.

.
.

martedì 27 agosto 2013

VILLA LANTE, TRA NATURA E ARTIFICIO

Ancora Tuscia, terra magica dove arte e natura si intersecano armoniosamente a creare capolavori come il Bosco Sacro di Bomarzo; terra di Papi, che nell'area di Viterbo hanno creato luoghi fiabeschi per esaltare la loro grandezza e magnificenza, per riposare e arricchire il loro spirito.

Dopo aver assaporato l'atmosfera fatata di Bomarzo, basta spostarsi ai piedi del borgo medioevale di Bagnaia per ammirare uno dei giardini più belli d'Italia.
Il Borgo, già antico castrum, conserva il sapore e l'atmosfera medioevale con le sue mura, palazzetti e richiami saraceni che meritano una visita fino ad ammirare il bosco che si arrampica verso i Monti Cimini.
E' qui che si apre il meraviglioso scenario di Villa Lante, con i suoi spettacolari giardini rinascimentali, splendido esempio di come l'uomo possa con la sua arte dominare la natura.



Destinato inizialmente a diventare casino di caccia (barco), il luogo venne nel 1568 acquistato dal Cardinale Gambara che probabilmente si affidò al genio di Jacopo Barozzi detto il Vignola per progettare uno scenografico giardino all'italiana che si inerpica su di un colle con la sua spettacolare "via dell'acqua".
Uomo potente e di grande cultura umanistica, il cardinale Gambara volle concepire un luogo sfarzoso in cui immergersi nell'otium litterarum, nacque una splendida palazzina detta di Gambara e un giardino rinascimentale con un'estensione di quattro ettari.
Dopo 30 anni, grazie al Cardinale Montalto, seguì una seconda palazzina gemella, degna della prima e il completamento del giardino (palazzina detta di Montalto).


Il giardino di Villa Lante (il nome viene dal successivo proprietario, il duca Ippolito Lante della Rovere) al contrario di moltri altri luoghi è stato progettato per esaltare le fontane, la via dell'acqua e il parco, le due palazzine diventano di importanza secondaria in tutto il complesso.

Grazie allo specialista idraulico Chiruchi, le fontane e i giochi d'acqua raggiungono livelii altissimi, il percorso d'acqua si snoda dominando l'intera composizione, impossibile non notare la predominanza del giardino manierista sull'intera opera architettonica.


L'acqua in questo giardino fa da padrona: gioca, si nasconde e riappare, schizza e scherza, compie un percorso simbolico raccontato attraverso fontane che narrano la storia dell'uomo e del suo approccio con la natura e con Dio.

La via d'acqua è l'asse di simmetria di un parco suddiviso in quattro terrazzamenti, le palazzine gemelle ne sono solo le quinte.
La massa d'acqua giunge dai Monti Cimini e incanalata tramite un acquedotto alimenta le fontane ornamentali.

Fontana del diluvio

Partendo dall'alto, cioè dagli "inizi", troviamo la Fontana del Diluvio, un ninfeo dove le acque si incrociano in una serie di getti (probabilmente concepito come follia d'acqua) ed articolata tra le due Logge delle Muse qui rappresentate.
Alle spalle, un teatrino all'aperto, uno dei motivi ricorrenti nel Rinascimento e, ad accogliere il visitatore, un pilastrino su cui poggiano quattro teste.
La Fontana del Diluvio, posta dopo un bosco, segna un momento in cui l'uomo è ancora in armonia con Dio, passando poi per l'età della ragione, attraverso il Diluvio, deve lottare contro la Natura con le sue sole forze.

Fontana dei delfini

Segue l'elegante Fontana dei delfini, una struttura costituita da quattro vasche degradanti su un'unico masso il cui tema conduttore è attualmente quello dei delfini (ve ne sono rappresentati 16) e attorniata da sedili in pietra che ne esaltano la forma ottagonale.
In passato la fontana era molto più articolata: un grosso finto corallo nato dal sangue solidificato della testa di Medusa e sormontato da un pergolato ricoperto da piante rampicanti, faceva sgorgare l'acqua da 8 cannelli, raccolta infine in una vasca ottagonale.
Detta Fons Coralli, rappresentava il Male trasformato in Bene, l'acqua come simbolo di Grazia.

Catena d'acqua

Particolare

La via d'acqua prosegue con la Catena d'acqua, un concatenarsi di chele di granchio di peperino in cui l'acqua che sgorga dalle fauci di un gambero (simbolo del cardinale Gambara), scorre tumultuosa come una cascata tra spruzzi e spuma da una voluta all'altra.
L'acqua scende dal dolce pendio seguendo la naturale inclinazione del terreno, per il Gambara che qui ha fatto porre il suo stemma araldico è un'autocelebrazione, il simbolo di se stesso che ascende spiritualmente verso il Diluvio.

Fontana dei giganti

Avvolta tra le chele del granchio, l'acqua giunge alla Fontana dei Giganti, due grandi statue in peperino che rappresentano l'Arno e il Tevere, nella tipica posa adagiata. I fiumi vogliono rappresentare l'amicizia tra il Papato e la famiglia Medici e il loro potere unito.

Tavola

La fontana fa da quinta altamente scenografica alla Mensa del Cardinale o della Tavola, un lungo rettangolo in peperino il cui centro scavato lascia scorrere l'acqua che qui si quieta.
L'acqua è una tovaglia cristallina in cui si tenevano al fresco cibi e bevande durante i pranzi e le cene, ancora oggi si rimane sbalorditi dall'effetto ottico dell'insieme, come i commensali stupiti di un tempo.
Il progetto fu eseguito da Pirro Ligorio, attivo in tutta la zona, che per questa fontana si ispirò a forme classiche.

Fontana dei lumini
La Tavola del Cardinale collega la parte alta del giardino a quella bassa, dove incontriamo la Fontana della Cavea o dei Lumini, un semicerchio formato da tre gradini in cui 70 lumini gettano zampilli argentei d'acqua che torna di nuovo vivace. Ai lati due grotte dedicate a Venere e Nettuno vogliono unire la forza purificatrice dell'acqua a quella del fuoco.

Fontana dei mori
Nel giardino inferiore spicca imponente la Fontana della Peschiere, un probabile richiamo a quella di Villa d'Este che ospita al centro la Fontana dei Mori la quale prende il nome da quattro statue di atleti di colore scuro che sorreggono i simboli del Cardinale Peretti Montalto (pere e monti sovrastati da una stella).
Una balaustra divide lo specchio d'acqua in quattro quadrati.

Particolare
Fulcro di tutto il giardino, la fontana detta anche del Quadrato sostituisce una precedente iconografia mirata a esaltare la famiglia Gambara.
Una piramide centrale, circondata da quattro laghetti veniva colpita da getti d'acqua tirati da archibugieri posti su una navicella di pietra a simboleggiare gli attacchi degli infedeli alla Chiesa.
Il tutto era attorniato da un perfetto giardino all'italiana in bosso intricato come una graticola (simbolo di martirio), l'intera struttura della fontana voleva significare il percorso spirituale di purificazione ottenuto anche tramite l'acqua per giungere alla Gerusalemme.

Fontana del Pegaso

Ultima in questo percorso dell'acqua, posta per prima all'ingresso del barco, al di fuori del muro di cinta della villa, è la Fontana di Pegaso, pensata dal cardinale Gambara ma realizzata dal Montalto.
Il famoso cavallo alato, Pegaso, è posto al centro di una piscina ovale nell'atto di battere lo zoccolo che farà sprigionare la fonte Ippocrene la cui acqua è fonte di ispirazione poetica.
L'alta balaustra posta alle spalle ospita le nove Muse che soffiano acqua verso Pegaso, nell'acqua quattro putti dalle ali traforate gettano zampilli verso il cavallo mitologico.

Particolare

Tutta la "via d'acqua" in questo giardino rinascimentale unico nella sua bellezza è carico di simbologie, l'acqua è fonte di rigenerazione e poesia, sorgente di vita e percorso di purificazione, forza della natura e supremazia.

Non a caso, il Giardino di Villa Lante, ha meritato il titolo di "Giardino più bello d'Italia nel 2011.

Nessun commento: