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lunedì 14 luglio 2014

C'È OMBRA E OMBRA: UN GIARDINO SUL RETRO

Progettare un giardino sul retro di una villetta o un cortile privo di uscite se non l'accesso dalla casa, pianificare uno spazio non troppo grande circondato da alti muri perimetrali potrebbe apparire una sfida impossibile.
Sicuramente un modo per mettersi alla prova riflettendo con calma senza agire d'impulso per riuscire ad ottenere risultati piacevoli.

giardinetto circondato da alti muri perimetrali

Prima dare il via al progetto possono rendersi necessari diversi tentativi per  raggiungere l'optimum, tanti dei quali coronati da insuccessi prima di individuare il gruppo di piante adatto e la loro giusta collocazione.
A volte la superficie del suolo è minore dell'altezza data da alti muri perimetrali, quel che ne risulta è un giardino in ombra, freddo e poco accogliente.

Allestimento di un giardino sul retro

Magari il sole riesce a brillare solo per poche ore al giorno senza riuscire a riscaldare e illuminare tutti gli angoli del giardino, i muri perimetrali o eventuali inferriate possono apparire un problema, l'ombra continua può essere interpretata come ostacolo.
Con poche piante e un po' di buon gusto un piccolo giardino sul retro si può trasformare in una fabbrica di colori e profumi colma di numerose soddisfazioni!

Angolo in ombra totale

Per prima cosa occorre uno studio delle condizioni climatiche che si susseguono nelle ore della giornata, le zone di ombra o sole, l'esposizione agli elementi come ad esempio il vento.
Il primo passo è prendere nota della posizione dei punti cardinali verificando quale tipo di ombra ricopre il vostro giardino e per quanto tempo durante la giornata, perchè c'è ombra e ombra!
Basta controllare il terreno per capire la differenza tra un'ombra fitta e continua (terreno freddo e costantemente bagnato) e ombra parziale oppure ombra filtrata da alcuni raggi di sole, lo studio del microclima permetterà la giusta scelta e collocazione delle piante.

Clematis

Se sono presenti muri perimetrali consiglio di dipingerli con colori chiari come il bianco o il panna allo scopo di incrementare la luce riflessa che in genere arriva solo nella parte più alta dei muri.
La scelta ottimale sarà far arrampicare una Clematis che predilige posizioni ombreggiate per le radici e più soleggiate per la fioritura che risplenderà senza alcuna invadenza..

Camelia

Una piccola zona ad Est potrebbe essere pavimentata con piastrelle chiare o legno su cui disporre un piccolo tavolo adatto alla prima colazione al riparo da sguardi indiscreti.
Si possono collocare Camelie dalla precoce fioritura ma solo se la zona non è battuta da venti che in Primavera, associati a gelate tardive, potrebbero danneggiare i teneri boccioli.
In questo caso suggerisco la piantumazione di un Tasso sempreverde potato ad arte che, se collocato alle spalle della seduta, la proteggerà dal vento creando anche un'illusione di altezza.

Trompe l'oeil, vista sul giardino

Un'idea geniale per illudere la vista e far apparire il giardino di dimensioni maggiori rispetto a quelle reali è realizzare un trompe l'oeil, cioè un'immagine dipinta su un muro o un vetro oppure su di una struttura attaccata ad una parete allo scopo di ingannare chi guarda.
Questo stratagemma visivo sembra mostrare una porta aperta che conduce in un'altra parte del giardino o in un spazio che in realtà è inesistente, un effetto ottico che si può ottenere anche collocando uno specchio in posizione strategica.

Uno specchio inganna la visione

L'ombra, sia parziale che totale, filtrata da qualche raggio solare rubato nel corso della giornata o creata da strutture fisse non impedisce la crescita rigogliosa di numerose piante.
Nel giardino sul retro, dove in genere l'ombra si comporta da padrona, è possibile la crescita e la fioritura di piante durante tutto l'anno.

Begonie

Un esempio importante viene dal gruppo delle acidofile: Camelie, Rododendri, Hydrangee, Sarcococche; adatte all'ombra umida sono Hosta, Scilla, Impatient, Begonie, Anemone, Sassifraga, Aconito, Helleboro, Pervinca, Campanule, Platycodon, Aquilegia.
Per un giardino all'ombra non dimenticare tutte le varietà di Hedera, rustica rampicante, arbusti come Pieris, Skimmia, Bergenia, Erica, Tradescantia, Brunnera, Lamium.

Campanule

Buona progettazione!










domenica 13 luglio 2014

HIPERYCUM CALYCINUM, LA GRAZIA PERFETTA

Quello che più mi attrae di Hypericum Calicynum è la bellezza eterea degli stami fucsia che spiccano sul giallo oro quasi sfacciato dei petali, una macchia di colore che si impone sul verde fogliame.
Sembra quasi di osservare un puntaspilli pieno di colori e allegria!


Non dedico tempo o cure particolari al mio Hypericum Calicynum (veramente lo trascuro), nonostante tutto mi trovo senza fatica un fioritura stupefacente che striscia sul terreno e si insinua ai piedi dell'adorato Acero giapponese.

Da anni la bistrattata pianta tappezzante orna il mio giardino, ha superato senza problemi gli inverni più freddi e le afose estati della Bassa senza risentirne mai.

Hypericum Calicynum viene chiamato "Barba di Aronne" probabilmente perchè i grandi stami sono simili ad una barba sacerdotale la cui cura significava uno stato di grazia perfetta.


Hypericum Calicynum è un arbusto strisciante legnoso che cresce spontaneo in Turchia e Bulgaria, molto facile da coltivare, sempreverde e perenne.
Si diffonde sul terreno tramite rizomi e copre rapidamente e fittamente il terreno senza però risultare una pianta invasiva.


Le foglie ovali sono opposte e crescono in coppia, evidenziano una tonalità di un verde profondo, molto decorative anche in assenza di fioritura, in zone ombreggiate mostrano una colorazione rossastra.

Tra le tappezzanti Hypericum Calicynum è uno degli arbusti più appariscenti soprattutto per la fioritura spettacolare che dalla fine della Primavera e per tutta l'Estate illumina il giardino.



I fiori, singoli o in gruppi di 2 o 3, sono composti da 5 petali color giallo brillante e numerosi stami con antere rossastre.

Hypericum Calicynum è un arbusto molto attraente a bassa manutenzione  adatto a terreni scoscesi, scarpate, giardini rocciosi, zone di confine e coperture ai piedi  degli alberi dove non compete con l'apparato radicale.
Si adatta facilmente a qualunque terreno, richiede scarsa irrigazione (una volta stabilito è sufficiente l'acqua piovana), ama posizioni soleggiate o in mezz'ombra (dove però la fioritura sarà più scarsa).


Dopo inverni molto rigidi la pianta potrebbe mostrare un lieve deperimento, basta tagliarne le punte per vederla ritornare lussureggiante e con una fioritura abbondante (la potatura dei rami vecchi incrementa la fioritura che avviene sui  nuovi rami e rinnova la pianta).


Hypericum Calicynum è una tappezzante adatta alla copertura di collinette perchè svolge opera di consolidamento del terreno grazie all'apparato radicale superficiale.

venerdì 11 luglio 2014

SPARGANIUM, DEPURARE CON ELEGANZA

Gli alti cespi e le lunghe foglie nastriformi, i capolini arrotondati delle bianche infiorescenze fanno di Sparganium un'elofita particolare e vistosa che merita un posto di riguardo sulle sponde di un laghetto.
L'appariscente bellezza dei fiori persistenti, l'importante valenza filtrante e fitodepurativa fa di questa palustre, una pianta da tenere in considerazione nel sistema di filtraggio di una biopiscina

Sparganium erectum

Il genere Sparganium comprende un gruppo di piante acquatiche perenni molto comuni sul territorio italiano, (di cui 6 autoctone) appartenenti alla famiglia delle Typhaceae che vivono in un habitat acquatico a lento flusso.

Il nome deriva dal greco antico e rimanda alla morfologia delle foglie simili a nastri, "sparganon" significa fascia.
E' una pianta molto antica, sono stati rinvenuti fossili che ne collocano la presenza già tra 34 e 1 milioni di anni fa.


Il gruppo di piante erette a fusto triangolare emergenti dall'acqua è quello di Sparganium erectum, un'elofita radicante con fusti che strisciano nel fango orizzontalmente con diverse lunghe ramificazioni.
Viene anche chiamato Coltellaccio maggiore per la forma delle lunghe foglie simili a coltelli. 

Questa palustre raggiunge con le foglie nastriformi un'altezza massima di 150 cm., (in media ne misura 80) ed un  fusto rigido, cilindrico e ramificato da cui dipartono le foglie a sezione trigona simili a coltelli che lo ricoprono come una guaina.
Le verdi foglie si dispongono a ventaglio e formano un denso ciuffo che nel periodo estivo mostra infiorescenze zigzaganti molto particolari con capolini rotondi il cui colore dipende dal sesso del fiore (crema=femminili, bruni = maschili).
I frutti sono piccole bacche (drupe) riuniti in ciuffetti simili a ricci di mare appetibili per gli uccelli e adatti al galleggiamento.


Sparganium erectum è una palustre molto rustica che predilige le posizioni soleggiate, non teme il gelo e può rimanere immerso da 10 a 50 cm d'acqua con le radici ancorate al fondo melmoso di uno specchio acquatico.
La moltiplicazione avviene tramite rizoma che strisciando nel fango forma nuove piante che si dividono facilmente in Primavera.

Sparganium natans

Sparganium angustifolium e natans detto anche Coltellaccio minore, è un'erbacea acquatica flottante con rizoma ancorato al fondo.
Le foglie nastriformi si presentano a lama piatta, molli e sottili senza nervatura centrale, derivano da un lungo stelo immerso.
Il genere flottante  vive in acque poco profonde di laghi, stagni e corsi d'acqua a lento decorso.
Il fusto non è mai ramificato con una sola infiorescenza emergente che compare in Estate a cui segue un frutto fusiforme.


Sparganium è una pianta elofita adatta per la fitodepurazione di laghetti e biopiscine.
Per valorizzare maggiormente i vistosi cespugli, consiglio di piantarli in gruppi isolati magari accanto ad acquatiche galleggianti o tappezzanti.


giovedì 10 luglio 2014

C'ERA UNA VOLTA....IL BOSCO IGROFILO

L'attuale aspetto della Pianura Padana fatto di paesaggi squadrati, zone altamente antropizzate, monocolture, aree industriali e una Natura sempre più relegata in spazi ristretti non lascia certo immaginare come si presentava  7000 anni fa al termine dell'ultima glaciazione.

Con l'innalzamento della temperatura e lo stabilizzarsi di un clima maggiormente favorevole, l'intera Europa era ricoperta di boschi ricchi di fauna e vegetazione.
Anche la nostra Pianura Padana comprendeva una ricchezza inimmaginabile di foreste costituite da boschi igrofili cioè umidi, zone paludose e foreste planiziali ovvero di pianura.


Inizialmente i blandi interventi umani non erano stati in grado di scalfire la ricchezza del paesaggio: Etruschi, Celti, Liguri e Greci non avevano modificato l'aspetto del paesaggio in modo drastico, fino all'arrivo dei Romani (I sec. a.C.).

La necessità di disporre di spazi aperti ed aree coltivate aveva spinto i Romani ad opere di bonifica e disboscamento ma con un conservato rispetto per il bosco che spesso coincideva con zone sacre e di culto.
Molti querceti venivano lasciati intatti per la raccolta delle ghiande come cibo per i numerosi maiali allevati.
Con la caduta dell'Impero Romano (476 d.C.) la foresta torna a ricoprire i numerosi spazi che le erano stati sottratti.


Nel Medioevo la tutela dei boschi coincide con la necessità di possedere grandi aree di caccia e pascolo dei suini con l'affidamento di controllo e conservazione da parte di alcuni nobili.
L'incremento della popolazione intorno al IX secolo e il conseguente espandersi delle città e delle aree coltivabili diviene per i boschi e le foreste l'inizio di un rapido declino.
Enti religiosi, proprietari di grandi aree boschive, commissionano la bonifica delle paludi, il disboscamento di ampie superfici e la massiccia distruzione di foreste.


L'importanza strategica del bosco viene invece compresa dalla Repubblica di Venezia, sia come fonte di legname da costruzione per le navi che per ricavare le preziose palafitte su cui l'intera città si sorregge.
Una serie di norme regolamentava il taglio dei boschi, regole purtroppo sempre meno rispettate con il passare del tempo.

Tra il XV° e il XVI° secolo prendono il via le grandi opere di canalizzazione e regimentazione dei fiumi, la Pianure inizia ad assumere l'aspetto attuale.


I boschi igrofili che ancora oggi si trovano in Italia sono il residuo delle grandi foreste di un tempo, si tratta soprattutto di zone a ridosso di fiumi dove le continue esondazioni o risorgive di acqua hanno permesso la vita a quelle piante il cui fabbisogno di umidità è elevato.

Si tratta di associazioni vegetali che necessitano di terreni ricchi d'acqua in cui talvolta si hanno fenomeni di ristagno.
Le attuali aree a bosco igrofilo si collocano accanto a sponde o bracci morti di fiumi, specchi lacustri indifferentemente dalla fascia climatica.

Alnus glutinosa

Alnus glutinosa (Ontano nero) è la specie arborea principale del bosco igrofilo in grado di sopravvivere anche in ambienti sempre inondati.
E' un albero dal tronco slanciato e radici superficiali che può raggiungere un'altezza di 10 metri, la corteccia di colore nero (da cui deriva il nome) presenta fessure longitudinali e con il tempo si sfalda.
Il legno ha una caratteristica colorazione giallo, rosso-aranciato impiegato per lavori di piccola falegnameria e di idraulica siccome a contatto dell'acqua assume una particolare durezza (é il legno utilizzato per le palafitte di Venezia).

Ontano nero è un albero dal fogliame sparso, margine seghettato, coriaceo e di forma arrotondata che cade quando è ancora di colore verde.
Le foglie nella fase giovanile presentano la pagina fogliare appiccicosa (da qui deriva l'epiteto "glutinosa").

Alnus glutinosa

L'importanza di Alnus glutinosa nell'ecosistema fluviale è primaria per la funzione di consolidamento delle sponde di un corso d'acqua e la prevenzione del dissesto idrogeologico.
Arricchisce il suolo di composti azotati.

Ulmus minor
Ulmus minor

Presenza significativa nel bosco igrofilo è Ulmus minor (Olmo campestre), un tempo molto comune ma oggi difficile da ammirare a causa di una micosi che ne ha diminuito notevolmente la popolazione.
E' un albero deciduo molto longevo dalla corteccia liscia e scura .

Populus alba

All'interno del bosco igrofilo possiamo incontrare Populus nigra (Pioppo nero), Populus alba (Pioppo bianco),  Quercus Robur (Farnia), Salici che con il loro potente apparato radicale resistono all'impeto delle correnti.

Tra gli arbusti si trovano comunemente Cornus sanguinea (Sanguinella) Ligustrum vulgare (Ligustro) Viburnum opulus  utilizzati anche come piante ornamentali nei giardini e il caratteristico Prunus Padus, il Ciliegio a grappolo.


Il sottobosco è costituito da Carici, Cardi, Valeriana, Equiseti e Filipendula ulmaria.
Di particolare importanza è la presenza di Osmunda regalis, la rara felce reale, una specie relitta con apparato riproduttivo ancora primitivo.

Osmunda regalis

Molte delle leggende padane sono nate nel bosco igrofilo, Ontani e Salici sono sempre stati considerati dalle popolazioni contadine come entità degli inferi perchè le loro scarne chiome gocciolanti disorientavano i viandanti nelle nebbie tipiche di quei luoghi.
Lo spavento cresceva ulteriormente all'apparizione improvvisa di fuochi fatui
notturni (esalazioni di gas metano che fuoriusciva dalle paludi) confusi per spiriti maligni.

La magia dei fuochi fatui

Il  nome Alnus dell'Ontano è una parola che deriva dal celtico e significa "vicino alle acque", l'albero veniva creduto infernale perchè il suo legno appena tagliato assumeva un colore rosso sangue, lo stesso dei campi di battaglia.

Difendere oggi il bosco igrofilo significare conservare biodiversità e tradizioni sempre più distanti dalla nostra frenetica e distratta quotidianità.

lunedì 7 luglio 2014

SCATTI DISTRATTI

La solita ricognizione mattutina nel mio giardino d'acqua mi ha regalato immagini capaci di strapparmi sempre un sorriso....


Le ninfee rustiche


L'abbondante e prolungata fioritura di Pontederia


La magnificenza del grande fiore di Nelumbo (Fior di loto)


Le Carpe Koi che mi aspettano impazienti per la razione di cibo....

Un concentrato di emozioni......

sabato 5 luglio 2014

COLOCASIA, UN LAGHETTO DAL SAPORE ESOTICO

L'esotica Colocasia è un'erbacea perenne con foglie di grandi dimensioni così simili ad orecchie di elefante che ti meravigli di non scorgerne le teste tra una foglia e l'altra.
Le origini della pianta si collocano in India e Bangladesh da cui poi si è facilmente diffusa in Asia orientale e in tutte le zone tropicali e subtropicali.

Colocasia viene comunemente chiamata "Orecchie di elefante" o "Taro" ed è una tra le erbacee perenni con le foglie più grandi.

Colocasia esculenta

Il genere comprende 6 tipi di piante perenni tuberose, la più utilizzata in Italia è Colocasia esculenta, un'Aracea sempreverde che ama terreni umidi e quindi molto adatta sulle sponde di un laghetto di medio-grandi dimensioni.

In Asia la pianta viene coltivata soprattutto a scopo alimentare, i suoi tuberi ricchi di amido possono essere paragonati alle patate ma più ricchi di Calcio e Ferro.
Nelle Hawaii la coltivazione di Taro è molto intensa e ne esiste un gruppo maggiore di varietà che, a seconda della specie, vengono consumate in tutte le loro parti nei modi più fantasiosi, a volte crude e maggiormente cotte.

In queste isole Colocasia è considerata "cibo dell'anima" per la ricchezza di vitamine e per l'alta digeribilità, è il primo alimento per lo svezzamento dei bambini hawaiani o per anziani debilitati fisicamente.

Colocasia Blue Hawaii

La cottura è indispensabile per eliminare i cristalli di ossalato di calcio aghiformi presenti nelle foglie, nel fusto e nel rizoma ed irritanti per le vie aeree.

Alle nostre latitudini Colocasia viene coltivata per la bellezza e la dimensione delle foglie a forma di freccia che punta verso il basso o arrotondate dal colore verde, spesso con margine ondulato e con venature in rilievo.
La pianta può raggiungere 100-150 cm. di altezza, le foglie arrivano a 60 cm. di lunghezza e 40 di larghezza, vederle specchiate nelle acque limpide di un giardino acquatico è un'immagine spettacolare.


Il nome "Colocasia" rappresenta la latinizzazione del termine greco "Kolokasion", nome attribuito al rizoma di Nelumbo nucifera (Fior di Loto) e preso in prestito per questa Aracea che proprio come il Loto ha le foglie concave idrorepellenti.
I fusti sono eretti, sottili, forti e carnosi dal color verde chiaro brillante nel tipo "Esculenta" ma che possono mostrare una tonalità rossa, nera o variegata in altre varietà.
Nascono dal rizoma sotterraneo, nuove foglie e steli spingono dalla parte interna del fusto ed emergono srotolandosi.

Colocasia Black Coral

Raramente quando Colocasia raggiunge la maturazione fiorisce durante la stagione calda, l'infiorescenza gialla a spatice è simile a quella della Calla (Zantedeschia) e si forma all'apice di un peduncolo fogliare.


La pianta può essere messa a dimora sia sulle sponde di uno specchio acquatico che immersa direttamente nell'acqua ad un'altezza di 5 cm. dal colletto.
Ama la luce ma non il sole diretto che può tollerare quando cresce immersa, il terreno deve essere morbido e ricco, meglio se lievemente acido.

Colocasia Black Ruffles

Colocasia non sopporta basse temperature per tempo prolungato, necessita di ricovero in luogo riparato nelle zone molto fredde.
In fasce climatiche a freddo intenso si possono utilizzare mastelli da collocare sulle sponde del laghetto ai primi tepori o proteggere i rizomi in luogo asciutto durante l'Inverno per poi ricollocarli a dimora in Primavera.
Una pacciamatura del terreno, se il rizoma si trova in una zona sufficientemente riparata, può mantenere il calore necessario per superare il gelo.


La potatura non è necessaria, basta rimuovere le foglie gialle o danneggiate per favorire la crescita del nuovo fogliame.
Concimare dalla Primavera con fertilizzante granulare a lenta cessione.

Colocasia gigantea





mercoledì 2 luglio 2014

LA PICCOLA VERSAILLES, IL GIARDINO MONUMENTALE DI VALSANZIBIO

Sui colli Euganei, tra vigneti e uliveti insoliti per la zona, si trova un piccolo gioiello.
Si tratta del giardino seicentesco di Villa Barbarigo Pizzoni Ardemani in località  Valsanzibio, a due passi da Arquà Petrarca, dove il sommo poeta trascorse i suoi ultimi anni di vita.

Villa Barbarigo Pizzoni Ardemani

Il giardino monumentale di Villa Barbarigo Pizzoni Ardemani è una perla incastonata tra i dolci colli, uno dei migliori esempi al mondo di Giardino barocco colmo di significati simbolici, un'esaltazione alla perfezione che porta l'uomo ad innalzarsi verso Dio.

Una delle oltre 70 statue

Nel 1630 a Venezia e nel resto d'Europa imperversa la Peste nera, una delle epidemie mortali più virulente dell'intero millennio, il morbo nero ampiamente descritto dal Manzoni nei "Promessi sposi".
Il nobile veneziano Zuane Francesco Barbarigo e la sua famiglia, già proprietari di numerose terre a Valzanzibio, località termale nei pressi di Padova, fuggono da Venezia per evitare il contagio e si rifugiano nei propri possedimenti.
Il giardino non è ancora stato progettato.


Il primogenito Gregorio, Cardinale, futuro Vescovo di Padova e poi Santo, a quel tempo ancora giovane prelato fa voto solenne al Signore di edificare un giardino per glorificare la magnificenza di Dio se lui stesso e la famiglia fossero rimasti illesi dal contagio della peste.

Uno degli antichi alberi del Parco

Nasce così, nel 1665 un'opera grandiosa, una vera celebrazione a Dio, un percorso salvifico che innalza l'Uomo dall'Ignoranza alla Rivelazione, dall'Errore alla Verità, il raggiungimento della Perfezione attraverso una via da percorrere per arrivare a Dio.
Su più di 10 ettari si sviluppa un parco monumentale ancora intatto oggi tra i più belli d'Europa ricco di piante secolari e bossi, oltre 70 statue in pietra d'Istria integrate in un'architettura di ruscelli, grotte, anfratti, peschiere, fontane e scherzi d'acqua, tutto estremamente curato ed elegante grazie alle famiglie Pizzoni Ardemani che mantengono in vita l'intero complesso dai danni del tempo.

Portale di Diana

Il percorso principale che porta alla salvezza dell'anima è una via d'acqua che nasce dal Portale di Diana o Padiglione di Diana creato da un progetto del Bernini agli inizi della sua carriera,
Il Padiglione rappresenta la principale via d'ingresso alla villa nel XVII°- XVIII°sec.
Il grandioso portale lascia stupiti e fa presagire la magnificenza di ciò che ci aspetta dopo averlo varcato, un assaggio della grandiosa opera interna.
Sembra quasi la facciata di un palazzo veneziano che si affaccia su un canale in cui sono immerse colonnine sormontate da angeli che sorreggono lo stemma dei Barbarigo.



Le decorazioni sono imponenti, mascheroni e basso rilievi, statue in pietra d'Istria tra cui spiccano per bellezza quella di Diana, dea della caccia, dei prodigi e delle mutazioni che con atteggiamento bellicoso ostacola la violazione dei confini del parco; le statue di Atteone ed Endimione a simboleggiare chi  non sa accontentarsi nella vita e pretende troppo per trovarsi alla fine con nulla in mano (una feroce critica alla Repubblica di Venezia); le statue dei popolani vestite poveramente a simboleggiare la base del potere dei ricchi Barbarigo.

Maschera barbuta

Al centro del portale principale, sulla chiave di volta, una maschera barbuta e virile che emette un grido impersona la famiglia Barbarigo che con il suo potere sovrasta chiunque escluso solo Dio.

Sul parapetto interno sono rappresentate le statue di Mercurio, messaggero degli dei, come simbolo del contatto con Dio che avviene a Valsanzibio, Ercole il semidio delle 12 fatiche come personificazione del sacrificio da affrontare per raggiungere la salvificazione, Giove per proteggere il giardino dalle intemperie, Apollo, il Sole, che rappresenta la casa dei Barbarigo vista come un astro luminoso e splendente tra tutte le famiglie patrizie della zona.

Gran Viale (Buxus sempervirens)

La quantità di piante ed alberi secolari nel Giardino storico di Valsanzibio è imponente: più di 300 essenze arboree diverse, alberi di oltre 350 anni che formano viali ombrosi, percorsi unici simili a calle veneziane, le caratteristiche vie di Venezia.
Il giardino è primo al mondo per la quantità, longevità e altezza di piante di bosso (Buxus sempervirens) la cui maggior parte risale al 1660.

Peschiera dei fiumi o Bagno di Diana





Portale di Diana
Particolare
Il percorso d'acqua di Valsanzibio mi ha ricordato la struttura dei Giardini della Reggia di Caserta, peschiere colme di pesci, tartarughe acquatiche e cigni maestosi si susseguono interrotte da allegre fontane, spruzzi d'acqua e panche di pietra che celano scherzi acquatici.

Fontana dell'Iride o dell'Arcobaleno
Particolare

L'unico colore dei fiori presenti è il bianco a sottolineare l'eleganza del parco storico di questa "piccola Versailles", l'estrema cura delle piante potate secondo l'arte topiaria mi fa pensare alle innumerevoli ore di lavoro che i giardinieri dedicano all'intero complesso.

Arte topiaria

La peschiera successiva è denominata "Peschiera dei Venti"

Peschiera dei Venti
Seguita dalla "Fontana della Conca"



"Volan col tempo l'hore e fuggon gli anni"

Statua del Tempo

"Volan col Tempo l'hore e fuggon gli anni"

Punto importante in questo percorso sono la "Statua del tempo" che rappresenta Cronos, dio del tempo, che si appoggia curvo alla clessidra, simbolo del tempo che trascorre, il dodecaedro che porta sulle spalle indica un anno solare (ogni faccia è il simbolo di un mese).

Isola dei conigli

In contrapposizione alla "Statua del Tempo" si trova "L'isola dei conigli", (unica superstite in giardini di questa epoca) che raffigura la condizione umana stretta tra i confini dello spazio e del tempo.

Labirinto

A sottolineare il valore mistico del Giardino di Valsanzibio appare il prestigioso Labirinto, un percorso di 1 chilometro e 600 metri realizzato su progetto del Bernini con bossi di cui la maggior parte ha 400 anni
Chi percorre il giardino monumentale giunge al labirinto carico di angoscia e confusione ed entra colmo di dubbi e disorientato, percorre lo stretto sentiero spalleggiato dagli alti bossi come se entrasse al'interno del proprio Io.

Lo stretto percorso

Il viaggio introspettivo si articola tra trivi e quadrivi, riempie il viaggiatore di dubbi, l'uscita che sembra a portata di mano è in realtà un vicolo cieco proprio come accade nelle problematiche della vita.
I sentieri facili portano all'errore, le scorciatoie non rappresentano mai la strada giusta per giungere al centro del labirinto, solo un percorso difficoltoso porta alla Verità.
I vicoli ciechi sono 7, come i Vizi capitali e costringono a ripercorrere a ritroso il cammino, un ritorno sui propri passi come simbolo di pentimento.

Purificati ci si innalza al centro

Al termine di questo percorso di espiazione si giunge al centro, una torretta si innalza e permette di elevarsi a Dio pentiti e puliti nell'anima.

Grotta dell'Eremita

Ora, dopo aver compiuto questo viaggio introspettivo, è giunto il momento di entrare nella Grotta dell'Eremita, luogo di meditazione e riflessione.

Villa e Fontana dell'Estasi


Al termine del percorso si giunge alla Villa (non accessibile al pubblico) in cui spicca la "Fontana dell'Estasi o delle Rivelazioni" con le sue 8 belle statue.
L'ingresso nel piazzale è preceduto dalla "Scalinata del sonetto" formata da 7 scalini, ogni gradino recita 2 versi del sonetto dedicato a questo luogo:

Curioso viator che in questa parte
Giungi e credi mirar vaghezze rare
Quanto di bel, quanto di buon qui appare
Tutto deesi a Natura e nulla ad Arte

Qui il Sol splendenti i raggi suoi comparte
Venere qui più bella esce dal mare
Sue sembianze la Luna ha qui più chiare
Qui non giunge a turbar furor di Marte

Saturno quivi i parti suoi non rode
Qui Giove giova et ha sereno il viso
Quivi perde Mercurio ogni sua frode

Qui non ha loco il Pianto, ha sede il Riso
Della Corte il fulmine qui non s'ode
Ivi è l'Inferno e qui il Paradiso

Scherzi d'acqua