Da bambina mi piaceva raccogliere piccoli mazzi di fiori di campagna da portare in regalo a mia madre, margheritine o violette dal gambo così corto che l'unico contenitore che le poteva ospitare era una tazzina da caffè!
A volte univo qualche esemplare di Veronica agrestis o Ranuncoli di campo dal giallo acceso.
Un solo fiore era sistematicamente escluso: il Piscialetto che, a detta di tutti, avrebbe provocato "la pipì a letto" con effetto immediato.
Il Piscialetto, come qui nella Bassa padana viene chiamato il Tarassaco comune, è un fiore così diffuso e facile da individuare, che per noi bambini rappresentava un gioco, un modo per provocare liti soffiandosi addosso gli eterei pappi che costituiscono i soffioni che la pianta produce.
Urtare per dispetto un amico con un fiore era fonte di risate, era la scusa per accusarlo di fare la pipì a letto....
Nel mondo rurale la conoscenza delle piante selvatiche è sempre stata una prerogativa della donna che, grazie ad una saggezza trasmessa dalle loro antenate, ha sfamato e curato la famiglia con le erbe dei campi anche nei periodi difficili, piante ricche di proprietà alimentari o curative che la saggezza popolare ha da sempre indicato come benefiche.
Il Tarassaco officinalis è una pianta selvatica conosciuta fin dall'antichità, largamente diffusa, inconfondibile e dalle mille virtù di cui si utilizzano tutte le parti, dalle radici ai teneri boccioli.
Fino al XV secolo non ne troviamo traccia negli erbari, "ufficialmente" è nel 1546 che il naturalista Bock attribuisce al Tarassaco poteri diuretici a cui si aggiungono nel secolo successivo capacità vulnerarie (cura delle ferite) e depurative a livello del fegato.
Le virtù ineguagliabili delle pianta sono più conosciute dalla medicina popolare che da quella ufficiale che scoprirà le sorprendenti e diverse capacità del Tarassaco solo a partire dal XVIII secolo.
Un detto francese afferma che il Tarassaco purifica i filtro renale e asciuga la spugna epatica, teoria confermata dall'evidenza scientifica nell'ultimo secolo.
Infatti l'alto contenuto di potassio nelle foglie è l'artefice della grande capacità diuretica della pianta (corretto il nome popolare "Pissalett!).
La radice invece agisce maggiormente a livello digestivo, soprattutto aumentando la secrezione biliare e favorendo la contrazione della cistifellea a discapito della formazione di calcoli epatici.
Il Tarassaco è una pianta che racchiude in sé numerosi poteri benefici, forse la più utilizzata a livello popolare, sia in cucina che come medicamento.
Tutte le sue parti sono commestibili, nell'uso tradizionale si consumava sia crudo che cotto nel vino o nel brodo allo scopo di depurare il corpo, per curare febbri intermittenti, ritenzione idrica, coliche renali, itterizia.
Tra i molteplici usi se ne trova anche uno cosmetico per schiarire le efelidi tramite l'applicazione giornaliera di un decotto di fiori freschi.
Secondo la filosofia alchemica il Tarassaco è una pianta solare legata al pianeta Giove, ha un carattere maschile molto forte, il giallo acceso delle numerose corolle disposte a raggiera ricorda il sole, per questo la pianta raggiunge il massimo della sua potenza durante il solstizio d'Estate.
Il suo aspetto fiero e sicuro ricorda quello di Zeus, il supremo dio dell'Olimpo, che con la sua potenza mette ordine al caos proprio come il Tarassaco riassesta gli squilibri all'interno dell'universo corporale.
Un erba così umile ma così ricca di capacità terapeutiche è in grado di colmare carenze di vitamina C che in casi gravi possono sfociare nello scorbuto, una malattia un tempo comune sulle navi a lunga percorrenza.
Pare che durante la guerra di Crimea, un medico al seguito dell'esercito francese bloccò la diffusione dello scorbuto facendo consumare ai soldati tarassaco fresco sia a scopo alimentare che medicinale.
Anche l'infruttescenza, il tipico pappo detto soffione, secondo la credenza popolare, aveva potere oracolare: soffiando sui piumini si poteva prevedere se un amore era corrisposto, il numero dei piumini rimasti attaccati indicava il tempo di attesa per essere riamati.
Per la forma dentellata delle foglie la pianta viene chiamata anche "Dente di leone", ogni zona d'Italia attribuisce un nome popolare diverso a quest'erbacea spontanea (Cicoria selvatica, Dente di cane, Dente di leone, Soffione ecc.).
Il Tarassaco è di origine Europea e Nord asiatica, vive in climi temperati e freddi dalla pianura sino a 2000 metri in tutto il pianeta.
E' diffuso in luoghi incolti e campi coltivati, prati, boschi, manti erbosi e ai margini delle strade.
La pianta è un'erbacea perenne delle Asteraceae con un rizoma che continua con un grosso fittone verticale biancastro e lattiginoso all'interno, da cui origina una rosetta di foglie che possono apparire erette o appiattite al suolo.
Le lunghe foglie lanceolate hanno il margine irregolarmente dentato, sono triangolari all'apice e molto simili a denti di leone.
La costa centrale è cava.
I fiori singoli si trovano all'apice di fusti lisci e cavi all'interno, le corolle sono di colore giallo deciso e appaiono da Marzo a Novembre.
Al termine della fioritura compaiono i cosiddetti "soffioni", cioè quelle sfere lanuginose costituite da peli che volano nel vento per disperdere i semi, acheni grigiastri con piccole spine alla sommità.
In Autunno il Tarassaco fruttifica con piccole drupe scure ricche di Vitamina C.
Uscendo dall'Inverno, consumare Tarassaco aiuta ad eliminare le tossine accumulate durante la stagione fredda.
Le tenere foglie primaverili, dal gusto aromatico, gradevole e lievemente amarognolo, si utilizzano in insalata che, se consumata prima del pasto, stimola e favorisce la digestione.
Le rosette fogliari possono essere lessate e mangiate come gli spinaci, usate per preparare saporiti risotti e minestre di altro genere o arricchire carne e pesce.
L'utilizzo dei boccioli e dei fiori è una scoperta più recente, con i fiori ad esempio si possono preparare saporite salse, ripieni e sciroppi.
I boccioli ancora chiusi si conservano sotto aceto e possono sostituire i capperi.
Il rizoma del Tarassaco è la parte di maggior rilevanza officinale, si raccoglie in Settembre-Ottobre o a Febbraio-Marzo, prima della fioritura primaverile.
Pulito dal terriccio e privato dalle radici laterali deve essere essiccato al sole o in forno a temperatura moderata e conservato in vasi di vetro.
L'infuso delle radici, in tempi di magra, è stato succedaneo del caffè.
Il tarassaco è una pianta che favorisce la bellezza femminile, per l'alto potere diuretico aiuta nei casi di ritenzione idrica e produce una blanda azione lassativa (può essere assunto sottoforma di tisana).
Un decotto ottenuto bollendo per 10 minuti 40 grammi di radici essiccate in un litro d'acqua, espleta un'azione tonificante e lenitiva della pelle, la depura e schiarisce le efelidi.
Il Tarassaco è un esempio tipico di come una pianta officinale possa racchiudere una somma di principi attivi diversi, ognuno con un'azione specifica e, fattore molto importante, è una pianta totalmente atossica.
Con l'arrivo della bella stagione, armati di un piccolo coltello, si può approfittare di una salutare camminata per raccogliere Tarassaco.
Con il problema dell'inquinamento, non è facile trovare piante non contaminate.
Allora perché non coltivarlo nell'orto o in un grande vaso in balcone?
La coltivazione di questa pianta non richiede nessun intervento: seminare in Primavera interrando i semi ad una profondità di mezzo centimetro ed esporli al sole, irrigare evitando il ristagno idrico.
La pianta non teme il gelo, in periodi afosi può rallentare la crescita.
Si possono raccogliere i "soffioni" molto comuni nei prati e ai bordi delle strade per rubarne i semi da far essiccare alcuni giorni prima di interrarli.
Aggiungere Tarassaco tra le aromatiche dell'orto può risultare una piacevole ed insolita esperienza.
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