Nel 480 a.C., dopo una grandiosa sconfitta della città di Cartagine, il tiranno Terone volle celebrare la vittoria costruendo quella che oggi è la rinomata Valle dei Templi di Agrigento, sfruttando la manodopera cartaginese degli schiavi.
La bellezza di questo monumentale complesso è sotto gli occhi di tutti, io conservo un ricordo indelebile: una giornata afosa di agosto in cui la temperatura esterna e la polvere non mi hanno certo impedito di saziare il mio desiderio di storia e natura.
Un viaggio sognato da tempo, una scoperta di una parte di cui non ero al corrente, il giardino della Kolymbetra.
Kolymbetra è un termine greco che significa "piscina", l'origine di questo luogo sorto tra gli imponenti templi è proprio di un'enorme piscina che secondo le testimonianze di Diodoro Siculo (I sec.d.C.) aveva un perimetro di sette stadi e profonda nove braccia. (un perimetro di 1300 m per 9 di profondità).
Ciò che sorprende è l'immane sistema idraulico progettato dall'architetto Feace composto da ipogei (canali sotteranei scavati nella calcarenite, una roccia porosa) i quali convogliavano le acque che alimentavano la piscina-vivaio, ancora oggi utilizzati.
Feace, grazie al lavoro degli schiavi cartaginesi, fece costruire imponenti acquedotti che convogliavano dalla città di Akragas le acque di ruscelli, fiumi e sorgenti realizzando così, nella valle più declive tra i templi, un'oasi florofaunistica ricca di pesci, uccelli rari e cigni.
Ipogeo |
In una zona arida la Kolymbetra era un luogo degli Dei, dove le persone dell'epoca potevano rinfrescarsi, lavare i panni, godere della brezza tra gli alberi, trascorrere momenti di relax.
Dopo un centinaio di anni la Kolymbetra venne interrata per creare un orto irrigato dagli ipogei adattati ad uso agricolo, l'area divenne un ampio giardino fertile ricco di agrumi, melograni, fichidindia, susini, gelsi, vite ecc. coltivati con metodi appresi dagli arabi.
Intorno all'anno 1000 il giardino venne adibito alla coltivazione della canna da zucchero, mentre attorno al 1600 fu utilizzato come hortus.
Ipogeo sotteraneo |
Trascurato il fiume che vi scorreva all'interno, anche il meraviglioso giardino decadde, abbandonato e dimenticato, un lembo di paradiso perduto all'interno della Valle dei Templi.
Nel 1999 la regione Sicilia ha concesso al FAI il recupero della Kolymbetra per 25 anni.
Dal 2001 il bellissimo giardino è tornato in vita permettendo al pubblico di vedere e respirare l'atmosfera di 2500 anni fa.
La Kolymbetra è un luogo unico: uno straordinario paesaggio sia dal punto di vista archeologico, paesaggistico che geologico colmo di aromi e colori inebrianti.
Il giardino della Kolymbetra è situato in una valle naturale tra il Tempio di Castore e Polluce e il Tempio di Vulcano in una spaccatura naturale del terreno dalle pareti di tufo.
Il microclima è perfetto, l'abbondanza di acqua permette la vita a tre tipici paesaggi: l'agrumicoltura, il paesaggio asciutto degli ulivi e dei mandorli, quello dell'arboricoltura siciliana.
Agave |
Oggi, rimosse le erbacce e ripristinato l'antico Eden, sono stati recuperati i 5 ettari di paesaggio: gli agrumi secolari portati dagli Arabi attorno al 950, la macchia mediterranea che si è sviluppata spontaneamente sulle pareti scoscese (mirti, allori, ginestre, palme nane, euforbie, carrubi ecc.) nel fondovalle la tipica flora delle zone umide (pioppi, salici e tamerici).
Passeggiare nel giardino della Kolymbetra è un ritornare indietro nella storia, il profumo delle zagare, le antiche tecniche di coltivazione apprese dai popoli islamici rivivono ancora.
La maggior parte del giardino è coperta dall'agrumeto: aranci amari e dolci, limoni, mandarini e pompelmi riempiono l'aria con i loro aromi che diffondono un senso di benessere, con la loro bellezza riempiono gli occhi.
La diffusione degli agrumi all'interno della Kolymbetra è possibile grazie alla straordinaria ingegnieria idraulica attuata in antichità, terrazzamenti, frangiventi e opere artificiali permettono una grande produzione e commercializzazione di questi frutti.
Tra gli aranci e il silenzio dello spettacolare giardino, spiccano le antiche colonne greche, testimonianza di una potente civiltà, in fondo, l'azzurro del mare.
Susini, peri, gelsi, fichi, nespoli e antichi frutti dimenticati si intersecano con le foglie odorose degli agrumi tra cui spicca il Citrus Myrtifolia (chinotto, giunto dalla lontana Cina) con alcuni esemplari di grandi dimensioni.
Grazie alle particolari condizioni del luogo si hanno fino a quattro produzioni all'anno di agrumi, si può assistere alla presenza di fiori e frutti contemporaneamente.
Il sistema di irrigazione è un'opera di raffinata geometria che gli arabi hanno lasciato in eredità ai contadini del Sud, io stessa l'ho vista compiere molte volte (e così continua anche oggi) al mio nonno materno e alle mie zie che vivono sulla costa ionica calabrese.
Si tratta di creare conche attorno ad ogni pianta affinchè venga raggiunta dall'acqua, di formare canalette scavate nel terreno sfruttando le pendenze che devono unirsi a canali a cielo aperto in muratura.
Un continuo lavoro di zappa, nessuna pianta deve essere trascurata.
Sotto il Tempio di Giunone, i mandorli e gli ulivi secolari non si curano del passaggio dei secoli.
Testimonianza del lento trascorrere del tempo sopravvivono alla siccità uniti a formare un bosco che da Dicembre a marzo colora e profuma la Valle dei Templi lasciando senza fiato i visitatori.
Con pistacchi e carrubi, svolgono un'azione antierosiva sulle rocce.
Lo spettacolo della fioritura dei mandorli è un avvenimento da non perdere, i templi si inondano di bianco e rosa in un paesaggio da fiaba.
Nella Kolymbetra, da 2500 anni, a fine estate si raccolgono le mandorle per farne il delizioso latte, la pasta reale e per estrarne i principi utilizzati in cosmetica.
Gli ulivi saraceni, con i loro rami contorti, hanno forme spettacolari che hanno suscitato la meraviglia dello stesso Pirandello.
Calcarenite |
Ipogei e reperti archeologici continuano a riaffiorare dal terreno tra piante di agave e mirto, sacro a Venere con il quale si incoronavano gli eroi, carrubi giunti con gli arabi più di mille anni fa, utilizzati per pesare l'oro e fonte di cibo per i poveri.
Visitare la Kolymbetra è compiere un viaggio senza tempo, circondati da fichidindia (opus ficus indica) che solo gli abitanti del luogo sanno cogliere e mangiare senza ricroprirsi con le microscopiche e micidiali spine.
Palma nana |
Le specie floreali nella Kolymbetra sono ancora innumerevoli, tra le tante vorrei spendere alcune parole per la Palma nana che tanto ha aiutato gli abitanti di Akragas antichi e moderni.
La Palma nana è l'unica della sua specie a crescere spontanea nel Mediterraneo occidentale.
Prima dell'introduzione dei cereali è stata fonte di cibo per gli abitanti dell'Isola, le sue foglie a ventaglio venivano utilizzate per intrecciare stuoie, borse, scope, corde e per le famose "coffe", ceste in cui si stivavano le arance per il trasporto.
Ulivo secolare, sullo sfondo il tempio della Concordia |
Il giardino della Kolymbetra è un vero Paradiso terrestre la cui vita dipende dall'acqua: l'antica piscina sopravvive sottoforma di magnifico giardino- parco archeologico, il fiume scorre perennemente all'interno, gli ipogei portano al loro interno l'indispensabile acqua trattenuta dalle millenarie pareti naturali.
Per 5 anni il giardino della Kolymbetra è stato eletto tra i 10 finalisti del concorso "Parchi più belli d'Italia" tra gli oltre 500 in gara.
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GRAZIE PER LA VISITA. A PRESTO.