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domenica 3 marzo 2013

LABIRINTO, TRA MAGIA E RAZIONALITA'

Il labirinto, come apparato ludico dei giardini all'italiana, entra a far parte dell'architettura e della progettazione dei giardini delle più belle ville molto presto.
In realtà, dietro la maschera del gioco, si nasconde una verità ben più complessa e ricca di simbolismi.


Il labirinto è una struttura antica, una forma simbolica ricca di significati e piena di tradizioni magiche.
Il labirinto ha solo una via d'entrata, la meta è raggiungere il centro dopo un lungo e difficoltoso cammino iniziatico, un viaggio da percorrere per ritrovare se stessi.

Chi entra nel labirinto dovrà seguire un percorso lento e tortuoso, che costringe a inevitabili scelte che possono rivelarsi giuste o vicoli ciechi.
Il viaggio nel labirinto è un cammino introspettivo in cui è possibile perdere ogni nozione spazio- temporale, una sfida solitaria contro se stessi e la propria intelligenza.


Si può affermare che il labirinto è una metafora della vita.
I meandri sono gli stessi: strade da ripercorrere, ripetizione di errori, incertezza del raggiungimento dell'obiettivo finale, il centro.
Una continua sfida contro la mente umana.

Cnosso

L'archetipo del labirinto è quello di Cnosso, dove, secondo il mito, era imprigionato il mostro Minotauro. (Monete cretesi dell'epoca riportano il tracciato)
Il mito di Teseo e Arianna è vivo nella mia mente da sempre, la visita a Cnosso due anni fa è stato come il materializzarsi di una fiaba che rappresentava i lontani giorni della scuola elementare.
Un palazzo con 1400 stanze, un dedalo di sale e corridoi per nascondere una creatura mostruosa che solo un eroe può uccidere.
Per uscire dal labirinto è indispensabile l'aiuto di una guida spirituale, l'anima dell'eroe, la principessa-sacerdotessa Arianna.
Il labirinto non è per tutti, solo gli ammessi al percorso iniziatico possono penetrarvi ed uscirne.

Sala del trono Cnosso

La struttura del labirinto viene ritrovata in numerose civiltà e religioni tra loro distanti sia nel tempo che geograficamente: antichi Egizi, nativi americani, preistoriche pitture rupestri in India e manoscritti, villaggi di isole della Russia nord Occidentale, Cina, Scandinavia, Inghilterra, Italia, Francia....

Erodoto, Plinio, Virgilio, D'Annunzio, Borges, Eco... ci raccontano di labirinti nei loro scritti.
Erodoto narra di una complessa struttura labirintica che supera le piramidi per il progetto ambizioso (Labirinto di Meride)

Plinio il Vecchio descrive la favolosa tomba del re etrusco Porsenna ricolma di tesori e protetta da un intricato dedalo di cunicoli sotterranei scavati sotto la città antica di Chiusi denominati "Labirinto di Porsenna" (probabilmente un sistema per l'approvvigionamento dell'acqua).

Virgilio invece racconta di un labirinto posto davanti l'ingresso della grotta della Sibilla cumana, tema ricorrente anche nei giardini quello della grotta al termine di un percorso tortuoso e unicursale.

Mosaico romano

I Romani utilizzano lo schema labirintico nei loro bellissimi mosaici per rievocare la leggenda del Minotauro, prediligono strutture geometriche e non il classico percorso a spirale dei secoli precedenti, decorano pavimenti di ville e basiliche.

Labirinto parietale. Cornovaglia

Labirinti in pietra di villaggi affacciati sul mar Bianco, in Scandinavia, costruiti dai pescatori per intrappolare i terribili troll o i venti maligni, che attratti al centro da un uomo, si perdono all'interno degli enigmatici percorsi e non riescono più ad uscirne.
Questi modelli sono chiamati tutti "Città di Troia".

Città di Troia

Per i nativi americani il labirinto mette in contatto gli uomini e il regno dei defunti, permette di comunicare con gli antenati per questo viene inciso sulle rocce antistanti l'ingresso di grotte o ricorre sul disegno di stuoie dipinte.

Duomo di Lucca

Il tema del labirinto si propone in luoghi famosi come il soffitto della Sala del labirinto del Palazzo Tè, Mantova; nei mosaici della Basilica di San Vitale, Ravenna, su di una parete del Duomo di Lucca, bellissimi i labirinti erbosi in Gran Bretagna.


Nel Medioevo il significato del labirinto si sposta sul tema religioso, il centro è Dio, l'uomo lo insegue in questo cammino simbolico di ricerca ed espiazione.
Sui pavimenti delle cattedrali gotiche francesi e italiane, reintrerpretando un simbolo pagano, si delineano intricati cammini che probabilmente si dovevano percorrere in preghiera emulando il pellegrinaggio a Gerusalemme.

I labirinti medioevali sono percorsi intricati per la salvezza dell'anima, cammini difficili spesso spiraliformi per giungere pentiti e in ginocchio al centro: la Gerusalemme celeste.
I percorsi dei pellegrini vengono accompagnati dalle note dei canti gregoriani, vetrate istoriate fanno entrare solo certi tipi di luminosità per facilitare l'iter
giusto.

Chartres

Diventati un gioco di distrazione per i bambini che si annoiano durante la celebrazione delle funzioni religiose, visti come residui pagani, i labirinti vengono smantellati dai pavimenti delle chiese.
Purtroppo depredati degli intarsi preziosi e del potere magico che li circonda vengono visti come manifestazione del diabolico. (Come nel romanzo storico di Eco "Il nome della Rosa").

Tra i bellissimi esempi rimasti si annovera Chartres, Reims, Amiens, Santa Maria in Trastevere a Roma, oppure quello posto verticalmente all'entrata del Duomo di Pisa.
Emulando i labirinti perduti delle pavimentazioni delle basiliche, nel Regno Unito si inizia a riprodurre uno schema labirintico erboso, a volte vicino chiese ed abbazie, a volte in parchi per far divertire i bambini durante le festività.


Dal Medioevo in poi, al labirinto si intreccia l'idea del giardino dapprima utilizzando basse siepi di bosso sino al cinquecentesco labirinto di verzura ricco di significati simbolici.

Dal '600- 700 il labirinto diventa d'obbligo nella progettazione di parchi e giardini ma lo scopo è solo decorativo, viene arricchito di fontane e giochi d'acqua, arte topiaria e di ogni sorta di stranezza.
Nei giardini reali d'Europa i labirinti pullullano, apparati ludici e profani in cui i gentiluomini si dedicano ai loro giochi amorosi.
Non si bada a spese, i committenti affidano ai migliori architetti i progetti di fantasmagorici labirinti ispirati a cicli di fiabe, ricolmi di statue, fontane, luci, con orti botanici....


Il percorso introspettivo dell'anima, l'allegoria delle difficoltà della vita sono smarrite nella pacchianeria.

Nel XIX secolo si ha un ritorno all'antico significato del labirinto.
Artisti del XX secolo come pittori, registi, ideatori di videogiochi modernizzano l'immagine del labirinto in cui è possibile smarrire la mente.

Villa Garzoni, Collodi

Il vero labirinto è un archetipo della mente umana, non si sa da dove sia iniziato e perchè si ripresenti sempre con modelli universali ripetuti in tutti gli angoli del Pianeta in tempi lontani tra loro.

In fondo il labirinto è un'imitazione della vita: ci pone davanti a scelte e frustrazioni, ci fa tornare sui nostri passi quando compiamo errori senza la totale certezza di poter raggiungere il centro.

Dal film "Shining" di Kubrick

E poi? Raggiunto il centro si deve ricominciare tutto da capo.

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