, TRA NATURA E ARTIFICIO

Ancora Tuscia, terra magica dove arte e natura si intersecano armoniosamente a creare capolavori come il Bosco Sacro di Bomarzo; terra di Papi, che nell'area di Viterbo hanno creato luoghi fiabeschi per esaltare la loro grandezza e magnificenza, per riposare e arricchire il loro spirito.

Dopo aver assaporato l'atmosfera fatata di Bomarzo, basta spostarsi ai piedi del borgo medioevale di Bagnaia per ammirare uno dei giardini più belli d'Italia.
Il Borgo, già antico castrum, conserva il sapore e l'atmosfera medioevale con le sue mura, palazzetti e richiami saraceni che meritano una visita fino ad ammirare il bosco che si arrampica verso i Monti Cimini.
E' qui che si apre il meraviglioso scenario di Villa Lante, con i suoi spettacolari giardini rinascimentali, splendido esempio di come l'uomo possa con la sua arte dominare la natura.



Destinato inizialmente a diventare casino di caccia (barco), il luogo venne nel 1568 acquistato dal Cardinale Gambara che probabilmente si affidò al genio di Jacopo Barozzi detto il Vignola per progettare uno scenografico giardino all'italiana che si inerpica su di un colle con la sua spettacolare "via dell'acqua".
Uomo potente e di grande cultura umanistica, il cardinale Gambara volle concepire un luogo sfarzoso in cui immergersi nell'otium litterarum, nacque una splendida palazzina detta di Gambara e un giardino rinascimentale con un'estensione di quattro ettari.
Dopo 30 anni, grazie al Cardinale Montalto, seguì una seconda palazzina gemella, degna della prima e il completamento del giardino (palazzina detta di Montalto).


Il giardino di Villa Lante (il nome viene dal successivo proprietario, il duca Ippolito Lante della Rovere) al contrario di moltri altri luoghi è stato progettato per esaltare le fontane, la via dell'acqua e il parco, le due palazzine diventano di importanza secondaria in tutto il complesso.

Grazie allo specialista idraulico Chiruchi, le fontane e i giochi d'acqua raggiungono livelii altissimi, il percorso d'acqua si snoda dominando l'intera composizione, impossibile non notare la predominanza del giardino manierista sull'intera opera architettonica.


L'acqua in questo giardino fa da padrona: gioca, si nasconde e riappare, schizza e scherza, compie un percorso simbolico raccontato attraverso fontane che narrano la storia dell'uomo e del suo approccio con la natura e con Dio.

La via d'acqua è l'asse di simmetria di un parco suddiviso in quattro terrazzamenti, le palazzine gemelle ne sono solo le quinte.
La massa d'acqua giunge dai Monti Cimini e incanalata tramite un acquedotto alimenta le fontane ornamentali.

Fontana del diluvio

Partendo dall'alto, cioè dagli "inizi", troviamo la Fontana del Diluvio, un ninfeo dove le acque si incrociano in una serie di getti (probabilmente concepito come follia d'acqua) ed articolata tra le due Logge delle Muse qui rappresentate.
Alle spalle, un teatrino all'aperto, uno dei motivi ricorrenti nel Rinascimento e, ad accogliere il visitatore, un pilastrino su cui poggiano quattro teste.
La Fontana del Diluvio, posta dopo un bosco, segna un momento in cui l'uomo è ancora in armonia con Dio, passando poi per l'età della ragione, attraverso il Diluvio, deve lottare contro la Natura con le sue sole forze.

Fontana dei delfini

Segue l'elegante Fontana dei delfini, una struttura costituita da quattro vasche degradanti su un'unico masso il cui tema conduttore è attualmente quello dei delfini (ve ne sono rappresentati 16) e attorniata da sedili in pietra che ne esaltano la forma ottagonale.
In passato la fontana era molto più articolata: un grosso finto corallo nato dal sangue solidificato della testa di Medusa e sormontato da un pergolato ricoperto da piante rampicanti, faceva sgorgare l'acqua da 8 cannelli, raccolta infine in una vasca ottagonale.
Detta Fons Coralli, rappresentava il Male trasformato in Bene, l'acqua come simbolo di Grazia.

Catena d'acqua

Particolare

La via d'acqua prosegue con la Catena d'acqua, un concatenarsi di chele di granchio di peperino in cui l'acqua che sgorga dalle fauci di un gambero (simbolo del cardinale Gambara), scorre tumultuosa come una cascata tra spruzzi e spuma da una voluta all'altra.
L'acqua scende dal dolce pendio seguendo la naturale inclinazione del terreno, per il Gambara che qui ha fatto porre il suo stemma araldico è un'autocelebrazione, il simbolo di se stesso che ascende spiritualmente verso il Diluvio.

Fontana dei giganti

Avvolta tra le chele del granchio, l'acqua giunge alla Fontana dei Giganti, due grandi statue in peperino che rappresentano l'Arno e il Tevere, nella tipica posa adagiata. I fiumi vogliono rappresentare l'amicizia tra il Papato e la famiglia Medici e il loro potere unito.

Tavola

La fontana fa da quinta altamente scenografica alla Mensa del Cardinale o della Tavola, un lungo rettangolo in peperino il cui centro scavato lascia scorrere l'acqua che qui si quieta.
L'acqua è una tovaglia cristallina in cui si tenevano al fresco cibi e bevande durante i pranzi e le cene, ancora oggi si rimane sbalorditi dall'effetto ottico dell'insieme, come i commensali stupiti di un tempo.
Il progetto fu eseguito da Pirro Ligorio, attivo in tutta la zona, che per questa fontana si ispirò a forme classiche.

Fontana dei lumini
La Tavola del Cardinale collega la parte alta del giardino a quella bassa, dove incontriamo la Fontana della Cavea o dei Lumini, un semicerchio formato da tre gradini in cui 70 lumini gettano zampilli argentei d'acqua che torna di nuovo vivace. Ai lati due grotte dedicate a Venere e Nettuno vogliono unire la forza purificatrice dell'acqua a quella del fuoco.

Fontana dei mori
Nel giardino inferiore spicca imponente la Fontana della Peschiere, un probabile richiamo a quella di Villa d'Este che ospita al centro la Fontana dei Mori la quale prende il nome da quattro statue di atleti di colore scuro che sorreggono i simboli del Cardinale Peretti Montalto (pere e monti sovrastati da una stella).
Una balaustra divide lo specchio d'acqua in quattro quadrati.

Particolare
Fulcro di tutto il giardino, la fontana detta anche del Quadrato sostituisce una precedente iconografia mirata a esaltare la famiglia Gambara.
Una piramide centrale, circondata da quattro laghetti veniva colpita da getti d'acqua tirati da archibugieri posti su una navicella di pietra a simboleggiare gli attacchi degli infedeli alla Chiesa.
Il tutto era attorniato da un perfetto giardino all'italiana in bosso intricato come una graticola (simbolo di martirio), l'intera struttura della fontana voleva significare il percorso spirituale di purificazione ottenuto anche tramite l'acqua per giungere alla Gerusalemme.

Fontana del Pegaso

Ultima in questo percorso dell'acqua, posta per prima all'ingresso del barco, al di fuori del muro di cinta della villa, è la Fontana di Pegaso, pensata dal cardinale Gambara ma realizzata dal Montalto.
Il famoso cavallo alato, Pegaso, è posto al centro di una piscina ovale nell'atto di battere lo zoccolo che farà sprigionare la fonte Ippocrene la cui acqua è fonte di ispirazione poetica.
L'alta balaustra posta alle spalle ospita le nove Muse che soffiano acqua verso Pegaso, nell'acqua quattro putti dalle ali traforate gettano zampilli verso il cavallo mitologico.

Particolare

Tutta la "via d'acqua" in questo giardino rinascimentale unico nella sua bellezza è carico di simbologie, l'acqua è fonte di rigenerazione e poesia, sorgente di vita e percorso di purificazione, forza della natura e supremazia.

Non a caso, il Giardino di Villa Lante, ha meritato il titolo di "Giardino più bello d'Italia nel 2011.

venerdì 23 agosto 2013

POTAMOGETON, PENSARE IN PICCOLO

I grandi spazi offrono molte possibilità di progettazione, le scelte nella realizzazione di biolaghetti o punti d'acqua sono innumerevoli.

Spesso, parlando di giardini acquatici, noto persone desiderose di approcciarsi a questa concezione di organizzare la propria area verde, ma con il timore di non possedere spazio sufficiente.
Molti poi, potendo usufruire solo di un terrazzo, si negano il piacere di ammirare un'ecosistema ricco di vita e di goderne da vicino la bellazza.

Creare un minipond in un piccolo contenitore che possegga le caratteristiche idonee è semplice, non richiede mani esperte, competenze e continua manutenzione.

Potamogeton natans

Acquatiche come Salvinia natans, Ludwigia, Azolla, Lemna o Ninfee nane, necessitano di pochi centimetri d'acqua in contenitori poco capienti, occupano zone limitate e regalano molte soddisfazioni
Questo vale anche per Potamogeton.

Il genere Potamogeton (dal greco potamos, fiume e geiton, vicino di casa) comprende piante acquatiche di piccole o medie dimensioni che vivono in acque dolci a lento flusso o stagnanti.


Spesso sono perenni, con foglie glabre, traslucide, coriacee, opposte su uno stelo sottile, mostrano un'infiorescenza poco evidente formata da quattro segmenti arrotondati. Le foglie sono galleggianti e sommerse, a volte di forma allungata o arricciata.
Le acquatiche del genere Potamogeton si sviluppano in piccole colonie in acque poco profonde su terreni fangosi o sabbiosi di ogni tipo tramite apparato radicale fibroso o rizoma.
Prediligono il pieno sole ma crescono senza alcun problema anche in mezz'ombra.


Queste acquatiche sono ottimo riparo per i pesci e amate dalle falene  Elophila nymphaeata che vi depongono le uova fecondate.

Per un minipond di circa 50 cm di diametro preferisco Potamogeton nodosus, una pianta acquatica perenne con stelo allungato verde chiaro che non supera il metro, sulla cui lunghezza si trovano foglie allungate ellittiche-lanceolate.
La pianta presenta sia foglie galleggianti che sommerse, quest'ultime più nastriformi e tendenti al color marrone.
Al termine della fioritura compaiono i semi marroni, molto amati dagli uccelli acquatici.


Dalle foglie galleggianti, in estate si diparte un picco floreale verde o marrone-rossastro di forma cilindrica che mostra una piccola spiga di fiori che emergono appena dal pelo dell'acqua.

Potamogeton crispus

Una bella variante è rappresentata da Potamogeton crispus, la pianta racchiude le stesse caratteristiche generali del suo genere con la particolarità di mostrare le foglie arricciate sui margini ondulati poste su rami quadrangolari rossastri.
Il fogliame galleggiante increspato color verde scuro e lungo 8-10 cm è molto ornamentale, gradito da carpe, tinche e gasteropodi d'acqua dolce.


Consiglio anche Potamogeton natans, anch'esso con foglia emersa oblunga e a crescita rapida. Come tutti i Potamogeton risulta molto utile per l'ossigenazione del laghetto e di semplice manutenzione.


martedì 20 agosto 2013

IL CUGINO PIOPPO

Nella piatta piattissima Pianura Padana, l'unico elemento che da sempre nelle campagne e nei pressi dei corsi d'acqua rompe la monotonia del paesaggio è il pioppo.
In Emilia è l'albero per eccellenza, le lunghe file altissime ricche di rami argentati si muovono al vento presso i maceri al fianco dei loro famosi cugini: i salici.
Il rumore del vento tra le foglie ricorda il chiacchierio della folla, da questo deriva il nome che i latini diedero all'albero: populus, cioè popolo.


Populus alba, il pioppo bianco, è legato indissolubilmente all'acqua, essa è necessaria per trasportare lontano i semi contenuti nella lanugine che, chi vive nei pressi di un pioppeto, conosce bene.
Durante la tarda primavera infatti, il pioppo produce in abbondanza una leggera bambagia facilmente trasportabile dal vento, ricca di semi pronti a colonizzare una zona umida non soggetta ad alluvioni costanti, nei pressi di un corso d'acqua.


Per la mitologia greca, il pioppo è un albero dall'animo femminile, lo stormire delle foglie ricorda il pianto di fanciulle, le figlie del Sole, disperate per il fratello Fetonte, punito da Zeus per aver rubato il carro del Sole
L'albero è legato ad Ercole e alle sue dodici fatiche, simbolo di morte luminosa.

Il pioppo è un albero molto antico e resistente, cresce in Italia da molti secoli,
a Roma pare che Piazza del Popolo prenda il nome da un antico bosco di pioppi che si trovava in quel luogo.

Per i celti, il pioppo è legato al regno dei Morti e simbolo di passaggio nell'aldilà. I Druidi usavano misurare le tombe proprio con un bastone di legno di pioppo su cui era incise formule rituali.


Populus alba è l'albero dei corsi d'acqua, appartiene alla famiglia delle Salicaceae, il suo comportamento in natura è simile a quella del cugino salice, al pari di tutte quelle piante il cui destino è legato indissolubilmente all'acqua.
Ottima scelta per laghetti naturali di grandi dimensioni, il pioppo può raggiungere altezze che vanno dai 15 ai 30 metri, la corteccia è biancastra e percorsa da screpolature.

L'alto fusto slanciato sorregge una chioma globosa e leggera con foglie triangolari, rotonde o lobate a seconda della specie.
Populus alba ha foglie decidue, triangolari con margine dentato verde intenso nella pagina superiore e biancastre in quella inferiore per la peluria che le ricopre e da cui prende il nome alba.


Ama le posizioni soleggiate, non teme il gelo.

Il pioppo svolge un lavoro di consolidamento delle sponde di laghi o corsi d'acqua grazie al suo apparato radicale che si estende anche per 20 metri attorno alla pianta madre. Viene utilizzato per il suo legname morbido adatto a piccoli oggetti e per la produzione di cellulosa.     


Si possono apprezzare cultivar di pioppo bianco appropriate a parchi e giardini o altre specie come il pioppo nero (Populus nigra) il cui fusto è di color marrone-grigio, pioppo tremulo (Populus tremula) le cui foglie, per la particolare forma del picciolo si muovono al minimo alito di vento.               

mercoledì 14 agosto 2013

DURANTA ELLISIA, UNA NOVITA' DAL SUD AMERICA

Passeggio curiosa tra i banchetti del mercato attenta a qualunque oggetto o pianta insolita che attiri il mio sguardo, qualcosa che possa trasformarsi in gioco d'acqua o fontana, un fiore sconosciuto dall'aroma che mi faccia voltare la testa incuriosita.
Al Sud il mercato è qualcosa di caratteristico, molto diverso dall'ordinata e professionale fila di banchetti raggruppati per tipologia di vendita tipica della Pianura Padana.
Venditori di mazzi di origano si affiancano a file di caciocavallo e 'nduja appesi a stocco che attira nuguli di mosche, collane di peperoncini piccanti tra frutti locali sconosciuti ai turisti, montagne di abiti (3 euro l'uno!) rovistati da mani frenetiche.
La musica di vecchie canzoni dialettali sovrasta le urla dei venditori, al Nord verrebbero guardati con occhi preoccupati....


Tra bellissime bouganvillee, ibischi, mandeville, palme, un colore mi attrae.
Da qualche tempo lo preferisco nell'allestimento dei giardini, è un misto tra l'azzurro e il viola, molto raffinato ed elegante.

L'arbusto ha portamento sarmentoso con piccoli fiori raccolti in mazzolini, chiedo il nome al venditore: Duranta Ellisia (avevo capito Durante Elisa, una pianta con nome e cognome??!!)
Per farle percorre i 1200 km che la condurranno nel mio giardino devo architettare un involucro che spunta in gran parte dallo zaino, in treno devo continuamente fare attenzione agli urti e alla folla...nulla potrà farmi desistere!!!


Si conosce ancora poco di questa pianta, pare sia sul mercato italiano da pochissimi anni, proviene dal Centro-Sud America e dai Caraibi dove il clima è caldo anche se è stata naturalizzata in altre parti del mondo.

Appartiene alla famiglia delle Verbenaceae, il nome le fu attribuito da Linneo in onore di Castore Durante, un grande botanico del '500.
Nonostante l'apparenza delicata, Duranta è una pianta resistente molto appariscente per il suo aspetto un po' disordinato dal tocco esotico.
I rami sono semilegnosi e ricadenti dall'aspetto tentacolare, facilmente guidabili su una spalliera, solo quelli più vecchi assumono una consistenza legnosa e si ricoprono di spine.


Le piccole foglie ellittiche sono color verde chiaro e opposte sul ramo, il margine è dentellato e nei climi più freddi tendono a cadere per ricomparire in primavera.


I delicati fiori color lavanda con occhio chiaro al centro e margine bianco appaiono in estate e sprigionano un delizioso profumo di vaniglia, sono raccolti in piccole pannocchie che appesantiscono l'esile ramo dandogli un aspetto ricadente.
Ai fiori in autunno si sostituiscono appariscenti bacche color oro molto velenose che persistono alcune settimane e attraggono gli uccelli i quali se ne nutrono senza problemi.


Duranta ama la luce solare ma ho notato che l'esposizione alla luce solare diretta nelle ore più calde della giornata tende a causare ingiallimento fogliare, meglio la mezz'ombra risevando però alla pianta almeno 4-5 ore di sole per non compromettere la fioritura.



Le annaffiature devono essere costanti lasciando asciugare il terriccio tra un'irrigazione e l'altra, la pianta teme molto i ristagni idrici che causano marcescenza radicale (meglio una lieve siccità). Durante la stagione fredda le annaffiature devono essere sospese.
Il terriccio deve essere soffice e ricco, arricchito con concime granulare a lenta cessione in primavera, prima della fioritura. Se la pianta è coltivata in vaso, sostituire il terriccio ogni 3 anni.


La pianta tollera basse temperature e brevi peridi di gelo, meglio però coltivarla in vaso in zone in cui l'inverno ha periodi di gelo prolungato per poterla ricoverare in un luogo protetto.

La potatura è necessaria per dare alla pianta un aspetto più ordinato senza però effettuare tagli troppo drastici che ne comprometterebbero la fioritura.
Cresce molto velocemente, in zone calde può richiedere potature che ne contengono il rapido accrescimento.
La moltiplicazione si pratica per seme o più semplicemente per talea sui rami che non hanno fiorito.


Duranta ellisia è una pianta ornamentale adatta alla coltivazione in singoli gruppi o in un mix di arbusti (ad esempio con Buddleja), su spalliere o in vasi.

lunedì 12 agosto 2013

IMMAGINI DA BOSCO ALBERGATI 2013


Continua la festa a Bosco Albergati tra le luci intermittenti delle giostre, i profumi dei cibi e il via vai di gente che passeggia tra ristorandi e stands espositivi.


Le mie acquatiche sono un'attrazione che risveglia nuove idee per la realizzazione di giardini.
Un'innovazione nell'architettura del proprio spazio verde fino a poco tempo fa impensata oggi facilmente attuabile.


Il suono dell'acqua in movimento desta stupore e allegria.




Fino al 19 Agosto per raccontare le meraviglie delle piante acquatiche.....