Nella storia dei popoli, il mare è sempre stato protagonista di viaggi, commerci e scambi culturali.
Ogni costa, insenatura o isolotto sono stati protagonisti silenziosi di storie: imbarcazioni di passaggio sulle rotte tracciate dagli uomini, naufragi (mi trovo a pochi chilometri dal luogo di ritrovamento dei Bronzi di Riace), assalti di pirati e corsari.
Le radici della pirateria sono remote quanto quelle della navigazione, si trattava di disperati che depredavano il bottino delle navi mercantili allo scopo di arricchirsi, banditi del mare che svolgevano una vita senza regole.
Con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, le invasioni arrivano da terra e dal mare: dalle coste dell'Africa giungono vandali che depredano l'Italia del Sud in maniera continua e sistematica.
L'avvento dell'Islam nel 632 peggiora notevolmente la situazione, le appetibile coste italiane e i fiorenti centri abitati del Sud vengono continuamente presi di mira, preda di saccheggi e razzie.
Le popolazioni sono costrette a fuggire nell'entroterra e abbandonare le coste che cedono il posto a paludi inospitali.
Accanto alla figura del pirata, feccia della società, nasce quella del corsaro, una sorta di bandito "autorizzato" da una lettera di corsa o commissione da parte del Sultano di Costantinopoli a compiere atti di pirateria allo scopo di contrastare l'espansione commerciale di altri popoli.
Dal XIV sec. il Mediterraneo è totalmente infestato da queste due tipi di banditi, non esiste imbarcazione che si salvi o villaggio costiero saccheggiato e incendiato.
Il mare diventa luogo di guerra senza confini dove le potenze terrestri degli imperi nascenti non riescono ad intervenire.
Alla fine del XV sec., con l'espansione dell'Islam nel Nord Africa e nella Penisola Balcanica, le coste del Sud Italia, vicinissime geograficamente, sono alla mercè di Turchi e "barbareschi", rinnegati di ogni genere convertiti all'Islam.
Ferdinando I, figlio illeggittimo di Alfonso d'Aragona, sale al trono del regno di Napoli e ordina nel 1480 la costruzione di fortificazioni sulle coste del regno.
Nasce così una successione di torri, in vista l'una all'altra, nelle zone costiere di tutto il mezzogiorno in posizioni ritenute strategiche dagli ingegneri militari.
Tutte hanno funzione segnaletica e di avvistamento allo scopo di salvare le popolazioni e organizzare una difesa.
Dapprima si riutilizzano e riarmano vecchie torri romane, poi con gli Angioini si crea un vero e proprio sistema difensivo di torri semaforiche che si ampliano per ospitare soldati di guardia.
La Calabria, con 780 km di coste ne possiedeva il maggior numero , 69 torri di cui oggi ne restano solo 19 in buono stato perchè destinate a ricovero per pastori e animali o attrezzi agricoli, musei, abitazioni private.
Torre Cavallaro Vinciarello |
Con l'evoluzione dell'arte bellica, le fortificazioni si evolvono: a fianco di torri cilindriche comandate da un torriere ne nascono altre a base quadrata denominate "torri cavallare" perchè presidiate da un uomo a cavallo in grado di correre velocemente a dare l'allarme alla fortificazione vicina in caso di pericolo.
Il compito delle torri era sia di avvistamento che di difesa nel caso in cui il nemico fosse riuscito a sbarcare, nel XVIII sec. assume anche ruolo di dogana e controllo del contrabbando.
Le torri finalmente proteggono la popolazione inerme delle coste che per secoli aveva subito i saccheggi di saraceni, pirati e corsari.
Giorno e notte diventano una garanzia dagli attacchi improvvisi che giungono dal mare.
Segnali di fumo o suoni di campane di giorno avvisano la popolazione che al grido di "mamma li Turchi" fugge spaventata nell'entroterra in attesa di cessato pericolo, di notte i segnali vengono effettuati con fuochi accesi in braceri tanti quante sono le navi avvistate.
Fin da bambina ho ammirato da lontano la bellissima "Torre Cavallara di Vinciarello", (proprio dove mi trovo oggi) con il sogno di entrare e vederla da vicino. Mia madre racconta di avervi dormito da bambina una notte, ospite dei custodi lontani parenti.
Torre Cavallara ha la tipica forma di torre costiera medioevale: pianta quadrata o rettangolare (10x10), basamento pieno troncopiramidale, mura in pietra, talvolta con merlature e copertura piana.
L'accesso alla torre è consentito da una scala fissa con un piccolo ponte levatoio dalla parte opposta a quella del mare che è cieca perchè la più esposta ai pericoli.
Nei lati, feritoie e caditoie rendono possibile la caduta di massi o liquidi bollenti da riversare sul nemico.
L'interno ospita un magazzino per vettovaglie e mangiatoie per i cavalli, il fornello per le fumate e i fuochi e l'alloggio per i soldati.
La lapide riporta la data del 1485 |
La costruzione della Torre di Vinciarello risale al 1485 con un parziale rifacimento in seguito al terremoto del 1783 per opera di Vincio Spedalieri che ereditando il feudo, ebbe l'obbligo di edificare una torre di difesa per la popolazione.
La torre fu adibita a masseria e abitazione nel '700, a piano terra le scuderie furono trasformate in magazzini per l'olio, oggi alcune giare sono collocate all'esterno nel giardino.
Alcuni giorni fa il grande cancello che da sempre ho visto chiuso da una catena era aperto, come non entrare per rubare qualche scatto?
Con la complicità dei giardinieri,sono riuscita ad entrare nel vasto giardino per scattare in velocità diverse immagini.
resti del ponte levatoio |
Piccoli pezzi di storia da non dimenticare capaci di spiegare le problematiche attuali di questa terra da secoli calpestata e spesso dimenticata.
Castello di Scilla |
Posto molto suggestivo raccontato in modo altrettanto suggestivo
RispondiEliminaGrazie Marcella, la Calabria è una terra aspra e maravigliosa,purtroppo "Cristo si è fermato a Eboli" dimenticandosi del Sud, da sempre calpestato....
RispondiEliminaHo inserito un link a questo bellissimo blog
RispondiEliminaQui: https://m.facebook.com/home.php?_rdr
Restituiamo la torre cavallara
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