Approfondendo lo studio di questa elofita, ho scoperto una notizia molto particolare e alquanto inquietante.
Zona filtrante biopiscina |
L'espressione "riso sardonico" è conosciuta nel linguaggio comune da molti secoli, scrittori greci e latini la citano, Omero per primo l'attribuisce ad Ulisse nel libro ventesimo dell'Odissea nell'VII sec. a.C. riferendosi ai Proci.
Cita un testo antico:
"Vicino alle Colonne di Ercole c'è l'Isola di Sardegna dove cresce una pianta simile al sedano: molti dicono che quanti l'assaggiano vengono colpiti da uno spasmo che li fa ridere involontariamente e così muoiono".
Autori dell'altezza di Virgilio e Solino in relazione al riso sardonico parlano di un'erba, che se ingerita, causa il decesso accompagnato da un ghigno sul viso nel momento della morte.
Maschera facciale di Tharros |
Secondo i racconti storici di Timeo e Demone (storici greci del III° sec. a.C.) il riso sardonico è collegato ad un rito sacrificale attuato dai popoli nuragici della Sardegna.
Essi sacrificavano i vecchi padri malati e anziani al Dio Kronos (Crono) gettandoli da rupi dopo averli storditi con l'erba sardonica.
L'usanza presso i popoli Nuragici, ma anche Punici e Romani , era rivolta a persone inabili al lavoro, schiavi anziani o prigionieri di guerra.
Questo antico rito, ai nostri occhi inumano, voleva celebrare la morte come inizio di una nuova vita da affrontere col sorriso sulle labbra.
L'erba sardonia viene oggi identificata con Oenanthe fistulosa (secondo il parere del botanico Ballero) o Oenanthe crocata (secondo il botanico Atzei), quest'ultima specie cresce spontaneamente solo in Sardegna.
Maschera ghignante San Sperate |
Le Maschere ghignanti trovate nelle località di Tharros e San Sperate in Sardegna sono una prova tangibile dell'antica origine di questo macabro e antichissimo rito nato nell'età del bronzo e sopravvissuto fino all'epoca romana.
Maschere simili sono state rinvenute a Cartagine e a Mothia (Grecia).
Le tracce presenti ai giorni nostri sono rappresentate da modi di dire dialettali sardi che alludono chiaramente al riso sardonico o dirupi il cui nome è legato a questa pratica (ad esempio Picco del Vecchio).
Oenanthe crocata |
Studi approfonditi hanno rivelato con certezza l'identità della pianta del riso sardonico: Oenanthe crocata.
Oenanthe, in greco significa "pianta del vino" di tutta la specie, la più velenosa è O. Crocata.
Essa, se ingerita, provoca intossicazioni mortali accompagnate da sintomi angoscianti come senso di soffocamento, convulsioni, delirio sino alla contrazione dei muscoli facciali che portano il soggetto alla morte con la tipica espressione del riso sardonico.
La neurotossina è presente soprattutto nel rizoma di questa acquatica di sponda, si tratta di un alcaloide mortale chiamato enantotossina. Il problema è confondere la pianta con il sedano selvatico come è accaduto anche in tempi recenti.
Tharros |
I condannati, dopo aver assunto questa terribile pozione, venivano spinti da dirupi dove accoglievano la morte con un'orribile mimica sul viso.....
La specie da me adottata nei giardini d'acqua non è certo venefica come O. crocata ma una piccola elofita con grandi proprietà fitodepurative.
Oenanthe fistulosa |
Oenanthe fistulosa è compresa nella famiglia delle Apiaceae.
Si tratta di un'erbacea perenne stolonifera che predilige zone acquitrinose o umide le cui piccole foglie pinnate sono simili a quelle del sedano o del prezzemolo.
Il nome fistulosa è dovuto al fusto cavo che se schiacciato emana odore di vino (da qui il nome Oenanthe), il fusto si presenta strisciante o eretto.
Alla fine dell'estate produce infiorescenze ombrelliformi bianche che punteggiano vaste aree di prati umidi o i margini di un laghetto.
La foglia è simile al prezzemolo |
La pianta ama zone assolate ma prolifera anche in mezz'ombra, un tempo cresceva spontanea nelle aree umide italiane, oggi allo stato spontaneo, è quasi estinta.
La varietà che utilizzo maggiormente nei margini di un laghetto è Oinanthe fistulosa flamingo dal fogliame variegato avorio, rosa e verde chiaro.
E' altamente ornamentale e, a fine estate, i fiori stellati rendono questa elofita molto interessante.
Pare che le foglie siano commestibili....
Io però non oso assaggiarle......
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