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lunedì 29 settembre 2014

ZIZYPHUS JUJUBA, IL GIUGGIOLO

Tra i cosiddetti "frutti minori" ormai in disuso e quasi sconosciuti, vorrei ricordare il Giuggiolo (Zizyphus jujuba).

Giuggiolo

I "frutti minori" sono piante spontanee molto resistenti e produttive che fino all' '800 erano tenute in gran considerazione dai ceti sociali meno abbienti che, non potendo permettersi specie frutticole più pregiate, ripiegavano su questi frutti.

In realtà i "frutti minori" (nocciolo, pistacchio, noce, castagno, gelso, melo cotogno) contengono molte qualità, le piccole dimensioni però non attraevano i proprietari terrieri che ne lasciavano l'intero raccolto agli affittuari.
La scarsa manutenzione di questi arbusti non distoglieva i lavoranti dalla cura dei frutteti principali, il proprietario permetteva loro di sfruttare in pieno questi alberelli.

I vantaggi di poter godere dei frutti minori comprendevano anche l'utilizzo del fogliame come foraggio o lettiera per gli animali, l'uso del legname per riscaldarsi, la produzione di infusi, tisane e confetture, il nutrimento dei bachi da seta nel caso del gelso.


Zizyphus jujuba, il Giuggiolo, è un arbusto conosciuto dall'uomo da millenni. Proviene dall'Asia e dalla prime forme selvatiche pare si siano sviluppate diverse varietà addomesticate molto utilizzate soprattutto in Cina.
La Cina ospita il maggior numero di specie genetiche, molte delle quali presentano piante e frutti dalle caratteristiche molto variegate e sconosciute al di fuori di questi territori.

Omero narra nella sua Odissea che Ulisse e i suoi uomini approdarono nell'isola dei Lotofagi in seguito ad un naufragio, lì si lasciarono tentare da un frutto che una volta mangiato provocava un oblio che impediva di ricordare la famiglia e la casa lontane.
Pare che il frutto magico sia proprio Zizyphus lotus, una varietà di Giuggiolo da cui si ricava una bevanda fermentata.


Furono i Romani a portare in Italia la pianta del Giuggiolo che ritenevano rappresentasse il silenzio, i templi della dea Minerva ne erano spesso adornati.
Con i frutti veniva preparata una bevanda fermentata.
In alcuni ricettari del '400 la giuggiola rientra tra gli ingredienti nella preparazione di carni e pollami in agrodolce o sciroppi espettoranti.

Vendita di prodotti ad Arquà Petrarca

Oggi l'arbusto è poco diffuso, lo possiamo rinvenire in alcuni orti o giardini del Sud o sui colli Euganei dove Zizyphus jujuba  viene ampiamente coltivato.
Ad Arquà Petrarca il Giuggiolo fa parte della tradizione locale, con i frutti si preparano ottime confetture, bevande, sciroppi e il tipico "Brodo di giuggiole".

La curiosa espressione italiana "andare in brodo di giuggiole" significa essere molto felici, gongolare di gioia ma il percorso storico- linguistico di questo modo di dire spiega come le giuggiole non entrino affatto nell'etimologia della frase.
Nessuno ha mai gustato il brodo di giuggiole perché non esiste!


L'espressione corretta è "andare in brodo di "succiole", nel toscano antico le succiole ( cioè "da succhiare") sono le castagne cotte con la buccia nell'acqua.
Per i bambini del passato, le dolci e farinose "succiole" rappresentavano le caramelle mai conosciute, si distribuivano nei matrimoni come segno propiziatorio e di allegria come oggi si fa con i confetti. 
Si suppone quindi che nel tempo, il termine "giuggiola" abbia sostituito "succiola" per somiglianza fonetica. 

Il Giuggiolo è un albero di piccole dimensioni a crescita lenta dall'aspetto contorto, molto decorativo e adatto ad abbellire giardini anche di piccole dimensioni per il suo grande valore ornamentale.
E' un alberello deciduo che appartiene alla famiglia delle Ramnaceae con radici che si sviluppano in profondità, viene anche chiamato Dattero cinese per la somiglianza dei frutti di alcune varietà.


La corteccia si presenta rugosa e di colore rosso-bruno, i rami contorti, lisci e irregolari, lievemente prostrati, mostrano ai nodi una coppia di piccole spine e portano foglie decidue verdi brillanti ovali e di piccole dimensioni.
Le foglie sono lucide e coriacee con piccole appendici spinose alla base.

Dalla metà dell'Estate compaiono scalarmente i piccoli fiori verdastri che vengono impollinati dalle api e da altri insetti pronubi.
I frutti sono drupe carnose simili a grosse olive dal colore dapprima verde poi marrone lucido a sviluppo completo.
La polpa matura ha un sapore gradevole dolce-acidulo con una consistenza dapprima croccante poi farinosa, contiene il seme duro e appuntito.

Con il procedere della maturazione, dalla metà di Agosto sino ad Ottobre, il frutto assume una colorazione più scura e un sapore maggiormente dolciastro, la superficie rugosa lo rende simile ad un dattero.
I frutti maturi possono essere conservati freschi per un mese al buio oppure sotto spirito, ottimi se trasformati in deliziose confetture, sciroppi o gelatine.
E' possibile l'essiccazione o la preparazione di canditi.


Zizyphus jujuba è un albero che è possibile ammirare sporadicamente addossato ad un muro soleggiato delle case di campagna o in vecchi orti, predilige terreni asciutti anche poveri e sassosi, sopporta bene la siccità ma non le temperature eccessivamente basse (fino a - 15°C).
Il Giuggiolo dimostra resistenza al vento e in genere non subisce attacchi dai parassiti.

Necessita di potatura a fine Inverno effettuando l'eliminazione dei polloni e delle parti secche o danneggiate, consiglio una concimazione all'inizio della Primavera con fertilizzanti a lenta cessione.
L'irrigazione deve essere effettuata durante l'Estate ai nuovi impianti, le piante ben radicate si accontentano dell'acqua piovana.


Le diverse cultivar si possono suddividere in grandi gruppi a seconda della forma e della dimensione della drupa: 
meliforme dalle ottime qualità organolettiche, autofertile con frutto piccolo e rotondeggiante; 
olivaceo in cui il frutto è allungato, di medie dimensioni, molto produttivo e autofertile, buone caratteristiche organolettiche della drupa.
Gigante meliforme, con frutti grossi e saporiti.
Gigante periforme dalla drupa oblunga.


Il Giuggiolo è una pianta ornamentale perfetta all'interno di un giardino di campagna o naturale, può essere utilizzato per formare siepi che grazie al profondo apparato radicale si oppongono a terreni franosi. 
I frutti maturi, alla commestibilità, uniscono un estetico contrasto di colore col verde fogliame.


La pianta può essere coltivata in vaso per diversi anni vista la crescita lenta, poi dovrà essere trasferita in piena terra dove lo sviluppo delle robuste radici potrà proseguire (consiglio un vaso di almeno 40 cm di diametro).






1 commento:

Anonimo ha detto...

bel post sulle nostre amate giuggiole, peccato che il brodo di giuggiole in foto non è il brodo di giuggiole di Arquà Petrarca.... ossia il vero infuso naturale di frutta... giuggiole, mele cotogne, uva, melograno....

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