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sabato 28 giugno 2014

NASCITA DI UNA STELLA: ALLEVARE KOI

Selezionare ed allevare Carpe Koi ornamentali di rara bellezza non è solo un mestiere, è frutto di una grande passione, entusiasmo, capacità di capire qual'è l'esemplare perfetto per diventare un genitore, amore per il proprio lavoro.
Questo è il progetto su cui Andrea, esperto biologo, da molti anni sta lavorando con la collaborazione di Marcello all'interno della loro azienda e a stretto contatto con l'Università di Bologna,

I laghetti all'ombra dei colli bolognesi

E' stato per puro caso che ho scoperto che a due passi da casa mia esistono veri allevatori di Carpe Koi, pesci che per scherzo amo definire Carpe giapponesi-emiliane, nate e cresciute nella nebbia della Pianura Padana ma ben adattate all'infausto clima.

Un pomeriggio con Andrea e Marcello ha accresciuto le mie conoscenze su questi bellissimi esemplari che oso definire "gli imperatori" del laghetto.

Giugno è il mese perfetto per la riproduzione.

La scelta dei riproduttori


Maschi e femmine vengono isolati in vasche separate per evitare accoppiamenti casuali, la scelta dei genitori-riproduttori è importante per la selezione dei colori e delle macchie della futura prole.

Ipofisi di Koi

Si procede alla stimolazione delle gonadi degli esemplari femminili prescelti mediante iniezione di ipofisi di Koi diluita in soluzione fisiologica per indurre la maturazione delle uova che in una femmina sono decine di migliaia.

Femmina carica di uova mature
Quando la femmina mostra l'addome teso e gonfio di uova manifesta una forte necessità di espellerle, Andrea e Marcello sono pronti per la raccolta che avviene comprimendo delicatamente l'addome della Koi .

Raccolta delle uova

Il tempo a disposizione per la gestione delle uova è pochissimo: se non vengono immediatamente fecondate sviluppano una membrana resistente agli spermatozoi che rende vano ogni tentativo di concepimento.
Le uova raccolte e fecondate da 2-3 esemplari maschili scelti in precedenza vengono poste in una incubatrice che ne mantiene costante la temperatura, poi
collocate in vasche coperte in cui la temperatura dell'acqua è tiepida dove aderiscono a fibre artificiali appositamente collocate all'interno della vasca.

Incubatrice
Le uova aderiscono a fibre ruvide
Le prime ore di vita per un embrione sono le più difficili, occorre un'attenta osservazione del loro stato di salute per scongiurare contaminazioni batteriche o da parte di miceti.
La temperatura dell'acqua all'interno delle vasche coperte deve essere mantenuta costantemente la stessa, Andrea segue la delicata fase di crescita come un padre apprensivo controllando spesso la vivacità dei neonati.


Nei primi 2-3 giorni di vita i neonati si cibano voracemente del loro sacco vitellino, poi sarà necessario somministrare loro plancton per iniziare lo svezzamento.

Stadi di accrescimento
A 10 giorni di vita nelle vasche esterne
All'aperto le piccole Koi iniziano a crescere velocemente, cormorani, aironi, nitticore e gatti tentano di procurarsi un pasto....


Prime taglie

Le piccole Koi sono pronte in poche settimane per abbellire acquari e laghetti ornamentali, crescendo diventeranno meravigliosi esemplari che sapranno aggiungere prestigio al laghetto che li ospita.


mercoledì 25 giugno 2014

NYMPHOIDES AQUATICA, LA PIANTA BANANA

L'ennesima pianta acquatica in pericolo nel suo ambiente di origine è Nymphoides aquatica, a rischio di estinzione nel sud-ovest degli Stati Uniti dove l'habitat naturale è quello di laghi e fiumi a lento decorso o le aree umide calde e ben illuminate.


Nymphoides aquatica è una Menyanthacea attraente e decorativa con la particolarità di esibire un apparato radicale simile ad un casco di banane, punto in cui la pianta immagazzina le riserve nutritive.


Le piccole radici arcuate si trovano subito al di sotto dell'apparato fogliare sotto la superficie dell'acqua, da corti piccioli emergono piccole foglie cuoriformi simili a foglie di ninfea.
Il fogliame si presenta arrotondato con una tacca alla base, mostra una colorazione verde brillante sulla pagina superiore e viola più o meno acceso in quella inferiore (a seconda della quantità di luce).


In Primavera e ad inizio Autunno su un lungo picciolo compare un timido fiore bianco a 5 petali equidistanti che sbuca vistosamente al di sotto delle foglie, ad esso segue il frutto che affonda a maturazione avvenuta.


La pianta ha caratteristiche anfibie, può radicare nel fondo di acque molto basse o comportarsi da galleggiante con le belle piccole radici in evidenza, le foglie possono essere sia sommerse che al sopra del pelo dell'acqua.
Se si decide di ancorare l'apparato radicale al substrato basta interrare per un terzo alcune piccole "banane" direttamente sul fondo del laghetto o in un contenitore da immergere poi nel giardino d'acqua.


Nymphoides aquatica è un idrofita di piccole dimensioni molto adatta a contenitori o mini laghetti che viene utilizzata anche negli acquari di acqua dolce.
E' una pianta perenne che ama la luce ed una temperatura tra 20-25° C., a rapida crescita e bassa manutenzione (basta rimuovere le foglie ingiallite).
Sopporta anche basse temperature anche se consiglio di ripararla da climi molto freddi durante l' Inverno.
Si moltiplica con facilità: le foglie emettono piccole radici laterali, sarà sufficiente staccare una foglia dotata di apparato radicale per ottenere una nuova piantina.


La fioritura in un mini stagno è molto suggestiva e simile ad una nevicata sull'acqua, la forma inusuale delle foglie abbellisce un piccolo giardino acquatico e contribuisce a mantenere limpida l'acqua e a proteggere la microfauna.
Nymphoides aquatica si accompagna con armonia a piccole galleggianti come Azolla, Salvinia o come elemento predominante accostata a Sagittaria.

martedì 24 giugno 2014

BIGNONIA CAMPIS RADICANS, IL GELSOMINO DELLA VIRGINIA

Colori sgargianti, aspetto esotico, crescita veloce e vigorosa, abilità nell' arrampicarsi ad altezze vertiginose, aspetto folto e lussureggiante, notevole capacità di adattamento sono le caratteristiche di Bignonia Campis Radicans.


In climi generosi come quello del Sud scegliere un arbusto per ricoprire muri, pergolati, cancellate e gazebo risulta semplice, ci si può sbizzarrire e spaziare in una vasta gamma di piante rampicanti coloratissime e profumate.

Qui nella Bassa padana si è costretti a ripiegare sul solito falso Gelsomino (Trachelospermum jasminoides) o al massimo si esagera con un Caprifoglio (Lonicera), col Glicine meglio far attenzione perchè  potrebbe travolgere muri e pergolati.


Bignonia Campis Radicans, anche se arriva dal clima caldo delle Americhe è riuscito ad adattarsi anche ai nostri freddi inverni, da tempo si coltiva nei giardini a ridosso di vecchi muri o su alberi e tettoie, in questi giorni di inizio Estate ne possiamo ammirare la prorompente e sgargiante fioritura.


Bignonia è un arbusto rampicante di rara bellezza sia per la fioritura spettacolare che per il lucido fogliame elegante contraddistinto da gruppi di fiori imbutiformi simili a trombette che mostrano colorazioni calde che vanno dal giallo al rosso attraverso una gamma di splendenti arancioni.
I fiori sono molto particolari: la corolla è costituita da 5 petali saldati alla base a formare un piccolo cono e ripiegati all'apice verso l'esterno si raggruppano
sul ramo da 6 a 10-12 e prorompono per tutta la stagione estiva in una cascata di colore.


L'arbusto è una Bignonacea (ora classificato nel genere Campis) che proviene dai climi caldi degli Stati Uniti adatto alla coltivazione in piena terra con la prerogativa di ricoprire con facilità muri, cancellate, pergole, recinzioni arrampicandosi tramite radici avventizie simili a ventose con cui raggiunge altezze che superano i 10 metri.


La pianta è resistente e di semplice coltivazione in climi molto rigidi è consigliabile ripararla accanto ad un muro per proteggerla da venti gelidi.
I tralci sono ricoperti da foglie oblunghe e dentate che si dispongono a due a due in modo regolare sul ramo.
All'inizio dell'Estate compaiono i grandi fiori campanulati che nel genere Campsis, spaziano tra rossi o arancio brillanti privi di sfumature, in altre varietà è possibile trovare Bignonaceae con colorazioni gialle, bianche, rosa con fiori di grandi dimensioni.


Bignonia Campis Radicans ama la luce ma non il sole diretto delle ore più calde del giorno e un terreno fresco, fertile e ben drenato privo di ristagni idrici con molto spazio a disposizione siccome la pianta sviluppa in un anno diversi polloni basali e una crescita in lunghezza molto vigorosa.


Le irrigazioni non devono essere abbondanti e potranno essere incentivate durante i periodi siccitosi estivi evitando comunque il ristagno idrico, gli esemplari adulti si accontentano dell'acqua fornita dalle piogge.
In Primavera occorre una potatura per un terzo dei rami più lunghi (la fioritura avviene sui rami nuovi) e la rimozione delle parti secche a livello del terreno.
Col passare degli anni si può eseguire un completo rinnovamento dell'arbusto rimuovendo i rami più vecchi e tagliando i restanti a 30 cm da terra.


Ogni 3-4 mesi fertilizzare con concime granulare a lenta cessione.
La moltiplicazione avviene per talea utilizzando gli apici semilegnosi che non hanno fiorito.


Esistono varietà molto decorative come Bignonia capreolata e B. capensis sempreverdi e caratterizzate da un'abbondante fioritura, B. grandiflora resistente anche a temperature molto basse.

venerdì 20 giugno 2014

PIANTE ACQUATICHE E FITORIMEDIO

Si parla molto di inquinamento dell'ambiente definito come una variazione dannosa delle caratteristiche di aria, acqua e suolo che influisce negativamente sugli aspetti della salute e delle attività di tutti gli organismi viventi.
Negli ultimi anni l'importanza di rimediare ai danni ecologici sta impegnando seriamente noi tutti, che dopo il boom economico degli ultimi 40 anni e un completo disinteresse verso l'ambiente, ci guardiamo alle spalle con apprensione.

Credo non sia mai troppo tardi per tentare di ripristinare le caratteristiche chimico-fisiche e biologiche dei diversi ecosistemi che, a causa della rapidità di immissione di sostanze inquinanti, non sono più in grado di autodepurarsi con il conseguente accumulo di sostanze tossiche nell'aria, acqua, suolo e all'interno degli organismi viventi


Tra le diverse metodologie per risanare le acque ed il suolo ne esiste una innovativa e di basso costo: il biorisanamento ovvero la capacità degli esseri viventi di trasformare il materiale organico inquinante in biomassa, acqua e anidride carbonica.
Tra i processi di risanamento si può ricorrere all'uso di piante, questo procedimento è detto fitorimedio cioè un trattamento biologico di bonifica che sfrutta la capacità di alcune piante e dei microrganismi a loro associati di interagire con le sostanze contaminanti sia organiche che inorganiche.

Utilizzo di piante acquatiche nel fitorimedio

Nel fitorimedio le piante acquatiche svolgono un ruolo fondamentale per l'assorbimento, la biodegradazione e la metabolizzazione degli inquinanti.
Le sostanze su cui le piante agiscono possono essere metalli pesanti (piombo, cadmio ecc..), contaminanti organici come gli idrocarburi, farmaceutici o radioattivi.

I processi ad opera delle piante idonee al fitorimedio consistono in diversi meccanismi :


Rizodegradazione, la decomposizione dell'agente contaminante avviene nella rizosfera (cioè quella parte di suolo che circonda le radici delle piante) per mezzo di microrganismi come funghi e batteri il cui ciclo vitale dipende dalla pianta stessa.
Con la rizodegradazione vengono eliminati contaminanti come pesticidi, tutti gli idrocarburi del petrolio, solventi, policlorobifenili.

Fitodegradazione, l'assorbimento e la degradazione dell'inquinante avviene all'interno o all'esterno della pianta tramite enzimi prodotti dalle radici.
Solventi, pesticidi, fenoli, benzene nella fitodegradazione vengono mineralizzati grazie alle piante.

Fitorimedio in un bacino di acque piovane

Fitovolatilizzazione. La sostanza inquinante viene assorbita dalla pianta e modificata nella sua forma chimica poi rilasciata nell'atmosfera tramite traspirazione. Gli inquinanti che vengono maggiormente eliminati con la fitovolatilizzazione sono argento, mercurio, arsenico, solventi.

Fitoestrazione. Alcune specie di piante hanno la capacità di estrarre e accumulare il contaminante, poi di traslocarlo all'interno delle radici o delle parti aeree soprattutto i metalli pesanti.

Giacinto d'acqua

Le piante acquatiche adatte al fitorimedio sono ad esempio Eichhornia crassipes (Giacinto d'acqua), Lemna minor, Azolla pinnata, Hydrocotyle umbellata, Phragmites, piante capaci di assorbire ed accumulare metalli pesanti ed alcuni contaminanti organici.
Pontederia cordata viene suggerita per la decontaminazione di acque inquinate da pesticidi, Cannabis sativa trova utilizzo per l'eliminazione di radionuclidi, metalli pesanti e idrocarburi.
Elodea canadensis, Arundo donax e Typha rappresentano nel fitorimedio un'utilità su pesticidi e metalli pesanti.
Anche alberi tipici dei corsi d'acqua come Salici e Pioppi offrono capacità interessanti nel fitorimedio.


I vantaggi offerti dal fitorimedio sono rappresentati dall'ecosostenibilità e dal risparmio economico ma è necessario conoscere bene le caratteristiche del sito da bonificare e che la concentrazione di inquinanti non sia così elevata da impedire il ciclo vitale delle piante stesse.

Il fitorimedio in genere incontra un'ampia accettazione sociale perchè migliora l'impatto visivo della zona da bonificare, il recupero della biomassa (cioè residuo di origine biologica) che si ottiene può essere reimpiegato come energia alternativa.
Un altro aspetto positivo coincide con l'utilizzo della sola energia solare per l'esecuzione di ogni processo di bonifica.


I limiti che il fitorimedio pone si identificano con l'applicabilità solo in siti con contaminazioni medio-basse, con la lentezza dei risultati nell'arco temporale anche per la stagionalità delle piante stesse (l'estensione dell'apparato radicale influisce sui risultati ottenuti).

In Italia il fitorimedio è una metodologia non ancora molto diffusa soprattutto rispetto ad altri Paesi europei e agli USA dove da oltre 20 anni questa tecnologia viene impiegata con successo su aree urbane dismesse, zone militari e industriali.

martedì 17 giugno 2014

LA PAZIENZA DEL GELSO

Non esiste un albero più paziente e saggio del Gelso.
Plinio il vecchio lo definisce "sapientissima arborum", il più saggio degli alberi perchè con pazienza attende che siano scongiurate anche le gelate più tardive per emettere il fogliame.
Il Gelso è l'ultima caducifoglia a vegetare, per i Greci è una pianta consacrata al dio Pan, ricca di simbologia, intelligenza e passione.


E' ai piedi di un Gelso che si consuma il dramma d'amore di Tisbe e Piramo come Ovidio racconta nelle libro quarto delle sue "Metamorfosi", le bacche da quel giorno colorate dal sangue degli amanti sono divenute rosse per la pietà degli Dei.
Romani e Greci apprezzano sulle loro tavole il rosso frutto composto che chiamano morus, Morus celsa (cioè Moro alto) è la pianta che lo produce, un appellativo che lo distingue dalle more di rovo.


I Romani adorano le sete preziose che importano dall'Oriente a caro prezzo, non sanno quale rapporto intercorra tra le seriche stoffe e la pianta del Gelso, l'alimento principale per l'allevamento di Bombyx mori, il baco da seta.

Ai tempi dell'imperatore Giustiniano, nel 551 d.C. il grande segreto viene svelato: due monaci di San Basilio, missionari in India e giunti sino in Cina, raccontano come la seta è prodotta da piccoli animali e di aver appreso il modo di allevarli.


Le piccole uova dei bachi e gli inestimabili semi della pianta che li nutre, nascosti dai monaci all'interno di canne di bambù, arrivano a Bisanzio, inizia la grande diffusione del Gelso bianco.
Da Costantinopoli alla Grecia e da qui in Italia, l'albero del Gelso bianco (Morus alba) diventa prezioso, l'indispensabile sostentamento per i bachi da seta che si nutrono esclusivamente di queste foglie.
Negli statuti comunali del 1300 viene imposta la piantagione di Morus alba a tutti i proprietari terrieri e decretate gravi sanzioni a chi danneggia le piante. Prende via l'epoca millenaria dell'albero dorato.


Morus nigra, il Gelso nero, non manca nei chiostri  medioevali, viene utilizzato di frequente dai frati per la produzione di un vino ottenuto dai frutti e detto "Vinum moratum" o per arricchire il colore del vino rosso.

Gelso bianco e Gelso nero sono piante molto simili anche se a quest'ultimo viene attribuita maggior robustezza, dimensioni e resistenza al freddo.
Sono entrambi alberi caducifogli che appartengono alla famiglia delle Moraceae, Morus nigra probabilmente arrivato in Europa dal Medioriente da millenni, Morus alba giunto dalla Cina solo nel XV secolo.


Morus alba si presenta con un tronco robusto variamente ramificato, belle foglie verdi seghettate alterne di forma ovata o cuoriformi (a volte trilobate) sostenute da un picciolo scanalato, glabre nella pagina inferiore.
L'albero ha crescita rapida, aspetto imponente, chioma espansa e densa.
Al di sotto della corteccia corre una fitte rete di canali ricca di lattice.
I fiori a grappolo hanno un aspetto irrilevante, presenti sulla pianta in entrambi i sessi, la fioritura di colore verde passa spesso inosservata.

I frutti vengono denominati impropriamente "more", in realtà il frutto è un sorosio, un falso frutto costituito da tante piccole sfere raggruppate e a loro volta formate dal frutto vero ricoperto da una polpa bianco-rosata commestibile.


Il Gelso bianco anche se in Italia non è una pianta autoctona si è diffuso e propagato con facilità grazie alla rusticità e alla semplice riproduzione spontanea per seme.
Un tempo molto diffuso nella Pianura Padana nelle zone ricche d'acqua, lungo canali e fossati, oggi è diventato un "frutto dimenticato" utilizzato solo a scopo ornamentale in parchi e giardini o in alcuni orti.

Morus nigra o Gelso nero presenta dimensioni inferiori rispetto ad M. alba, la foglia è pubescente nella pagina inferiore e ruvida in quella superiore, i frutti giunti alla maturazione assumono una colorazione rossastra ed un ottimo sapore.
Tipico è mangiarli direttamente dall'albero per l'alta deperibilità, in Sicilia ho assaggiato ottime granite ai frutti di gelso nero.


L'utilizzo dei frutti in campo gastronomico e terapeutico è conosciuto fin dall'antichità, posso definire le more di gelso "frutti- medicina" per le innumerevoli proprietà curative di tipo diuretico, lassativo, per le affezioni del cavo orale, delle vie respiratorie e come antianemico.

Recenti studi hanno dimostrato come le foglie di Morus alba abbiano effetto ipoglicemizzante e quindi utili in caso di diabete e come la corteccia contenga sostanze antibatteriche con capacità pari a quelle di alcuni antibiotici.
Nella corteccia e nelle radici sono state rinvenute componenti con effetti positivi contro la gotta.


Il legno è un ottimo combustibile ed adatto alla realizzazione di oggetti artistici, nella bassa modenese è un elemento indispensabile nella costruzione delle botti per l'aceto balsamico.

Morus alba nel "Parco di Monte Sole"

Alcuni giorni fa ho conosciuto un Gelso bianco centenario testimone silenzioso di tragici avvenimenti.
Si trova nel Parco storico di Monte Sole, sorveglia i resti di alcuni villaggi teatro di un grave eccidio nazista: la strage di Marzabotto.
Tra il 29 Settembre e il 5 Ottobre 1944 ha dovuto assistere impotente alla morte di 770 innocenti, donne, anziani e bambini, vittime della cattiveria umana.

Ha udito impotente le grida di credeva ancora nella pietà, ha pianto e urlato con chi non aveva via di scampo, ha respirato il fumo e bevuto il sangue di poveri innocenti.
Ora tra le sue braccia nodose accoglie un altare, ascolta le preghiere dei credenti e le riflessioni di chi non vuole più assistere alla violenza insensata degli uomini.
Basta sedere sotto l'ombra del grande Gelso bianco, ascoltare il suo racconto saggio e paziente, per non dimenticare.


sabato 14 giugno 2014

BRASENIA SCHREBERI, LO SCUDO D'ACQUA

Le strategie di adattamento all'ambiente di molte piante acquatiche non finiscono mai di meravigliarmi, la natura sa elaborare metodi di sopravvivenza unici e logici nella loro semplicità.
Un'interessante ed elegante idrofita radicante è Brasenia schreberi, dalle verdi foglie peltate galleggianti con lungo picciolo e dall'insolita fioritura violacea.


La particolarità insolita di questa Cabombacea è la capacità di produrre una sostanza gelatinosa e vischiosa che ricopre i piccioli e la pagina inferiore delle foglie. La mucillagine non è appiccicosa, si tratta di una gelatina scivolosa in grado di proteggere la pianta da lumache e altri parassiti.

Picciolo ricoperto da mucillagine

La foglia emersa di Brasenia schreberi è simile ad un piccolo ombrello, lievemente ovale con margini lisci il cui lungo picciolo è inserito al centro.
La pianta giovane è di tipo sommerso, da essa nel tempo dipartono lunghi piccioli scuri da cui emerge una piccola foglia ellittica dal colore verde in superficie e viola nella pagina inferiore, è possibile trovare fogliame totalmente violaceo.


La pianta è stolonifera, dalla "madre" si generano numerose gemme specializzate dette turioni.
Nei mesi caldi si possono osservare piccoli fiori emergenti a 3-6 petali opachi e violacei dall'aspetto curioso.


Brasenia schreberi è un'acquatica di origine centroamericana, africana, asiatica e australiana che si è adattata anche al clima europeo.
Preferisce acque ferme e chiare o a lento movimento di stagni, laghi e paludi non troppo profonde dove svolge una funzione inibente della crescita di alghe infestanti e batteri.
Pare infatti che questa idrofita radicante abbia caratteristiche allelopatiche, cioè capacità di produrre complesse sostanze chimiche che condizionano la crescita di altre piante che occupano lo stesso ambiente.
Un esempio di allelopatia è quello della Salvia, è noto che nel suo raggio di crescita non attecchisce nessun altro vegetale, lo stesso per il Noce (Juglans nigra) le cui foglie in decomposizione liberano sostanze chimiche che inibiscono lo sviluppo di altri germogli di alcune specie vegetali.


Brasenia è un'ottima copertura ombreggiante in uno specchio d'acqua, riparo per molti animali e di semplice coltivazione, radica nel fango in acqua relativamente basse, da cui emerge con eleganza.
Ama aree soleggiate o semi ombreggiate, la crescita è rapida.
Tutta la pianta viene utilizzata a scopo alimentare, i giapponesi amano consumare i germogli freschi in insalata.
Si conoscono applicazioni mediche di questa specie per le forti qualità astrigenti.