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giovedì 10 luglio 2014

C'ERA UNA VOLTA....IL BOSCO IGROFILO

L'attuale aspetto della Pianura Padana fatto di paesaggi squadrati, zone altamente antropizzate, monocolture, aree industriali e una Natura sempre più relegata in spazi ristretti non lascia certo immaginare come si presentava  7000 anni fa al termine dell'ultima glaciazione.

Con l'innalzamento della temperatura e lo stabilizzarsi di un clima maggiormente favorevole, l'intera Europa era ricoperta di boschi ricchi di fauna e vegetazione.
Anche la nostra Pianura Padana comprendeva una ricchezza inimmaginabile di foreste costituite da boschi igrofili cioè umidi, zone paludose e foreste planiziali ovvero di pianura.


Inizialmente i blandi interventi umani non erano stati in grado di scalfire la ricchezza del paesaggio: Etruschi, Celti, Liguri e Greci non avevano modificato l'aspetto del paesaggio in modo drastico, fino all'arrivo dei Romani (I sec. a.C.).

La necessità di disporre di spazi aperti ed aree coltivate aveva spinto i Romani ad opere di bonifica e disboscamento ma con un conservato rispetto per il bosco che spesso coincideva con zone sacre e di culto.
Molti querceti venivano lasciati intatti per la raccolta delle ghiande come cibo per i numerosi maiali allevati.
Con la caduta dell'Impero Romano (476 d.C.) la foresta torna a ricoprire i numerosi spazi che le erano stati sottratti.


Nel Medioevo la tutela dei boschi coincide con la necessità di possedere grandi aree di caccia e pascolo dei suini con l'affidamento di controllo e conservazione da parte di alcuni nobili.
L'incremento della popolazione intorno al IX secolo e il conseguente espandersi delle città e delle aree coltivabili diviene per i boschi e le foreste l'inizio di un rapido declino.
Enti religiosi, proprietari di grandi aree boschive, commissionano la bonifica delle paludi, il disboscamento di ampie superfici e la massiccia distruzione di foreste.


L'importanza strategica del bosco viene invece compresa dalla Repubblica di Venezia, sia come fonte di legname da costruzione per le navi che per ricavare le preziose palafitte su cui l'intera città si sorregge.
Una serie di norme regolamentava il taglio dei boschi, regole purtroppo sempre meno rispettate con il passare del tempo.

Tra il XV° e il XVI° secolo prendono il via le grandi opere di canalizzazione e regimentazione dei fiumi, la Pianure inizia ad assumere l'aspetto attuale.


I boschi igrofili che ancora oggi si trovano in Italia sono il residuo delle grandi foreste di un tempo, si tratta soprattutto di zone a ridosso di fiumi dove le continue esondazioni o risorgive di acqua hanno permesso la vita a quelle piante il cui fabbisogno di umidità è elevato.

Si tratta di associazioni vegetali che necessitano di terreni ricchi d'acqua in cui talvolta si hanno fenomeni di ristagno.
Le attuali aree a bosco igrofilo si collocano accanto a sponde o bracci morti di fiumi, specchi lacustri indifferentemente dalla fascia climatica.

Alnus glutinosa

Alnus glutinosa (Ontano nero) è la specie arborea principale del bosco igrofilo in grado di sopravvivere anche in ambienti sempre inondati.
E' un albero dal tronco slanciato e radici superficiali che può raggiungere un'altezza di 10 metri, la corteccia di colore nero (da cui deriva il nome) presenta fessure longitudinali e con il tempo si sfalda.
Il legno ha una caratteristica colorazione giallo, rosso-aranciato impiegato per lavori di piccola falegnameria e di idraulica siccome a contatto dell'acqua assume una particolare durezza (é il legno utilizzato per le palafitte di Venezia).

Ontano nero è un albero dal fogliame sparso, margine seghettato, coriaceo e di forma arrotondata che cade quando è ancora di colore verde.
Le foglie nella fase giovanile presentano la pagina fogliare appiccicosa (da qui deriva l'epiteto "glutinosa").

Alnus glutinosa

L'importanza di Alnus glutinosa nell'ecosistema fluviale è primaria per la funzione di consolidamento delle sponde di un corso d'acqua e la prevenzione del dissesto idrogeologico.
Arricchisce il suolo di composti azotati.

Ulmus minor
Ulmus minor

Presenza significativa nel bosco igrofilo è Ulmus minor (Olmo campestre), un tempo molto comune ma oggi difficile da ammirare a causa di una micosi che ne ha diminuito notevolmente la popolazione.
E' un albero deciduo molto longevo dalla corteccia liscia e scura .

Populus alba

All'interno del bosco igrofilo possiamo incontrare Populus nigra (Pioppo nero), Populus alba (Pioppo bianco),  Quercus Robur (Farnia), Salici che con il loro potente apparato radicale resistono all'impeto delle correnti.

Tra gli arbusti si trovano comunemente Cornus sanguinea (Sanguinella) Ligustrum vulgare (Ligustro) Viburnum opulus  utilizzati anche come piante ornamentali nei giardini e il caratteristico Prunus Padus, il Ciliegio a grappolo.


Il sottobosco è costituito da Carici, Cardi, Valeriana, Equiseti e Filipendula ulmaria.
Di particolare importanza è la presenza di Osmunda regalis, la rara felce reale, una specie relitta con apparato riproduttivo ancora primitivo.

Osmunda regalis

Molte delle leggende padane sono nate nel bosco igrofilo, Ontani e Salici sono sempre stati considerati dalle popolazioni contadine come entità degli inferi perchè le loro scarne chiome gocciolanti disorientavano i viandanti nelle nebbie tipiche di quei luoghi.
Lo spavento cresceva ulteriormente all'apparizione improvvisa di fuochi fatui
notturni (esalazioni di gas metano che fuoriusciva dalle paludi) confusi per spiriti maligni.

La magia dei fuochi fatui

Il  nome Alnus dell'Ontano è una parola che deriva dal celtico e significa "vicino alle acque", l'albero veniva creduto infernale perchè il suo legno appena tagliato assumeva un colore rosso sangue, lo stesso dei campi di battaglia.

Difendere oggi il bosco igrofilo significare conservare biodiversità e tradizioni sempre più distanti dalla nostra frenetica e distratta quotidianità.

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