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mercoledì 2 luglio 2014

LA PICCOLA VERSAILLES, IL GIARDINO MONUMENTALE DI VALSANZIBIO

Sui colli Euganei, tra vigneti e uliveti insoliti per la zona, si trova un piccolo gioiello.
Si tratta del giardino seicentesco di Villa Barbarigo Pizzoni Ardemani in località  Valsanzibio, a due passi da Arquà Petrarca, dove il sommo poeta trascorse i suoi ultimi anni di vita.

Villa Barbarigo Pizzoni Ardemani

Il giardino monumentale di Villa Barbarigo Pizzoni Ardemani è una perla incastonata tra i dolci colli, uno dei migliori esempi al mondo di Giardino barocco colmo di significati simbolici, un'esaltazione alla perfezione che porta l'uomo ad innalzarsi verso Dio.

Una delle oltre 70 statue

Nel 1630 a Venezia e nel resto d'Europa imperversa la Peste nera, una delle epidemie mortali più virulente dell'intero millennio, il morbo nero ampiamente descritto dal Manzoni nei "Promessi sposi".
Il nobile veneziano Zuane Francesco Barbarigo e la sua famiglia, già proprietari di numerose terre a Valzanzibio, località termale nei pressi di Padova, fuggono da Venezia per evitare il contagio e si rifugiano nei propri possedimenti.
Il giardino non è ancora stato progettato.


Il primogenito Gregorio, Cardinale, futuro Vescovo di Padova e poi Santo, a quel tempo ancora giovane prelato fa voto solenne al Signore di edificare un giardino per glorificare la magnificenza di Dio se lui stesso e la famiglia fossero rimasti illesi dal contagio della peste.

Uno degli antichi alberi del Parco

Nasce così, nel 1665 un'opera grandiosa, una vera celebrazione a Dio, un percorso salvifico che innalza l'Uomo dall'Ignoranza alla Rivelazione, dall'Errore alla Verità, il raggiungimento della Perfezione attraverso una via da percorrere per arrivare a Dio.
Su più di 10 ettari si sviluppa un parco monumentale ancora intatto oggi tra i più belli d'Europa ricco di piante secolari e bossi, oltre 70 statue in pietra d'Istria integrate in un'architettura di ruscelli, grotte, anfratti, peschiere, fontane e scherzi d'acqua, tutto estremamente curato ed elegante grazie alle famiglie Pizzoni Ardemani che mantengono in vita l'intero complesso dai danni del tempo.

Portale di Diana

Il percorso principale che porta alla salvezza dell'anima è una via d'acqua che nasce dal Portale di Diana o Padiglione di Diana creato da un progetto del Bernini agli inizi della sua carriera,
Il Padiglione rappresenta la principale via d'ingresso alla villa nel XVII°- XVIII°sec.
Il grandioso portale lascia stupiti e fa presagire la magnificenza di ciò che ci aspetta dopo averlo varcato, un assaggio della grandiosa opera interna.
Sembra quasi la facciata di un palazzo veneziano che si affaccia su un canale in cui sono immerse colonnine sormontate da angeli che sorreggono lo stemma dei Barbarigo.



Le decorazioni sono imponenti, mascheroni e basso rilievi, statue in pietra d'Istria tra cui spiccano per bellezza quella di Diana, dea della caccia, dei prodigi e delle mutazioni che con atteggiamento bellicoso ostacola la violazione dei confini del parco; le statue di Atteone ed Endimione a simboleggiare chi  non sa accontentarsi nella vita e pretende troppo per trovarsi alla fine con nulla in mano (una feroce critica alla Repubblica di Venezia); le statue dei popolani vestite poveramente a simboleggiare la base del potere dei ricchi Barbarigo.

Maschera barbuta

Al centro del portale principale, sulla chiave di volta, una maschera barbuta e virile che emette un grido impersona la famiglia Barbarigo che con il suo potere sovrasta chiunque escluso solo Dio.

Sul parapetto interno sono rappresentate le statue di Mercurio, messaggero degli dei, come simbolo del contatto con Dio che avviene a Valsanzibio, Ercole il semidio delle 12 fatiche come personificazione del sacrificio da affrontare per raggiungere la salvificazione, Giove per proteggere il giardino dalle intemperie, Apollo, il Sole, che rappresenta la casa dei Barbarigo vista come un astro luminoso e splendente tra tutte le famiglie patrizie della zona.

Gran Viale (Buxus sempervirens)

La quantità di piante ed alberi secolari nel Giardino storico di Valsanzibio è imponente: più di 300 essenze arboree diverse, alberi di oltre 350 anni che formano viali ombrosi, percorsi unici simili a calle veneziane, le caratteristiche vie di Venezia.
Il giardino è primo al mondo per la quantità, longevità e altezza di piante di bosso (Buxus sempervirens) la cui maggior parte risale al 1660.

Peschiera dei fiumi o Bagno di Diana





Portale di Diana
Particolare
Il percorso d'acqua di Valsanzibio mi ha ricordato la struttura dei Giardini della Reggia di Caserta, peschiere colme di pesci, tartarughe acquatiche e cigni maestosi si susseguono interrotte da allegre fontane, spruzzi d'acqua e panche di pietra che celano scherzi acquatici.

Fontana dell'Iride o dell'Arcobaleno
Particolare

L'unico colore dei fiori presenti è il bianco a sottolineare l'eleganza del parco storico di questa "piccola Versailles", l'estrema cura delle piante potate secondo l'arte topiaria mi fa pensare alle innumerevoli ore di lavoro che i giardinieri dedicano all'intero complesso.

Arte topiaria

La peschiera successiva è denominata "Peschiera dei Venti"

Peschiera dei Venti
Seguita dalla "Fontana della Conca"



"Volan col tempo l'hore e fuggon gli anni"

Statua del Tempo

"Volan col Tempo l'hore e fuggon gli anni"

Punto importante in questo percorso sono la "Statua del tempo" che rappresenta Cronos, dio del tempo, che si appoggia curvo alla clessidra, simbolo del tempo che trascorre, il dodecaedro che porta sulle spalle indica un anno solare (ogni faccia è il simbolo di un mese).

Isola dei conigli

In contrapposizione alla "Statua del Tempo" si trova "L'isola dei conigli", (unica superstite in giardini di questa epoca) che raffigura la condizione umana stretta tra i confini dello spazio e del tempo.

Labirinto

A sottolineare il valore mistico del Giardino di Valsanzibio appare il prestigioso Labirinto, un percorso di 1 chilometro e 600 metri realizzato su progetto del Bernini con bossi di cui la maggior parte ha 400 anni
Chi percorre il giardino monumentale giunge al labirinto carico di angoscia e confusione ed entra colmo di dubbi e disorientato, percorre lo stretto sentiero spalleggiato dagli alti bossi come se entrasse al'interno del proprio Io.

Lo stretto percorso

Il viaggio introspettivo si articola tra trivi e quadrivi, riempie il viaggiatore di dubbi, l'uscita che sembra a portata di mano è in realtà un vicolo cieco proprio come accade nelle problematiche della vita.
I sentieri facili portano all'errore, le scorciatoie non rappresentano mai la strada giusta per giungere al centro del labirinto, solo un percorso difficoltoso porta alla Verità.
I vicoli ciechi sono 7, come i Vizi capitali e costringono a ripercorrere a ritroso il cammino, un ritorno sui propri passi come simbolo di pentimento.

Purificati ci si innalza al centro

Al termine di questo percorso di espiazione si giunge al centro, una torretta si innalza e permette di elevarsi a Dio pentiti e puliti nell'anima.

Grotta dell'Eremita

Ora, dopo aver compiuto questo viaggio introspettivo, è giunto il momento di entrare nella Grotta dell'Eremita, luogo di meditazione e riflessione.

Villa e Fontana dell'Estasi


Al termine del percorso si giunge alla Villa (non accessibile al pubblico) in cui spicca la "Fontana dell'Estasi o delle Rivelazioni" con le sue 8 belle statue.
L'ingresso nel piazzale è preceduto dalla "Scalinata del sonetto" formata da 7 scalini, ogni gradino recita 2 versi del sonetto dedicato a questo luogo:

Curioso viator che in questa parte
Giungi e credi mirar vaghezze rare
Quanto di bel, quanto di buon qui appare
Tutto deesi a Natura e nulla ad Arte

Qui il Sol splendenti i raggi suoi comparte
Venere qui più bella esce dal mare
Sue sembianze la Luna ha qui più chiare
Qui non giunge a turbar furor di Marte

Saturno quivi i parti suoi non rode
Qui Giove giova et ha sereno il viso
Quivi perde Mercurio ogni sua frode

Qui non ha loco il Pianto, ha sede il Riso
Della Corte il fulmine qui non s'ode
Ivi è l'Inferno e qui il Paradiso

Scherzi d'acqua


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