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martedì 16 febbraio 2016

PLASTICHE VEGETALI, LE BIOPLASTICHE

Secondo un allarme lanciato da una ricerca pubblicata dal World Economic forum, se non ci saranno inversioni di tendenza, nel 2050 il mare sarà popolato più da plastica che da pesci, un oceano di rifiuti che ci sommergerà come uno tsunami di plastica.
E' stato documentato che ogni anno vengono scaricati nei mari 8 milioni di rifiuti plastici (circa un camion ogni minuto), cifra che potrebbe raddoppiare nel 2030 e quadruplicare nel 2050, un futuro veramente prossimo.



Miliardi di particelle che galleggiano nelle acque terrestri che vengono ingerite da pesci e animali marini provocando danni al loro sistema endocrino e immunitario.


Plastisfera è un neologismo coniato proprio per indicare questa nuova "nicchia ecologica" marina nella quale batteri e alghe colonizzano la plastica la cui superficie è naturalmente idrorepellente (a loro volta i pesci si nutrono di questi microrganismi).
La plastica con la sua bassa biodegradabilità perdura lungamente nell'ambiente marino e diventa un comodo mezzo di trasporto per organismi viventi che possono facilmente spostarsi in habitat molto distanti all'interno dei quali si trasformano in specie aliene.


La causa principale di questo disastro ecologico è il riciclo non corretto di questo materiale, solo il 5% scarso della plastica viene riciclato, il resto finisce nelle discariche (40%) o nel mare.


Dagli anni '60 del secolo scorso la creazione di materiale plastico ha subito un'impennata, l'utilizzo va dai contenitori per alimenti ai dispositivi medicali, ai giocattoli e ad altri importanti impieghi che hanno migliorato notevolmente la vita dell'uomo.
Purtroppo i vantaggi si devono associare a svantaggi per la salute, le sostanze rilasciate dai contenitori ad uso alimentare interferiscono con il sistema endocrino e favoriscono l'insorgenza del cancro.

Presto l'intera produzione mondiale di petrolio si renderà necessaria solo per la plastica, l'obiettivo è trovare un prodotto diverso dalla plastica capace di soddisfare i bisogni dell'uomo e innocuo per la salute umana e animale.


La soluzione è nelle mani di tutti, non solo degli esperti.
Oltre ad imparare ed attuare un corretto smaltimento della plastica, ridurre gli imballaggi, effettuare una pulizia degli oceani dalle particelle di microplastica sarebbe opportuno prendere in considerazione l'utilizzo delle bioplastiche.

La bioplastica è un'importante opportunità per il futuro.
Si tratta di un materiale che deriva da fonti rinnovabili o biodegradabili o con entrambe le peculiarità che può essere riciclato. 

BIODEGRADABILE è un materiale che viene riconosciuto come cibo dai microrganismi presenti nell'ambiente (batteri, funghi, alghe), quindi consumato e digerito. 

Vegetali trasformati in plastica: bucce di pomodoro, polvere di caffè, gambi di bietola, mais, scarti di lavorazione delle banane, cellulosa, zucchero o cacao...
Il procedimento è semplice: le fibre vegetali in polvere vengono trattate con solventi che evaporano durante il processo o sono lavorate con altri polimeri biocompatibili.

Il risultato è un materiale malleabile, profumato, adatto a diversi usi, dai tappetini per il mouse ai fili per sutura chirurgica in grado di rilasciare un farmaco, dalle tettarelle dei biberon ai giocattoli, dalle tovagliette ai contenitori per liquidi alimentari.
Le bioplastiche hanno caratteristiche che variano a seconda del vegetale utilizzato e possono essere arricchite con nanoparticelle: oli essenziali, antiossidanti, vitamine, minerali, flavonoidi di origine naturale o acquisire proprietà antimicrobiche, sterili, magnetiche.


Le applicazioni della bioplastica sono infinite, come le plastiche tradizionali possono avere usi e funzioni molteplici, sono semplici da stampare, permeabili ai gas, al vapore acqueo e ai gas.
Attualmente le bioplastiche trovano impiego nella produzione di sacchetti per rifiuti organici, pellicole per alimenti, contenitori per bevande, sacchetti per la spesa, involucri per saponette ecc..


Gli imballi per alimenti in bioplastica possono essere utilizzati per contenere diversi tipi di cibo quali prodotti da forno, frutta e verdura, bevande analcoliche con il vantaggio di un aumento della vita del prodotto confezionato, una maggior accettazione da parte del consumatore e nella possibilità di compostaggio alla fine dell'utilizzo.

Vorrei sottolineare che il tempo di decomposizione delle bioplastiche è di alcuni mesi, mentre per le plastiche tradizionali occorrono almeno 1000 anni!


Bicchieri, piatti e posate usa e getta impiegati nel catering o negli eventi all'aperto generano una grande quantità di rifiuti difficili da riciclare perché inquinati dai residui di cibo.
Se realizzati con materiali eco-sostenibili interamente riciclabili, possono essere smaltiti con i rifiuti organici e trasformare in pochi mesi dopo l'utilizzo, in concime fertilizzante.


Altro esempio applicabile nel campo del giardinaggio è rappresentato dall'impiego di vasi in plastica biodegradabile che consentono di mettere a dimora le piantine direttamente nel terreno con il vantaggio di non danneggiare le piccole radici e di fertilizzare il suolo con il vaso che in poco tempo si trasformerà in compost.
Lo stesso vale per le vaschette utilizzate in orticultura e per i film per pacciamatura usati per impedire la crescita di erbacce e preservare l'umidità del terreno.


La bioplastica trova impiego anche nel campo dell'elettronica di largo consumo: cellulari, gusci esterni di computer, tastiere, mouse, aspirapolveri con la capacità di mantenere la stessa leggerezza e durata delle plastiche tradizionali.


Nell'ambito dell'abbigliamento (calzature, rivestimenti sintetici) la bioplastica sta rimpiazzando la plastica tradizionale e i materiali naturali come la pelle.
Anche in questo caso lo standard qualitativo è molto elevato.

I prodotti cosmetici e per l'igiene generano una grande quantità di rifiuti plastici, ricorrere in questo caso alle bioplastiche sta diventando una vera emergenza.
Alcuni produttori hanno già sostituito le confezioni con materiali eco-sostenibili.

Le bioplastiche trovano impiego anche nella produzione di tessuti speciali per l'arredo di interni e del settore automobilistico.

Seppur lentamente, le bioplastiche stanno entrando anche nel mondo dello sport, molti indumenti ed accessori vengono infatti realizzati in plastica.
Esistono già scarponi per sci, palline, coperture per sedili da stadio realizzati in bioplastica.

VANTAGGI DELLE BIOPLASTICHE

Biodegradabile: è la caratteristica di maggior importanza

Riciclabile: dopo l'uso, viene utilizzata per creare fertilizzanti

Basso impatto ambientale: non sono necessarie operazioni di suddivisione dei rifiuti da parte dei consumatori, per l'alta biodegradabilità la bioplastica può essere collocata in discarica

Riduce i costi di smaltimento dei rifiuti con minore emissione di fumi tossici in caso di incenerimento

Igienica: l'utilizzo alimentare di contenitori bio evita l'assorbimento di sostanze nocive che avviene con l'uso della plastica tradizionale



CONTROINDICAZIONI
Purtroppo la bioplastica è ancora prodotta a partire da materie prime alimentari come mais, grano ed altri cereali coltivati in modo tradizionale, questo potrebbe risultare negativo nella disponibilità di derrate alimentari ed incremento dell'uso di fertilizzanti.
E' possibile una soluzione se le plastiche bio vengono prodotte dagli scarti agricoli o alimentari, sono in atto molti studi e progetti di ricerca per la realizzazione di un prodotto a partire dai residui della produzione dello zucchero.

Lo stabilimento di Minerbio, Bologna

Proprio a pochi chilometri da Bologna (Minerbio), nei pressi di uno dei più grandi zuccherifici italiani, un impianto pilota utilizza la melassa derivata dagli scarti dello zucchero per sintetizzare un bio polimero.
Semplicemente si sfrutta una melassa, che altrimenti andrebbe smaltita, per nutrire una colonia di particolari batteri i quali sintetizzano un bio polimero (una grande molecola) da cui si estrae una polvere con le stesse caratteristiche di resistenza termica e meccanica della plastica tradizionale.

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